Come procede la digitalizzazione delle aziende italiane? Ce lo racconta Marco Cellamare, Regional Sales Director Area Mediterranea di Ivanti.
– Gli ultimi due anni hanno fatto segnare una rincorsa delle imprese alle soluzioni di lavoro remoto. Si tratta certamente di una opportunità importante per svecchiare policy di lavoro obsolete, migliorando processi, procedure e l’agilità delle aziende.
Gli ultimi anni hanno portato grandi innovazioni che hanno generato impatti sulla digitalizzazione, cambiando radicalmente i processi interni e il comportamento stesso delle persone. La crescita esponenziale degli attacchi informatici ci porta però a considerare che i benefici garantiti dalle innovazioni non sono esenti da altrettanti rischi. Ad esempio, se pensiamo al cloud, siamo tutti certi dei notevoli vantaggi assicurati a livello di standardizzazione, ottimizzazione delle risorse e quindi del ROI, ma siamo altresì consapevoli che le norme legate alla sicurezza e alla gestione fisica dei nostri dati devono essere completamente riviste in cloud.
La digitalizzazione delle aziende italiane
Anche l’aumento dei dispositivi mobile adottati per motivi di lavoro hanno incrementato l’esposizione agli attacchi cyber, ben sottolineando che la compromissione di un singolo dispositivo mobile può rappresentare un rischio significativo per tutti i dati aziendali e la proprietà intellettuale. Fatte queste considerazioni, come Ivanti, riteniamo che le imprese debbano aggiornare le procedure interne legate alla sicurezza dei sistemi IT e programmare l’adozione di un processo moderno denominato MAP (Manage, Automate, Prioritize), un approccio che consenta di sviluppare una strategia di cybersecurity completa, scalabile e conforme al nuovo quadro normativo.
– La pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere e lavorare. Quali considerazioni, anche personali, si sente di fare in merito?
La pandemia e l’adozione del nuovo approccio al lavoro denominato ‘Everywhere Workplace’ richiedono, come prima cosa, l’assunzione di un modello Zero-Trust perché, presupponendo che i cyber criminali siano sempre presenti all’interno della rete, intraprende continue azioni di prevenzione e correzione delle minacce. Questo framework non si limita a preservare la sicurezza della rete ma include anche la gestione degli utenti, dei dispositivi e delle applicazioni e, analizza continuamente la postura del dispositivo, controlla gli accessi in base al ruolo e localizza utenti e asset. Tuttavia, l’implementazione di un modello strategico di cybersecurity da solo non basta, ma deve essere affiancato da una soluzione di sicurezza completa in grado di contrastare minacce informatiche sempre più sofisticate.
Digitalizzazione e collaborazione
Affinché tutte le organizzazioni, di ogni dimensione e settore verticale, possano assicurarsi una corretta postura di sicurezza informatica, dovrebbero seguire alcuni passaggi chiave, come aggiornare le best practice di sicurezza, promuovere una maggiore sensibilizzazione interna sul tema della cybersecurity e assegnare la giusta priorità alle patch. Inoltre, l’adozione di alcune soluzioni come l’automazione e l’intelligenza artificiale possono semplificare task e attività dei dipendenti e degli stessi team IT. Per quest’ultimi in particolare, l’automazione dei task più ripetitivi – come i chatbot intelligenti che supportano i dipendenti – permette all’IT di dedicarsi alle attività più strategiche per l’impresa.
– Il lavoro ibrido può migliorare le performance dei dipendenti e dell’azienda. Quali elementi sono imprescindibili affinché ciò avvenga?
Gli obiettivi aziendali legati alle performance dei dipendenti sono cambiati radicalmente e, mentre in passato le organizzazioni controllavano attentamente tipologie e modalità di utilizzo degli asset IT dei collaboratori, negli ultimi dieci anni si sta sviluppando l’approccio che la tecnologia debba adeguarsi alle esigenze dei lavoratori e non il contrario. Nel percorso verso una digitalizzazione sempre più pervasiva, è emerso infatti come l’utilizzo di migliori dispositivi, applicazioni e servizi da parte degli utenti possa incidere positivamente su produttività e grado di soddisfazione dei collaboratori. L’unico aspetto sconvolgente di questa consapevolezza è che alle aziende sia stato necessario così tanto tempo per prenderne atto.
