Smart city, gli italiani sono disposti a pagare per ottenerla

Un sondaggio di Intel mostra che ci sono molte aspettative nei confronti della Smart City, al punto che il 68% degli italiani pagherebbe per averla.

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Il concetto di Smart City? È familiare a circa metà degli italiani, in particolare tra i più giovani e le fasce socioeconomiche e culturali medio-alte. Rimane invece piuttosto oscuro per l’altro 50% di persone. Lo ha rivelato un sondaggio di Intel condotto dalla società di ricerche Pepe Research. Un risultato forse mediato anche dal fatto che l’appellativo Smart City richiama l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, temi che stanno particolarmente ai giovani.

Sostenibilità ambientale, sicurezza, efficienza energetica e mobilità intelligente: sono questi i fattori più importanti nella definizione della città del futuro. Il sondaggio ha però evidenziato differenze di opinione tra le diverse fasce d’età: i cittadini più maturi danno maggiore peso alla sicurezza rispetto ad altre problematiche, mentre i più giovani, la cosiddetta generazione Z, dimostrano maggiore attenzione all’ambiente (+10% rispetto alla media). Come è facile pensare, la mobilità intelligente è più importante per coloro che vivono in una grande città e si devono quotidianamente affrontare problemi di traffico.

La lunga via verso una città smart

Le città italiane mostrano di dovere ancora compiere passi fondamentali nel loro percorso “smart”. Alla richiesta di valutare il livello di “smartness” della propria città di riferimento, il campione ha dato una valutazione media di 5 su 10. Solo il 13% dei cittadini ritiene di vivere già in una città “molto smart”; in cima alla classifica c’è Milano con una valutazione media di 6,2/10, seguita da Bologna e Padova con 6/10. Staccate troviamo Napoli, Genova e Catania. Roma raccoglie una valutazione di 4,3/10. In generale è maggiore la percentuale di cittadini che vorrebbe lasciare la propria città (37%) rispetto a chi intente trasferirvisi (27%). Guardando al futuro, gli italiani sono ottimisti sul futuro delle Smart City, con il 68% del campione che ritiene che la propria città di riferimento sarà notevolmente più smart fra 10 anni.

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La ricerca dello smart living

Una Smart City è indicata come più attraente da tutti i partecipanti al sondaggio, compresa la fascia più matura. Sono però soprattutto le giovani coppie e i giovani in generale ad apprezzare maggiormente le città intelligenti e innovative. Gli aspetti più attrattivi delle Smart City sono una maggiore attenzione alla sostenibilità e la mobilità intelligente. I lavoratori autonomi e gli imprenditori danno grande valore all’accesso ai servizi (smart living) e vedono nelle Smart City un motore di crescita economica.

La stragrande maggioranza degli italiani (l’87%) sarebbe disposta a trasferire le proprie attività – studio, lavoro, servizi, etc. – in una Smart City, se questa fosse a mezz’ora di distanza dalla loro località di residenza. Il 57% del campione ha indicato che sarebbe disposta a spostarsi quotidianamente verso una Smart City se questa fosse un’ora di distanza; il 29% sarebbe anche disponibile a una trasferta di due ore per accedere a uno stile di vita più “smart”.

Disposti a pagare per una città più smart

Il 68% dei cittadini dichiara di essere disposto a sostenere un costo economico per vedere la propria città diventare una Smart City. La maggioranza è preparata a spendere circa 150 euro in più all’anno, ma il 18% del campione si è dichiarato disposto a spendere fino a 600 euro in più all’anno per vivere in una Smart City. il 5% arriverebbe a spendere fino a 300 euro in più al mese.

settore manifatturiero

Strettamente legato al tema delle Smart City, e pratica ormai consolidata, è lo smart working. Chi ha fatto questa esperienza ne dà una valutazione positiva: il 79% infatti apprezza lo smart working e vorrebbe continuare a lavorare in questa modalità. Più della metà delle persone che hanno fatto smart working è convinta che la pandemia abbia determinato una nuova normalità nella quale il lavoro da remoto appare come una realtà consolidata. Una grande maggioranza del campione (l’83%) ritiene tuttavia che le attuali pratiche di smart working debbano essere migliorate.

Molto è stato già fatto, ma non lo notiamo

C’è ancora del lavoro da fare per rendere davvero “smart” il lavoro. Per esempio, metà del campione sondato lamenta inadeguatezze nell’hardware (PC, webcam, stazioni di lavoro), nel software e nella connettività. Benché il lavoro da casa abbia cambiato il modo in cui la maggior parte delle persone si relazionano al territorio (il 77%), e nonostante il fatto che la possibilità di lavorare ovunque – anche al mare o in montagna – sia apprezzata, l’83% di chi lavora da remoto continua a essere convinto che questa sia una potenzialità inespressa soprattutto a causa di carenze infrastrutturali nella connettività a internet, che continuano a rappresentare un significativo ostacolo a implementare un reale smart working.

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Andrea Toigo, EMEA IoT Manager di Intel
Probabilmente non ci rendiamo conto di come le città siano già effettivamente smart e che cosa sia stato fatto. Esempi di applicazioni pratiche di smart city ne possiamo già vedere nel digital signage che è già una prima istanza di rendere la città più dinamica, più utile, dove l’informazione ci viene portata dove ne abbiamo bisogno e quando ne abbiamo bisogno. Anche l’intelligenza artificiale, che viene vista come qualcosa di estremamente tecnologico, fa già parte della nostra vita di tutti i giorni all’interno della città.

Ne sono un esempio i semafori sempre più intelligenti, che ci permettono di ridurre il tempo di attesa nel caso di traffico più scarso, o i parcheggi che ci indicano dove c’è un posto libero. Si tratta di aspetti legati a sensori. Le auto stesse che diventano sempre più intelligenti fanno ormai parte della smart city. Il fatto di sapere che ci sono telecamere in grado di valutare in maniera più o meno autonoma potenziali pericoli è sicuramente una situazione di vantaggio dal punto di vista della Smart City.

Il problema che viene spesso sollevato in questi casi è etico e di privacy. Tuttavia, la normativa sta andando sempre più verso un’etica dell’intelligenza artificiale, che permetta di preservare la sicurezza e la privacy della nostra vita.