Big data e raccolta dati, come evolve il mercato?

Secondo il Data Strategy Index, la maturità complessiva delle grandi aziende nella capacità di valorizzare i dati è molto migliorata.

Yourgroup e il petrolio del futuro dell’economia capitalistica

Andrea Pietrini, chairman di Yourgroup, spiega ragioni e procedure per non disperdere i big data e renderli sempre di più informazioni di valore.

Sembra che il futuro dell’economia capitalistica, oltre che alla progressione rapida della campagna vaccinale, sia legato a un altro pilastro concettuale e operativo: i Big Data.

Se ne parla in merito, oramai, a ogni settore economico e produttivo, anche per i vantaggi che un’attenta elaborazione e analisi della mole, sempre più cospicua, di informazioni può conferire a chi ne viene in possesso.

YourgroupIl problema oggi non è il reperimento delle informazioni/dati ma la loro fruibilità immediata per consentire di prendere le adeguate decisioni ed è per questo che si è affermato poi il concetto di data lake o data river, i cui nomi sono già esaustivi per spiegare il concetto. Parliamo di software e applicativi capaci di far confluire i dati in una sorta di “bacino” virtuale, provenienti da varie fonti, quali, per fare un esempio, interne come quelli di un programma di Customer Relation Management o da settori esterni come dai post dei social media di una grande multinazionale. Un flusso di informazioni che possono diventare la chiave per interpretare e prevedere tendenze d’acquisto, evoluzione dei mercati o più semplicemente abitudini di pagamento.

In prospettiva, la possibilità di accedere e elaborare rapidamente questa mole di dati diventerà sempre più un elemento di vantaggio competitivo per imprenditori e manager di ogni comparto e di ogni dimensione, che saranno indotte ad attrezzarsi in merito. Per questo i data lake devono potersi avvalere di un qualificato intervento di gestione e richiedono una manutenzione continua per rendere i dati fruibili e accessibili e costantemente aggiornabili. Legate a questa rivoluzione, si profila anche l’esigenza di avere persone in grado di gestire questi processi, di usare adeguatamente i dati ed interpretarli, insomma di figure professionali che coprano aspetti tecnici e di figure manageriali di alto profilo.

Il mio consiglio, come esperto di management, è quindi avere applicativi IT, capaci di mettere in collegamento i big data dei settori interni strategici come il finance, il Sales, il marketing, con informazioni esterne del proprio settore, ma avere anche figure professionali che possano usare, in velocità, queste informazioni per prendere decisioni il più precise possibili. Per fare un esempio concreto, la Crisi del Canale di Suez di fine marzo, ha comportato ritardi importanti nelle consegne di materie prime e per un manager di un’azienda trasformatrice italiana sarebbe stato fondamentale poter avere dati precisi sulle conseguenze nella propria attività, così da poter riprogrammare la produzione e le spedizioni e valutare anche l’attivazione di eventuali clausole legali di salvaguardia.