Le soluzioni per la digitalizzazione che supportano la Digital Employee Experience (DEX) sono molteplici ma possono essere riassunti in 5 macro-punti, quali:
- Aumenta la produttività della forza lavoro in quanto consente ai lavoratori di completare task e attività in modo più efficace;
- Supporta la forza lavoro ibrida e deve prevedere un buon livello di prestazioni dalle applicazioni web e SaaS senza incorrere in ritardi o cadute di connessione;
- Riduce i rischi per la sicurezza, poiché quando si presenta ai collaboratori una soluzione di sicurezza che non intacca la loro produttività, le persone sono meno inclini ad aggirare i controlli;
- Attrae e trattiene i talenti in quanto molti professionisti sono attratti dalle aziende che possiedono soluzioni IT migliori, anche se questo implica accettare un compenso inferiore;
- Riduce al minimo gli sforzi degli amministratori IT e assicura amministratori un miglioramento dei servizi IT orientati al business.
– Digitalizzazione: come supportate le aziende impegnate nel rinnovamento degli ambienti di lavoro verso un modello “distribuito”?
Abilitare i dipendenti a lavorare in un ambiente caratterizzato da nuove infrastrutture ibride, è possibile solo implementando strumenti strategici di asset management con un approccio specifico al tema della cybersecurity.
Nello specifico, in Ivanti abbiamo implementato la piattaforma Ivanti Neurons, in funzione dell’utente, garantendo un ambiente di lavoro ottimizzato, sicuro, configurato e con garanzie di continuità di servizio indipendenti dal device e dal luogo. Nello specifico la piattaforma si presenta come un unico pannello di controllo che riunisce al suo interno tre pilastri verticali come Unified Endpoint Management (UEM), Zero-Trust Access (ZTA) e Enterprise Service Management (ESM).
– Carichi di lavoro e archivi dati si sono concentrati sui server aziendali e nel cloud, come è possibile garantire un lavoro fluido per tutti?
Il nuovo contesto lavorativo, caratterizzato da una crescente complessità degli ambienti, delle reti e dei diversi dispositivi connessi, richiede soluzioni tecnologiche flessibili. Per rispondere tempestivamente a queste nuove esigenze, in Ivanti abbiamo sviluppato un’offerta progettata su tre pilastri di prodotti: ITSM, UEM e Security. L’IT Service Management automatizza i flussi di lavoro, eliminando i costosi processi manuali, l’Unified Endopint Management identifica tutti i dispositivi presenti in azienda e garantisce una corretta gestione degli stessi concedendo accessi sicuri a dati e applicazioni e la Security previene e rimedia a eventuali cyber attacchi. Il passaggio globale al lavoro da remoto ha aggravato la portata, la sofisticazione e l’impatto degli attacchi sui dispositivi mobile.
Gli hacker prendono sempre più di mira questa tipologia di dispositivi perché si trovano in qualsiasi contesto e hanno accesso praticamente a tutto. Inoltre, la maggior parte degli utenti dispone di misure insufficienti di sicurezza per mobile. I responsabili di cybersecurity devono assicurarsi che i dati aziendali siano protetti, ovunque transitino. Un approccio a più livelli alla sicurezza assicura la migliore protezione contro le odierne minacce ai dispositivi mobile.
– Iperautomazione, come declinate questo concetto?
A differenza degli altri vendor, che offrono singole soluzioni, Ivanti è l’unica azienda capace di predisporre un approccio unificato alla gestione dell’IT, dall’endpoint fino al back-office IT. È una metodologia che mira a ottimizzare il lavoro da remoto e a semplificare i processi di digital transformation, permettendo di adottare tecnologie che garantiscono un vantaggio competitivo nel lungo periodo.
Nello specifico, la soluzione Ivanti ITSM, che può essere implementata in cloud, on premise o come combinazione ibrida, può ridurre i workload dell’help desk e della gestione dei servizi utilizzando l’iperautomazione, l’AI, l’apprendimento automatico e l’analisi predittiva per risolvere i problemi in modo proattivo. Questi strumenti avanzati riducono anche il peso del lavoro remoto per l’IT, che può usare l’IperAutomazione per diventare più proattivo nelle procedure di sicurezza. Anche i lavoratori da remoto possono beneficiare di una grande produttività senza interruzioni.
I team IT e di sicurezza devono implementare una tecnologia automatizzata in grado di correlare dati provenienti da fonti diverse (scanner di rete, database interni ed esterni delle vulnerabilità e penetration test), quantificare il rischio, fornire avvisi preventivi, prevedere eventuali attacchi e assegnare la giusta priorità alle attività di remediation.