Kaspersky, la sicurezza delle password e gli acquisti online

Kaspersky, la sicurezza delle password e gli acquisti online

La ricerca Kaspersky Lab commissionata a Opinion Way si focalizza sulle percezione degli utenti in materia di sicurezza, gestione delle password e shopping online. Lo studio è stato realizzato a novembre 2014 su un totale di 3.539 europei, tra cui 503 italiani.

Nel complesso, il 52% degli intervistati farà acquisti online, circa il 63% ha difficoltà con le proprie password e sovente se le dimentica, il 55%, invece, deve reimpostare la password almeno una volta al mese. Secondo i dati emersi, i nostri concittadini interpellati hanno rispettato la media del sondaggio.

In particolare, lo studio di Kaspersky Lab pone l’accento sugli acquisti online effettuati in questo periodo prefestivo e, più precisamente, esamina in particolare un aspetto imprescindibile della scelta di questo tipo di acquisto: le password, che servono per confermare gli acquisti o per accedere a siti su cui si è registrati.

Morten Lehn, General Manager Kaspersky Lab Italia
Internet occupa al giorno d’oggi un ruolo centrale nelle nostre vite specialmente nei periodi vicini alle feste. Il Natale è il momento perfetto per gli acquisti online grazie anche alle numerose promozioni offerte dai brand. Come attore nel settore della sicurezza informatica, la nostra riflessione sugli acquisti online si è concentrata sulle password, argomento sensibile per tutti i consumatori. Costrizione per alcuni, garanzia di sicurezza per altri, grazie a questa ricerca siamo in grado di affermare che la complessità delle regole relative alle password impedisce agli europei di ricordarle facilmente. Il nostro compito in questo ambito è quindi di semplificare il loro utilizzo e di proporre delle soluzioni, come abbiamo fatto col nostro ultimo prodotto, Kaspersky Total Security – Multi Device.

Entrando nel dettaglio delle risposte rilasciate dal campione, più della metà degli europei prevede di usare Internet per comprare la maggior parte dei regali di Natale. Facile e pratico, Internet ha sedotto particolarmente i consumatori del Regno Unito (66%) e della Germania (60%). Gli italiani (51%) e gli spagnoli (50%) si dividono equamente: almeno la metà di loro preferisce lo shopping natalizio 2.0. I francesi (35%) e gli olandesi (34%), di cui solo un terzo si dice incline ad effettuare la maggior parte dei propri acquisti di Natale online, rivelano alcune riserve riguardo a questa pratica.

In questo scenario, la protezione dei propri account e dei servizi tramite password viene considerata dal 47% degli intervistati troppo complessa. Va sottolineato che ogni sito ha i suoi vincoli di numero e tipo di caratteri da utilizzare. I francesi e gli olandesi sono i più numerosi a considerare le regole delle password in modo negativo (rispettivamente 53% e 51%). Gli inglesi (50%) e quasi un tedesco su due (48%) condividono la loro opinione. Seguono gli italiani (43%) e gli spagnoli (37%), che sembrano più flessibili in materia.
Di conseguenza, più di un terzo degli europei intervistati (34%) considera queste regole uno svantaggio (specialmente gli olandesi e gli inglesi: 46% e 44% rispettivamente).

Spesso è quando ci apprestiamo a confermare il nostro carrello online, dopo aver passato ore a cercare il regalo perfetto, che la nostra password ci sfugge e va dunque ripristinata. Il 65% degli italiani (e il 63% degli europei) intervistati ha già vissuto questa situazione. Se per più della metà di loro (54% in Italia, 55% in Europa) succede almeno una volta al mese, il 9% degli italiani (il 14% degli europei) ammette di dover ripristinare una password almeno una volta a settimana. Per l’11% di loro (la media europea è l’8%) questo succede ad ogni acquisto online.
Tra gli europei intervistati, i consumatori del Regno Unito sono particolarmente esposti a questa situazione: al 65% di loro accade almeno una volta al mese. Gli olandesi sono anch’essi significativamente colpiti dalla problematica (al 60% succede almeno una volta al mese), così come gli italiani, i francesi e i tedeschi (54% per tutti). Infine, gli spagnoli non sono tra i più toccati dal problema, ma rimangono comunque ampiamente coinvolti (43%).