I dati dell’Osservatorio Smart Working testimoniano che gli smart worker in Italia sono circa 4 milioni e nel post pandemia cresceranno dell’8%. Nel corso del 2021 con l’avanzamento della campagna vaccinale è progressivamente diminuito il numero degli smart worker. Questo graduale rientro in ufficio non segna in generale un declino dello Smart Working. Al contrario al termine della pandemia le organizzazioni prevedono un aumento degli smart worker rispetto ai numeri registrati a settembre.
La differenza tra grandi imprese, PA e PMI
Lo smart working rimarrà o sarà introdotto nell’89% delle grandi aziende, dove aumenteranno sia i progetti strutturati sia quelli informali. Nel 62% delle PA, in cui prevalgono le iniziative strutturate ma anche molta incertezza sul futuro. Nel 35% delle PMI, fra cui prevale un approccio informale (22%) ed è forte la tendenza a tornare indietro. Le modalità di lavoro in Smart Working torneranno ad essere ibride, alla ricerca di un miglior equilibrio fra lavoro in sede e a distanza: nelle grandi imprese sarà possibile lavorare a distanza mediamente per tre giorni a settimana, due nelle PA.
Osservatorio Smart Working: tendenza all’ibrido
La scelta di proseguire con lo smart working è motivata dai benefici riscontrati da lavoratori e aziende. L’equilibrio fra lavoro e vita privata è migliorato per la maggior parte di grandi imprese (89%), PMI (55%) e PA (82%). Ma la combinazione di lavoro forzato da remoto e pandemia ha avuto anche conseguenze negative sugli smart worker. Calata dal 12% al 7% la percentuale di quelli pienamente “ingaggiati”, il 28% ha sofferto di tecnostress, il 17% di overworking. Sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano*, presentata oggi durante il convegno “Rivoluzione Smart Working: un futuro da costruire adesso”.
Lo Smart Working nel 2021
A marzo 2021, a un anno dal primo lockdown, l’Osservatorio stima che siano stati 5,37 milioni gli smart worker italiani, di cui 1,95 milioni nelle grandi imprese, 830mila nelle PMI, 1,15 milioni nelle microimprese e 1,44 milioni nella PA. Nel secondo trimestre il numero ha iniziato progressivamente a diminuire fino a 4,71 milioni, con il calo più consistente nel settore pubblico (1,08 milioni), seguito da microimprese (1,02 milioni), PMI (730mila) e grandi aziende (1,88 milioni). A settembre il numero degli smart worker si è attestato a 4,07 milioni. Nelle grandi imprese e nelle PA il lavoro da remoto continua a essere ampiamente diffuso, con una media rispettivamente di 4,1 e di 3,6 giorni a settimana.
Cresce il lavoro ibrido
Crescono i modelli di lavoro ibridi, in cui si alternano 2 giorni di lavoro in presenza e 3 a distanza o viceversa. Fra le grandi imprese che hanno definito o stanno definendo un progetto di smart working, il 40% afferma che il progetto non era presente prima dell’emergenza e che è stata la pandemia l’occasione per introdurlo. L’85% fra le PA. La maggior parte delle organizzazioni non interverrà sulle dimensioni ma sull’organizzazione degli ambienti di lavoro. Le altre si concentreranno sulla riduzione degli spazi non mancano infine organizzazioni (ad esempio il 18% delle PA) che prevedono un aumento degli spazi necessari.
Osservatorio Smart Working, il punto di vista dei lavoratori
Nel complesso la diffusione dello Smart Working, seppure emergenziale, ha avuto un impatto positivo sui lavoratori. Ma il perdurare della pandemia e i lunghi periodi di lavoro da casa forzato hanno anche avuto alcune ripercussioni negative. È diminuita ulteriormente la percentuale di smart worker pienamente ingaggiati. Il tecnostress ha interessato un lavoratore su quattro, in misura maggiore smart worker, donne e responsabili.
I benefici sociali e ambientali dello Smart Working
I benefici e le opportunità che derivano dallo Smart Working riguardano anche una maggiore sostenibilità sociale e ambientale. La possibilità di lavorare in media 2,5 giorni a settimana da casa porterà poi a significativi risparmi di tempo e risorse per gli spostamenti. In termini di sostenibilità ambientale, infine, si può stimare che l’applicazione dello Smart Working ai livelli previsti dopo la pandemia comporterà minori emissioni per circa 1,8 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, pari all’anidride carbonica che potrebbero assorbire 51 milioni di alberi.
Smart Working Award 2021 dell’Osservatorio Smart Working
In occasione del convegno, sono stati assegnati gli “Smart Working Award” 2021, il riconoscimento dell’Osservatorio alle organizzazioni che si sono distinte per capacità di innovare le modalità di lavoro grazie ai loro progetti di Smart Working. Cameo e ING Italia sono vincitori dello “Smart Working Award 2021” fra le grandi imprese, Net insurance e Webranking ritirano il premio fra le PMI, Banca D’Italia e Inail ricevono il riconoscimento nella categoria PA.