Veeam, il VP Dave Russell anticipa le previsioni 2020

attacchi ransomware zero trust protezione dati zero trust

Dave Russell, Vice President of Enterprise Strategy di Veeam, racconta gli scenari che ci attendono per il prossimo anno e anticipa alcune previsioni per il 2020.
Nel corso del 2019, la tecnologia ha dimostrato di poter trasformare aziende e comunità. Dalle prime implementazioni del 5G alle aziende che si confrontano sulle modalità con cui usano l’intelligenza artificiale è stato un anno di rapidi progressi.

Da un punto di vista IT, abbiamo notato alcuni trend che proseguiranno nel 2020. Ad esempio, l’approccio on-premises e il cloud pubblico acquisiranno sempre più una rilevanza simile. Il cloud sta diventando il modello di implementazione più utilizzato e l’85% delle aziende si definisce prevalentemente hybrid-cloud o multi-cloud. Ciò comporta problematiche di sicurezza e data privacy, che restano due delle maggiori preoccupazioni dei decisori IT. Nel 2020, le minacce cresceranno e di conseguenza le aziende dovranno essere certe che il 100% dei dati possa essere ripristinato.

I Container di applicazioni saranno sempre più diffusi
L’adozione di container darà vita ad una più veloce produzione del software attraverso capacità DevOPs più robuste e Kubernetes consoliderà il proprio stato di piattaforma di riferimento per l’orchestrazione e la gestione di container. La sempre maggiore popolarità dei container di applicazioni è dovuta a due fattori: semplicità e velocità. I container sono tipi di dato astratti che isolano un’applicazione dal sistema operativo. Con i container è possibile “pacchettizzare” dei microservizi insieme con le loro dipendenze e applicazioni. Questo semplifica e velocizza lo sviluppo e l’implementazione di servizi. Il trend verso il multi cloud significa che le aziende devono avere dei dati che possono essere portati su cloud diversi – in particolare i principali fornitori – AWS, Microsoft Azure e Google Cloud. 451 Research prevede che il mercato delle tecnologie di application container raggiungerà i $4,3 miliardi entro il 2022 e nel 2020 un numero maggiore di aziende considererà i container di applicazioni come parte fondamentale della loro strategia IT.

Il Cloud Data Management aumenterà la mobilità e la portabilità dei dati
Le aziende si affideranno al Cloud Data Management per garantire la disponibilità dei dati in tutti gli ambienti di storage. I dati devono essere fluidi nel panorama ibrido e multi-cloud e la capacità del Cloud Data Management di aumentare la mobilità e la portabilità dei dati ha fatto sì che diventasse un mercato a sé stante. Il report Veeam Cloud Data Management del 2019 ha rivelato che le aziende hanno programmato di investire in media 41 milioni di dollari per l’implementazione di tecnologie di Cloud Data Management quest’anno.

Per soddisfare le mutevoli aspettative dei clienti, le aziende sono costantemente alla ricerca di nuove soluzioni per rendere i dati maggiormente portatili all’interno dell’organizzazione. La vision “i tuoi dati, quando ne hai bisogno, dove ne hai bisogno” può essere realizzata solo attraverso una solida strategia CDM, quindi la sua importanza non farà che crescere ulteriormente nel corso del 2020.

Il successo e la velocità dei backup sono funzionali alla continuità del business
La disponibilità dei dati, i Service Level Agreement (SLA) e le aspettative aumenteranno nei prossimi 12 mesi. Mentre la soglia per i tempi di inattività, o qualsiasi discontinuità del servizio, continuerà a diminuire. Di conseguenza, l’enfasi del processo di backup e ripristino si sposterà verso quest’ultimo. Il backup era un tempo impegnativo, laborioso e costoso. Reti e dispositivi di destinazione più veloci, unitamente a migliori capacità di acquisizione dati e automazione hanno accelerato il processo di backup. Secondo il report Veeam Cloud Data Management 2019, quasi un terzo (29%) delle aziende esegue backup e replica di applicazioni ad alta priorità su base continuativa.

