Secondo Matthew Finnie, CTO di Interoute, azienda che si distingue per la propria piattaforma di servizi cloud in Europa, la speranza principale per questo nuovo anno è che si possa andare oltre il dibattito su “cos’è il cloud, e se è meglio quello pubblico o privato” e che si entri di più nel merito della questione del suo uso.
In generale l’esperienza del 2014 ha mostrato che molte aziende apprezzano un modello di fatturazione a consumo che risponde meglio alle loro specifiche esigenze, ma che esprimono ancora molti dubbi circa la natura e la tipologia di sistemi che si possono migrare in cloud senza comprometterne la fruizione.
Il 2015 sarà l’anno in cui, almeno in Interoute, si smetterà di parlare del cloud in termini “cosa succederebbe se?” e cominceremo a parlare delle diverse architetture possibili e della loro sostenibilità relativamente al tipo di carico/servizi che le aziende puntano a far evolvere verso il cloud. Siamo infatti convinti che il cloud sia ancora in una specie di fase precambriana della propria evoluzione e vogliamo spingerci a guardare il prossimo stadio di sviluppo che, siamo certi, avrà un impatto maggiore.
– La differenza nel delivery tra cloud privato e pubblico scomparirà
La richiesta di avere servizi on demand sul cloud pubblico con la sicurezza, la facilità e l’immediatezza tipica del cloud privato si realizzerà attraverso l’integrazione e l’automazione della rete con tre fondamentali elementi: CPU, RAM e Storage, ma non nei modi che molti prevedono.
Assisteremo al realizzarsi di un’unica infrastruttura di rete con controllo diretto, non più il semplice metodo “sviluppo interno e apertura verso internet” di una Service Delivery Network virtualizzata sovrapposta ad internet. Computing si leggerà Processing e per Network si intenderà una Comunicazione tra Processi. Questo significherà automatizzare le reti, con il il computing e il core routing che agiranno sempre più come policy (regole) e dati (contenuti). Non si tratta più di attività test in laboratorio, ma si opererà e si svilupperà direttamente sulle reti globali.
Robert Metcalfe, l’inventore dell’Ethernet e più tardi John Gage, Marc Andreessen e Prof John Day, ci ricordano che il networking è semplicemente una comunicazione tra processi e tra gruppi di processori. Ritornando al presente, la rete e il computer si sono sempre più integrati rendendo possibile sia l’ampliamento delle opzioni di scelta per i workload da gestire, permettendo la costruzione di piattaforme di calcolo distribuite in tutto il mondo con routing interni impliciti. La descrizione di Robert Metcalfe della rete, intesa come comunicazione tra processi rappresenta dunque un precetto per il 2015.
– Tale evoluzione architettonica darà slancio al dibattito su “super center contro cloud computing distribuito”
La potenza di calcolo distribuita, sulla scia di Internet degli esordi, sarà più pervasiva e flessibile rispetto al modello di accesso semplificato di un “grande centro di calcolo” da “qualche parte” nel cloud.
– M2M sarà la norma
Gli smartphone senza la rete non servono a molto. Per Internet of Things si intende tutto ciò che comunica con qualcosa che agisce da decision maker, così come l’unione tra rete e computer rende più facile la comunicazione tra edge e core. Per far sì che la comunicazione M2M si diffonda e diventi sempre più smart è necessaria una piattaforma che sia globale, ma anche locale, con una separazione sicura per sviluppare al meglio la sua applicabilità. Se si forniscono ad esempio servizi smart a città e cittadini attraverso l’Europa, si deve essere compliant alle leggi dei vari paesi e contemporaneamente scalabili nelle performace, considerando che i workload da migrare stanno diventano sempre più ampi e la comunicazione tra processi sempre più cruciale. Questo significa che come per la distribuzione di Internet, il cloud diverrà la soluzione più veloce ed agile per la comunicazione M2M in Europa.