Le PMI italiane guardano a cloud computing, IoT e Blockchain

Le PMI italiane guardano a cloud computing, IoT e Blockchain

Talent Garden ha presentato i risultati della ricerca sullo stato della digitalizzazione delle PMI italiane, uno studio che ha interessato un campione di oltre 500 aziende.
Cloud computing (35%), Internet of Things (33%), Machine Learning (28%) e Blockchain (27%): sono queste le tecnologie innovative ritenute più efficaci per lo sviluppo strategico del business e su cui le PMI italiane investiranno nei prossimi tre anni.
Per guidare questo processo le aziende prevedono di reclutare: Digital Marketing Specialist (34%), Data Analyst (26%) e Digital Officer (23%).
Sono alcune delle tendenze che emergono dalla seconda edizione della ricerca nazionale sullo stato di digitalizzazione del Paese, svolta su oltre 500 aziende e realizzato dalla Scuola dell’Innovazione di Talent Garden, Cisco Italia, Enel e Intesa Sanpaolo, con il supporto dei ricercatori del Master in Digital Transformation per il Made in Italy.

Alessandro Rimassa co-founder e Ceo di Innovation School
Le PMI italiane faticano a fare digital transformation per mancanza di competenze, ma si fa poca formazione.

I risultati della ricerca
La survey, che ha coinvolto aziende con un fatturato non superiore ai 50 milioni di euro, fotografa una situazione generale di crescente consapevolezza tra le imprese dell’importanza e degli effetti positivi che la digitalizzazione potrebbe apportare al proprio business: il 67% del campione ritiene infatti, che l’innovazione impatti principalmente sull’acquisizione di un vantaggio competitivo, il 49% sull’aumento della produttività, il 48% sul miglioramento della qualità percepita dei clienti e il 47% sulla qualità interna del lavoro.

Le PMI italiane guardano a cloud computing, IoT e Blockchain

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D’altra parte, malgrado la maggioranza delle imprese intervistate abbiano interpretato correttamente il significato della Digital Transformation, ovvero quel processo di evoluzione dell’azienda nel suo insieme che influenza la progettazione dei modelli di business (67%) e lo sviluppo di una strategia digitale (53%), appare evidente che l’effettivo cambiamento organizzativo sia ancora limitato all’ambito della comunicazione e affidato a professionisti appartenenti al marketing (63%) e non a figure specifiche come il Digital Officer.

Un dato che sembra sottolineare quanto sul fronte della formazione del personale ci sia ancora da fare, nonostante il 54% degli intervistati ne riconosca l’alto valore: dai questionari si riscontra infatti, che l’ostacolo maggiore all’evoluzione digitale delle organizzazioni, sia la mancanza di competenze digitali (43%).

A investire sono soprattutto le giovani PMI
Malgrado le difficoltà, dalla ricerca emerge che la digitalizzazione nelle PMI italiane vive un momento di relativo entusiasmo, con l’86% delle aziende che nel 2017 ha investito una percentuale del proprio fatturato in trasformazione digitale: il 38% del campione ha investito tra l’1% e il 10%, il 18% tra il 10% e il 20%, l’11% tra il 20% e il 30% e solo il 6% tra il 30% e il 40% del proprio fatturato.
In un contesto in cui si percepisce con chiarezza la necessità di aumentare gli investimenti per accelerare il processo di digitalizzazione, dalle interviste si evidenzia un fenomeno significativo. Sono infatti le aziende più giovani, il 53% del campione intervistato, ad investire una percentuale più alta del loro fatturato in digital transformation, rispetto al 47% delle PMI presenti sul mercato da più di 25 anni. Dati che confermano la difficoltà delle aziende non native digitali ad adattarsi ai trend delle tecnologie innovative.

Alessandro Rimassa, co-founder e CEO di Innovation School
Il divario digitale tra le nostre imprese e quelle europee è ancora notevole. È evidente che per avere un vantaggio competitivo nel mercato attuale sia necessario dare una spinta e accelerare il processo di digitalizzazione che coinvolge l’azienda nel suo insieme, puntando a strategie basate sul digitale. È tuttavia interessante il fatto che le PMI, che come noto rappresentano una parte forte del tessuto economico italiano, siano al pari delle grandi corporate nell’aver identificato le tecnologie che possono avere un impatto strategico sul business. Un dato che racconta, forse, anche di una nuova generazione di giovani PMI che pensano a come attrezzarsi per generare una crescita importante nel futuro, e non per mantenere la dimensione e la posizione acquisita. Per fare questo però, non bastano le tecnologie, occorrono figure preparate in grado di guidare le imprese nel loro percorso di evoluzione anche culturale. Per questo, in collaborazione con Cisco Italia e Intesa Sanpaolo, è nato il Master in Digital Transformation per il Made in Italy. Formare giovani digitali infatti, è l’unica strada che porta le aziende verso il futuro.

Fabrizio Paschina, responsabile comunicazione e immagine Intesa Sanpaolo
Il nostro impegno come grande operatore italiano è contribuire allo sviluppo e alla formazione di nuove risorse e di capitale umano con le competenze adatte ad affrontare le sfide della trasformazione digitale. Per noi il digitale oggi non solo è la parola d’ordine delle relazioni fra banca e clienti, ma è uno dei pilastri fondamentali del piano industriale 2018-2021. In questo quadro si inserisce anche la nostra volontà di supportare i giovani attraverso percorsi innovativi, offrendo loro gli strumenti utili a competere con i migliori talenti europei.
Michele Dalmazzoni, Sales Leader Cisco Italia Collaboration & Industry 4.0
Sempre più le PMI italiane hanno la percezione del fatto che la digitalizzazione sia un fattore di competitività e di trasformazione dei modelli di business e non uno strumento accessorio: per questo oggi più che mai è il momento di aiutarle a fare chiarezza sugli strumenti e sulle opportunità per costruire in concreto percorsi di trasformazione digitale – e questo è il valore aggiunto di figure come i digital officer. D’altra parte, c’è ancora molto lavoro da fare sul tema delle tecnologie abilitanti, sulle competenze e su questi ultimi due punti i vendor possono fare molto, scegliendo di collaborare con le aziende a 360 gradi, proponendo insieme soluzioni e supporto per sviluppare capacità interne, competenze delle persone e reti di relazioni che possano aiutare a sviluppare co-innovazione. È l’approccio che promuoviamo con il nostro piano Digitaliani e che sta funzionando per tante imprese con cui lavoriamo.

Nicola Lanzetta, responsabile Mercato Italia Enel
La digitalizzazione delle attività e dei processi aziendali offre importanti vantaggi competitivi non solo per le grandi corporate ma anche per le PMI; si tratta di innovazioni che permettono di ripensare e strutturare in maniera completamente diversa le modalità con cui si relazionano con i clienti. L’obiettivo è quello di avere un rapporto diretto, basato sulla fiducia e trasparenza che ponga la persona al centro della relazione. Per questo motivo è fondamentale formare giovani professionisti in grado di sfruttare e cogliere appieno le enormi potenzialità offerte dalla digitalizzazione.