Remote working e pandemia: come sarà il luogo di lavoro del futuro

Il remote working per le aziende, che anche nel post pandemia vogliono sviluppare il loro business, può diventare un cambiamento per vantaggi sostenibili.

Sampath Sowmyanarayan

Come la forte spinta al remote working durante e dopo la pandemia non è stata prevista e come è possibile sfruttarla. Lo spiega Sampath Sowmyanarayan, Presidente Global Enterprise, Verizon Business, Ogni anno, gruppi di esperti, accademici e analisti aziendali si esprimono sulle tendenze tecnologiche che ritengono possano avere un impatto maggiore sull’ambiente di lavoro del futuro. Inoltre indagano su come queste tecnologie condizionino gli investimenti IT all’interno delle aziende.

Nel corso degli anni, le spinte verso il lavoro da remoto si sono fatte sempre più forti, ma nessuno avrebbe potuto prevedere l’enorme accelerazione causata dall’emergenza Covid-19. In questo momento, interi dipartimenti di molte organizzazioni globali stanno lavorando da remoto. E questo sembra destinato a modificare stabilmente il modo in cui le persone vedono mondo del lavoro.
Il remote working non è più un vantaggio, un lusso o una convenienza. E per le organizzazioni che desiderano portare avanti il loro business, è ben più di un ripiego. Di fronte a questa “nuova normalità”, i leader aziendali dovranno saper sfruttare il cambiamento per ottenere vantaggi sostenibili per le loro organizzazioni .

Un cambiamento epocale

Prima del coronavirus, il lavoro a distanza è cresciuto in modo lento e costante. Infatti la maggior parte delle organizzazioni era rimasta fedele all’idea dell’ufficio come luogo di lavoro.
Uno dei motivi potrebbe essere che molte aziende sono nate nel secolo scorso e che il mondo aziendale è ancora composto principalmente dai baby boomer, persone che hanno iniziato a lavorare prima ancora che esistessero cellulari, pc, Internet.

Per loro, l’ufficio è il luogo in cui viene svolto il lavoro e il concetto stesso di remote working può sollevare preoccupazioni sulla produttività e sulla motivazione delle risorse. Questo è il motivo per cui finora molte organizzazioni non hanno considerato il lavoro a distanza come parte integrante della loro attività.
E sono state proprio le organizzazioni ancora incentrate su un modello di business basato sull’ufficio quelle che, nelle ultime settimane, hanno faticato di più nel tentativo di organizzare il lavoro a distanza.

Remote working e pandemia. Le quattro grandi “ondate”

E la portata di questo cambiamento epocale è avvalorata anche dai dati relativi alla domanda di tecnologie per il lavoro da remoto.Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile +47% per gli strumenti di collaboration, +40% per la tecnologia VPN e +33% per i tool di videoconferenza.
Possiamo dividere l’avvento del lavoro a distanza in 4 grandi ondate; in questo momento, siamo nel mezzo della terza, che è stata indotta proprio dall’emergenza Covid-19 e sta accelerando la voglia delle organizzazioni di puntare sul lavoro a distanza come la nuova “normalità”. Ciò a cui i Cio di tutto il mondo devono pensare adesso è come raggiungere questo obiettivo.

La cosa interessante è che, negli ultimi anni, abbiamo già visto i modi “tradizionali” di lavorare messi sotto pressione da vari fattori. Come l’impatto della sharing economy sullo stile di vita, il declino dell’efficienza del pendolarismo, la lotta per accaparrarsi i talenti millenial e l’impatto della crisi climatica sui viaggi aerei.
Forse proprio per questo molti lavori stavano già iniziando a essere abilitati da remoto. Dai contact center al servizio clienti, dalla programmazione informatica alle vendite, dal data entry alla fatturazione medica, dalla programmazione alla progettazione.

