DATA4 svela i risultati di uno studio commissionato a DCD Intelligence in materia di data center e infrastrutture altamente versatili, tipiche dell’era “ibrida”.
La ricerca analizza l’evoluzione del ruolo dei data center in colocation dal punto di vista dei CIO e dei Cloud provider, realizza una comparazione tra i differenti Paesi europei in tema di implementazione di data center e valuta le conseguenze della regolamentazione europea nel mercato della colocation.
L’esplosione del traffico dei dati, l’aumento della mobilità, le interazioni permanenti con i clienti, impongono oggi alle imprese una continua flessibilità. Basandosi su soluzioni multiple, composite e interdipendenti, l’informatica è la chiave di volta dei successi aziendali. In questo nuovo mondo basato sui numeri, dove tutto è applicazione, dove “il software definisce tutto” (SDE, Software Definies Everything), l’impresa deve considersi come una “app” evolutiva, in grado di reinventarsi continuamente e mantenere un dialogo costante con il proprio eco-sistema.
In questo contesto, lo studio condotto da DCD Intelligence si prefigge di identificare le principali tendenze del mercato dei servizi di infrastrutture IT e il crescente ruolo dei data center in colocation. Lo studio mette in rilievo le caratteristiche e i vantaggi relativi di questo comparto, fornendo alle imprese la chiave per valutare le conseguenze dei principali cambiamenti legislativi in tema di protezione, sovranità e localizzazione dei dati.
Le principali evidenze dello studio – La riorganizzazione della filiera economica dei data center influisce sul modo in cui i grandi fornitori di Cloud si organizzano e intervengono sulle proprie piattaforme mondiali.
Le falle dei regolamenti (RGPD per l’EU; Privacy Shield per gli USA) incidono profondamente sul Cloud, sull’industria degli operatori di data center e più ampiamente sui CIO che vedono l’affidamento in outsourcing delle proprie risorse IT un processo rischioso e complesso.
Colocation, il futuro dei data center – I data center privati aziendali si riducono a vantaggio dei data center in colocation.
Tra il 2012 e il 2020, il parco informatico esistente in Europa sarà migrato a soluzioni in colocation a un tasso del 2,4% per anno equivalente a una migrazione completa (nel medesimo periodo di riferimento) dell’intero parco informatico francese. Oggi l’80% delle risorse IT dei Paesi dell’Europa del Nord sono ospitati in colocation contro il 40% della Francia e il 30% della Germania. Nello stesso tempo, le imprese chiedono servizi “chiavi in mano”. Così nel periodo 2012-2020 i servizi informatici “gestiti”, cioè realizzati a distanza per piattaforme situate in colocation o in centri informatici, dovrebbero crescere in media a un ritmo di oltre il 10% per anno, più del doppio del ritmo di sviluppo nella realizzazione di data center (+ 4,7% per anno), siano essi commerciali o privati.
L’investimento verso la colocation dovrebbe aumentare del 13,6% per anno tra il 2016 e il 2020, cioè 6 volte più del numero dei data center costruiti a titolo privato. I servizi gestiti dovrebbero crescere del 16,1% l’anno.
In questo modo, nel 2020 gli operatori di data center in colocation pur occupando il 6% del mercato globale dei data center ne rappresenteranno, rispettivamente, il 40% in termini di spazio occupato e il 45% in termini di capacità elettrica disponibile.
Il ritardo sulla tabella di marcia – La regola non cambia: è la rapidità di accesso al mercato che consente di essere competitivi, ridurre il rischio e conquistare nuove quote di mercato.
In questo contesto, l’informatica è un elemento chiave. È essenziale per mettere in atto processi performanti all’interno delle imprese, facilitare gli scambi di competenze tra i team, ottimizzare l’allocazione delle risorse e innescare un cambiamento auto-adattivo sempre più agile e innovativo. Inoltre, il sistema informativo deve essere sufficientemente flessibile e performante per scambiare e gestire consistenti volumi di dati, accedere a potenti applicazioni e andare a reperire nel Cloud le applicazioni esterne necessarie, spesso distribuite su più data center.
Informatica distribuita e Cloud: la migrazione non è così semplice!
Oltre il 31% delle aziende utilizzano già risorse di calcolo e di storage in Cloud (IaaS). Quasi il 30% delle imprese hanno un Cloud privato e un ulteriore 30% fanno ospitare piattaforme dedicate.
Tuttavia, anche se il Cloud fornisce flessibilità e vantaggi finanziari, permangono i limiti di sicurezza, performance e regolamentazione. D’altro canto è noto che alcune piattaforme fisiche e applicazioni aziendali non migreranno. Qui risiedono i limiti per una migrazione del Cloud su larga scala.
La soluzione risiede dunque nella combinazione tra la sicurezza delle piattaforme private e la “scalabilità” del Cloud pubblico. Conservando il meglio dei due mondi, l’Hybrid IT è diventata il Graal dei CIO. Oltre il 25% degli interpellati per la realizzazione dello studio, e in particolare il 77% dei CIO, pensano di farvi ricorso.
Da notare che il 66% di coloro che utilizzano l’Hybrid IT, la percepiscono come capace di rispondere alle richieste di capacità supplementare e un 50% come miglior modo di trarre vantaggio dal Cloud. Questa domanda di Hybrid IT evidenzia una sinergia tra colocation e Cloud. Nella misura in cui i più grandi clienti degli operatori in colocation sono oggi aziende di software e servizi digitali e i fornitori di Cloud (19% del mercato), ci si aspetta che gli operatori nell’ambito della colocation si rivolgano sempre di più a questi settori. Attualmente il 22% si interessa al nuovo segmento di mercato dell’Hybrid IT.
D’altro canto si constata che il tasso di occupazione dei data center aumenta quando sono presenti offerte cloud (58,1% quando non ci sono offerte Cloud e oltre il 70% quando ve ne sono), prova di questa “ibridazione”. Infine, oltre il 50% dei fornitori di Cloud, locali o internazionali, si rivolgono alla colocation, prova della loro volontà di conformarsi alle nuove regole sulla protezione dei dati ed evitare criticità sulle reti, puntando a una localizzazione più vicina ai loro mercati di riferimento.