La preoccupazione principale per le aziende è che il 100% dei loro dati sia ripristinabile e che il ripristino sia completato in pochi minuti. Oltre a garantire la massima tranquillità quando si tratta di mantenere la disponibilità dei dati, è possibile utilizzare i dati di backup a scopo di ricerca, sviluppo e test. Questo aiuta l’azienda a prendere decisioni informate sulle strategie di trasformazione digitale e di accelerazione del business.

Tutto diventa software-defined
Le aziende continueranno a selezionare e scegliere le tecnologie e l’hardware di storage più funzionali alle proprie esigenze, ma la gestione del data center sarà sempre più incentrata sul software. Il provisioning manuale dell’infrastruttura IT sta rapidamente diventando il passato. L’Infrastructure as Code (IaC) sarà un processo sempre più diffuso. Consentendo alle aziende di creare una blueprint di ciò che l’infrastruttura dovrebbe fare, implementandola successivamente in tutti gli ambienti di storage e in tutte le location, IaC riduce il tempo e i costi di provisioning dell’infrastruttura in siti multipli.

Approcci software defined come IaC e Cloud-Native – una strategia che utilizza in modo nativo i servizi e l’infrastruttura dei fornitori di cloud computing – non sono soltanto utili per risparmiare. L’automazione delle procedure di replica e la possibilità di sfruttare il cloud pubblico garantisce precisione, agilità e scalabilità, consentendo alle aziende di implementare le applicazioni in modo veloce e semplice. Dal momento che il 77% delle aziende utilizza servizi SaaS (software as a service) un approccio software-defined alla gestione dei dati diventa rilevante per la maggior parte delle organizzazioni.

Sostituzione, più che aggiornamento, delle soluzioni di backup
Nel 2020, il trend vedrà le aziende attive nella sostituzione delle tecnologie di backup. Saranno privilegiate semplicità, flessibilità e affidabilità delle soluzioni di business continuity e l’esigenza di accelerare gli sviluppi tecnologici sarà sempre più forte. Nel 2019, le aziende hanno dichiarato di aver avuto una media di cinque interruzioni non pianificate negli ultimi 12 mesi. Ci sono dei dubbi sulla capacità dei vendor legacy di garantire la disponibilità dei dati e questi dubbi stanno spingendo le aziende a sostituire tutte le soluzioni di backup e recovery.

Gli elementi che spingono le aziende verso la sostituzione completa delle soluzioni esistenti (piuttosto che procedere ad un aggiornamento delle soluzioni esistenti) sono ad esempio i costi di manutenzione inferiori, la possibilità di virtualizzazione e le funzionalità cloud delle nuove soluzioni, oltre che la lentezza nell’accesso ai dati e la scarsa semplicità di gestione delle soluzioni esistenti. Ripartire da capo offre alle aziende la tranquillità di avere sempre la soluzione giusta per soddisfare le richieste degli utenti in ogni momento.

Tutte le applicazioni saranno mission-critical
Il numero di applicazioni che le imprese classificano come mission-critical aumenterà nel 2020, aprendo la strada ad uno scenario in cui ogni applicazione è considerata prioritaria. In precedenza, le organizzazioni sono state preparate a distinguere tra applicazioni mission-critical e non mission-critical. Poiché le aziende fanno oggi affidamento sulla loro infrastruttura digitale, la capacità di fare una distinzione diventa molto difficile. Il report Veeam Cloud Data Management del 2019 ha evidenziato che, in media, le aziende possono tollerare un massimo di due ore di inattività di un’applicazione mission-critical.

I tempi di inattività delle applicazioni costano alle organizzazioni un totale di 20,1 milioni di dollari a livello globale in termini di mancato guadagno e diminuzione della produttività ogni anno, con un costo medio di 102.450 dollari all’ora per la perdita di dati di applicazioni mission-critical. La verità è che ogni applicazione ha un’importanza critica.