Remote working e pandemia

Ciò che sta diventando chiaro è che la “normalità” post-Covid-19 sarà diversa. Secondo un recente white paper di Boston Consulting Group “l’abitudine al lavoro a distanza ridisegnerà il futuro ambiente di lavoro”, dove i contratti di collaborazione flessibile saranno sempre più comuni.
Per la quarta ondata di lavoro a distanza, quella del post-Covid-19, le organizzazioni che puntano a ottenere un vantaggio competitivo sostenibile dovranno risolvere una serie di sfide che riguardano le tecnologie e le persone. Inoltre dovranno gestire contemporaneamente l’attrazione e la fidelizzazione dei talenti, l’efficacia dell’impegno dei dipendenti e dei partner in un modo coeso.

Alla base di questa nuova ondata di lavoro a distanza, ci sarà l’utilizzo in settori chiave di una serie di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale (AI), il machine learning (ML), il rilevamento e la mappatura degli spazi.
Ad esempio, i lavoratori da remoto avranno bisogno di accesso a esperti, gli operatori di call center di un ambiente in cui i problemi di sicurezza e privacy dei dati siano affrontati seriamente e gli insegnanti di un modo per monitorare test ed esami.
È fondamentale iniziare con le esigenze dell’utente e creare una user experience che includa le tecnologie di supporto per creare un ambiente di lavoro facile da usare e altamente funzionale.

Remote working e pandemia. Il management deve adattarsi

L’incredibile serie di sfide generate da una forza lavoro che opera da remoto richiede che tutti i c-level di un’organizzazione – Cio, Chro, Ciso – lavorino insieme per trovare delle soluzioni.
Il Cio deve essere un partecipante proattivo alla guida del cambiamento e deve dimostrare chiaramente il legame tra l’agenda tecnologica e la proposta di valore dei dipendenti. Permettere a più dipendenti di lavorare a distanza dimostra (nell’ordine di giorni non di mesi) che questo può funzionare, e che quindi può far parte del nuovo piano operativo dell’azienda.
Certo, non è che i Cio non si trovino a gestire eventi senza precedenti. È che la maggior parte dei piani di continuità aziendale contempla pandemie regionali e si concentra su come le altre regioni del globo possano colmare il rallentamento delle aree colpite. La natura globale della pandemia Covid-19 è senza precedenti e ha colto molti Cio impreparati.

CIO – tanta concentrazione

All’interno di questa nuova ondata, il ruolo del Cio nella gestione dell’agenda rimane lo stesso delle tre precedenti.
Dall’obiettivo più ampio delle operazioni di base (come garantire che i sistemi e le procedure tecnologiche siano allineati agli obiettivi aziendali) alla pianificazione per il futuro (come la comprensione delle tecnologie digitali e come utilizzarle in modo economico), il Cio svolge ancora un ruolo centrale e a tutto tondo.
Ma ora è necessario concentrarsi maggiormente e in modo lungimirante sulla “prossima ondata” di innovazioni tecnologiche, al di là delle priorità attualmente sul tavolo.
Ed essere preparati sarà fondamentale, in quanto i Cio dovranno fare molte “nuove” considerazioni:

  • L’infrastruttura di accesso da remoto è abbastanza solida da permettere alla maggior parte dei dipendenti di lavorare a distanza?
  • Le applicazioni core business sono pronte per il cloud? O si sta facendo affidamento su soluzioni ingombranti che non sono facili da usare come alternativa?
  • Le soluzioni di collaborazione possono far fronte a un forte incremento dei volumi di traffico, mentre gli utenti passano a soluzioni di virtual collaboration?
  • L’ambiente di lavoro diffuso è davvero sicuro?
  • Una volta spostato il perimetro dell’ufficio sui dispositivi degli utenti, è fondamentale stabilire ambienti sicuri per proteggere i dati dei clienti, quelli finanziari o personali. Nei mesi passati, abbiamo già visto un enorme aumento del crimine informatico che cerca di sfruttare l’emergenza Covid-19.

Remote working e pandemia

Ciò che è chiaro è che i Cio devono cogliere l’opportunità di pianificare ora il futuro delle loro aziende. Devono valutare come realizzare un’architettura di rete che consenta loro di adattarsi rapidamente al nuovo mondo flessibile del lavoro a distanza.