Stefano Sordi, Direttore Marketing di Aruba, traccia un bilancio relativo al primo mese di disponibilità dei domini “.cloud”, una piattaforma ideale per ogni sito web o mailbox.
Ormai è quasi un mese che le registrazioni di domini .cloud sono iniziate, per cui è tempo di tracciare un primissimo bilancio. Nonostante si sia ancora nella fase riservata ai possessori di marchi registrati (fino al 15 gennaio 2016), che stanno manifestando un grande interesse, è rilevante anche l’attenzione da parte di aziende e privati che desiderano il dominio per supportarte i progetti più disparati: se si tratta di marchi, si procede subito alla registrazione (aru.ba/dominiocloud), altrimenti si rimanda l’utente alle fasi successive.
La storia del .cloud è tutta italiana, siamo nel Giugno 2012 quando viene ufficialmente annunciato che Aruba è l’unica azienda europea a competere per l’assegnazione dell’estensione .cloud, insieme ad altri sei concorrenti tra cui Amazon, Google e Symantec. L’interesse per questa estensione, riposto sin da allora da aziende come Amazon e Google, è sintomatica dell’importanza che i servizi cloud iniziano ad avere.
Passano oltre tre anni, è il Novembre 2014 quando Aruba si aggiudica l’estensione, diventando Registro Ufficiale per la registrazione dei domini .cloud. Intanto, lo scenario web si è evoluto: non si tratta più esclusivamente di un’estensione ambita dagli attori del mercato desiderosi di affermare la propria cloud identity, ma da chiunque, in quanto il grande successo del cloud in tutte le sue accezioni ha di fatto reso l’estensione d’interesse generale. Il Cloud diventa sempre più un fenomeno di massa, non solo appannaggio delle aziende, ma anche dei consumatori privati, e il termine cloud diventa sinonimo di web, con un’accezione più innovativa e moderna.
Nel frattempo già nei primi mesi del 2015, attraverso le “wish list” degli utenti interessati che venivano create sui siti di Aruba – atte ad aggiornare sulla disponibilità effettiva del dominio – il .cloud fa percepire un netto incremento delle richieste ad esso associate. Si registrano domande da ogni tipologia di azienda, e la maggior parte dei richiedenti afferma di voler registrare il dominio per sviluppare un progetto online, diversamente da quanto spesso avviene con le nuove estensioni che, di fatto, vengono registrate solo per la protezione del proprio marchio. Tale dato dimostra quanto questo dominio sia vivo, in grado di ispirare e sostenere nuove iniziative proprio perché il cloud è un driver di crescita ed innovazione. Di sicuro un dato atteso, a differenza di quello legato all’interesse dei privati, che sono parte rilevante di quanti desiderano registrarlo.
E’ così che la storia del “.cloud” arriva al 16 novembre 2015, quando si apre la prima delle varie fasi di lancio previste, il Sunrise Period. Si tratta di una fase della durata di 60 giorni riservata solo a chi è in possesso di un marchio registrato e che, invece di assecondare la logica del first come – first served, in caso di richieste multiple, prevede che l’intestatario venga stabilito tramite un’asta.
A Gennaio 2016 si arriverà al Landrush Period che permetterà la registrazione del dominio in anticipo rispetto alla disponibilità generale. E’ aperto a chiunque, ma ad un prezzo premium, superiore al normale canone di registrazione. Questa è una fase molto importante in cui sarà possibile appropriarsi di domini di grande valore associati a termini generici, che poi si potranno usare per condurre delle operazione di comunicazione ad hoc e addirittura per creare nuovi brand. Infine, a Febbraio 2016 sarà il momento della General Availability, ossia il lancio pubblico al prezzo standard, in cui vigerà la regola del first come – first served e chiunque potrà registrare quanti e quali nomi a dominio desidera, senza limiti né restrizioni. Il fatto che non ci sarà bisogno di alcun pre-requisito, rappresenta un grande vantaggio del .cloud: il dominio sarà aperto a tutti, siano essi soggetti pubblici, aziende, professionisti o privati cittadini.
Scegliere il .cloud risulta quindi un’opportunità da cogliere per una cospicua serie di motivi: innanzitutto perché il cloud non è solo il futuro di Internet, ma fa già parte della nostra vita privata e professionale – siamo ormai tutti utenti di tecnologie che il cloud di fatto abilita, sia nel mondo mobile, sia nel web. Inoltre, è di per sé un mercato in forte crescita, si tratta infatti del principale trend tecnologico dell’ultimo decennio, e tale estensione è rappresentativa di tutte le soluzioni di cloud technology, oltre a rappresentare un vantaggio a livello di SEO e ad assicurare la massima visibilità in uno scenario competitivo come quello odierno. Queste considerazioni ci fanno capire come nel mondo, ma questa volta anche in Italia, sia ormai acquisita l’idea che per competere, un’azienda debba focalizzarsi solo sul proprio core business ed usare la tecnologia, offerta oggi in modalità cloud, solo quando serve, e, allo stesso tempo, sia possibile smettere di usarla o ridurne il consumo quando il bisogno viene meno, con facilità e rapidità, anche in una logica di sostenibilità dei consumi e dei costi: questo è, in tutta la sua semplicità, il “cloud”.
Con il cloud che diventa sinonimo di Internet, il target si amplia e comprende tutto e tutti, chi desideri semplicemente lanciare un progetto nuovo e innovativo, chi desideri fare evolvere il proprio business facendo leva sui concetti propri del cloud, chi semplicemente miri a dare un’immagine nuova e più moderna al proprio sito web, usando un personale dominio .cloud come leva.
Ovviamente nel mondo dell’IT avere il proprio dominio .cloud è un must e una vasta gamma di attori si è già mossa per non perdere l’opportunità. C’è chi sceglie il .cloud per il proprio business perché sta valutando di crescere in questo settore, dai provider SaaS, PaaS e IaaS e rivenditori IT, a sviluppatori e webmaster, dai system integrator ai fornitori di hardware, dalle web agency ai blogger e a chi fa e-commerce. Il cloud ormai è ovunque e la sua estensione interessa qualunque business line che si basa su questa tecnologia.
Il mondo delle startup si è già accorto delle potenzialità del settore, ci sono infatti dei “Pioneer” che hanno iniziato a sperimentare le opportunità legate al .cloud: tra di essi trovano posto sia realtà innovative che già note ai più, nomi come AsWeSend, SeeJay e Cloudesire, e importanti realtà straniere quali ePages e Ubuntu.
L’Italia sta investendo tanto nel cloud: nel corso dell’ultimo anno, la spesa cloud delle PMI italiane è cresciuta del 75% con un mercato complessivo che in Italia vale circa 1,5 miliardi di Euro. Il cloud ha avuto la capacità di trasformare modelli e far evolvere le aziende «tradizionali» verso il mondo digitale, il .cloud adesso ha il compito di far emergere quelle realtà e aiutarle a trasformarsi così da essere protagoniste di questo grande cambiamento.