NFON incontra nuovamente la stampa e gli operatori di settore, dopo la recente conferenza di presentazione, per fornire i dettagli e parlare del partner program.
Marco Pasculli, Managing Director di NFON Italia ha sottolineato come i primi mesi di attività italiana siano stati particolarmente promettenti. Entro l’anno ci si aspetta di avere almeno 30 partner di canale, mentre per quanto riguarda il fatturato complessivo (che ricordiamo è stato di circa 43 milioni per il 2018) la crescita stimata è nell’ordine del 40%.
Pasculli ha sottolineato convintamente come questo sia esattamente il momento giusto per investire in Italia.
Infatti, il nostro Paese è molto meno evoluto rispetto agli altri Stati europei sul fronte della telefonia e dei Cloud PBX. Tuttavia, la sempre più ampia diffusione del cloud nelle aziende crea valide basi per proporre anche qui le soluzioni NFON, e l’azienda tedesca vuole fermamente essere un first mover in questo nascente mercato.
Ad oggi circa il 90% dei centralini telefonici è ancora fisico, ma è altamente improbabile che una sostituzione vada nuovamente verso la medesima tecnologia: i costi stessi sono sicuramente ben più alti. Il manager italiano ha indicato in una forbice fra il 10 e il 50% il risparmio ottenibile da un albergo, adottando NFON Cloudya.
Il programma di canale NGAGE è essenziale per la presenza italiana di NFON. La particolarità del tessuto economico italiano, infatti, è quella di avere una grande quantità di PMI, che per evidenti ragioni di dimensione non hanno quasi mai reparti IT interni. Fanno quindi riferimento a un partner per la fornitura e soprattutto per la consulenza in merito alle tecnologie da adottare nella propria azienda.
Ecco quindi facilmente spiegato il ruolo del canale, che si pone come vero e proprio ambasciatore nei confronti della piccola e media impresa italiana.
NGAGE è un partner program decisamente fuori dagli standard: non prevede nessun investimento iniziale, nessuna esclusiva (è possibile quindi semplicemente aggiungere NFON al proprio portfolio di soluzioni) ed è soprattutto premiante dal punto di vista del ritorno economico.
In che modo? È presto detto. Dato che NFON è a tutti gli effetti un operatore telefonico nei confronti del cliente finale, i partner non parteciperanno agli utili solo per la parte di “fee” iniziale, ma ad ogni rinnovo, e perfino alla revenue generata dal traffico telefonico. Per questo, scherzando ma non troppo, Marco Pasculli ha dichiarato “ad ogni contratto che viene firmato, è come se diventassimo soci dei nostri stessi partner.”
I partner potranno scegliere se diventare essi stessi operatori iscritti al ROC, o lavorare per commissione. Nel secondo caso, sarà NFON ad emettere fattura all’utente finale, e riconoscerà le commissioni previste al partner di canale.
Non stiamo parlando solo di opex tuttavia: la vendita (ad esempio) di access point, telefoni VoIP e altro ancora sono sicuramente capex; quindi non si tratta di stravolgere completamente il proprio business model, ma semmai di evolverlo. D’altro canto, rimanere legati ai centralini fisici oggi significa andare verso strada senza uscita.
Pasculli ha anche parlato del portale partner che, oltre ad essere particolarmente semplice, permette di creare una grande varietà di materiale marketing che sarà di sicuro supporto nel rapporto con il cliente finale.
NFON non ha lasciato davvero nulla di intentato per aiutare il canale, ed il business model sembra particolarmente adatto al nostro Paese: nessun numero minino di interni, massima flessibilità (fondamentale per un contact center ad esempio) e soprattutto nessun vincolo contrattuale: i rinnovi sono infatti su base mensile.