Organizzato da IDC e IBM, durante il Cloud Tech Up Tour sarà possibile confrontarsi con aziende ed esperti del settore sul problema della gestione di più cloud. Se è vero che di giorno in giorno aumenta il numero di aziende che adottano ambienti multicloud, è anche vero che una buona percentuale fatica ancora a garantire una piena interoperabilità tra i vari cloud, finendo quindi per non sfruttare appieno tutti i benefici di queste piattaforme.
Per affrontare questa problematica IDC e IBM presentano a Roma, il 27 febbraio, il Cloud Tech Up Tour – Dove le nuvole prendono forma, un evento durante il quale sarà possibile confrontarsi con analisti, imprese ed esperti del settore proprio su queste tematiche.
La giornata si aprirà con una sessione plenaria focalizzata sulle necessità delle aziende di dotarsi di tecnologie aperte e flessibili per governare gli ambienti multicloud, e proseguirà nel resto della mattinata e del pomeriggio con quattro sessioni parallele durante le quali, grazie all’utilizzo di demo e use case, verranno approfonditi i temi della Cloud Platform, dell’Hybrid Cloud e della Security, e illustrata la metodologia dell’IBM Garage, disegnata per velocizzare i processi di design e implementazione delle nuove idee, sfruttando le potenzialità del cloud pubblico.
Infatti una recente indagine condotta su scala mondiale da IDC, che ha coinvolto oltre 2.000 imprese utenti di cloud, evidenzia in effetti una certa difficoltà da parte dei rispondenti a governare efficacemente ambienti complessi composti da cloud privati on-premise, cloud privati gestiti (managed private cloud) e più cloud pubblici. Più di un terzo, esattamente il 36% del campione, ritiene che non riuscirà a raggiungere un livello di interoperabilità significativo, tra i vari cloud in uso, entro due anni.
Sfruttando più cloud pubblici, le aziende possono scegliere le migliori tecnologie (il cosiddetto best-of-breed), ridurre i costi ed evitare il vendor lock-in. Tuttavia, se i clienti non dispongono di uno strumento unificato per gestire i vari cloud, il risultato saranno silos di workload e di dati, andando così a ricreare gli stessi problemi dei data center legacy. I cloud ibridi, ove l’interoperabilità è il fattore distintivo, offrono ulteriori vantaggi: OPEX ridotto, migliore sicurezza e conformità, facilità di monitoraggio, di orchestrazione e di gestione, posizionamento ottimale dei carichi di lavoro, accesso ai dati per le diverse applicazioni, automazione completa e molto altro.
La buona notizia è che diversi fornitori IT e fornitori di servizi cloud stanno sviluppando gli strumenti idonei per fornire un’esperienza cloud ibrida coerente. Pertanto, è probabile che tra due anni la maggior parte dei clienti aziendali disporrà di cloud ibridi o, quantomeno, di ambienti multicloud con un significativo livello di interoperabilità.