IDA Data Center Day: far conoscere i data center ai giovani

Oggi il data center è usato da tutti - per acquisti online, visone di film on-demand, video conferenze da remoto - ma è conosciuto da pochi addetti.

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L’evento Data Center Day del 6 novembre, tenuto presso la sede di Data4 a Cornaredo, è stato organizzato da IDA (Italian Datacenter Association, l’associazione nazionale dei costruttori e operatori di data center) per presentare alla stampa la prima giornata a porte aperte dei data center in Lombardia, giornata dedicata agli studenti delle università e degli ultimi anni delle scuole superiori.

Hanno fatto gli onori di casa Davide Suppia, Country Director & Vice President Sales Data4 e IDA Member Board of Directors, e Carlotta Matteja, Presidente Gruppo di Lavoro Education IDA. Hanno partecipato anche le autorità locali Francesco Vassallo, Vicesindaco Città Metropolitana di Milano, Pierluigi Sanna, Sindaco di Colleferro e Vicesindaco della Città Metropolitana di Roma, Fabio Rubagotti, Sindaco di Settimo Milanese, Sara Santagostino Pretina, Vicesindaca di Settimo Milanese, Umberto Zeppa, Vicesindaco del Comune di Colleferro.

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Davide Suppia
Il data center è oggi usato da tutti – per acquisti online, invio di documenti tramite e-mail, visone di film on-demand, video conferenze da remoto e altro ancora – ma è conosciuto da pochi addetti. Con il Data Center Day, IDA vuole far conoscere queste utility, sia per sottolineare la loro importanza sia per attrarre i giovani interessati a iniziare una carriera lavorativa in questo settore, perché è ancora difficile trovare personale capace di operare in un ambiente complesso e delicato come questo.

 

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Carlotta Matteja
IDA ha istituito il Gruppo di Lavoro Education con l’obiettivo di identificare le professionalità che servono in un data center, coltivare i talenti necessari per operare con una mentalità tesa alla precisione e al garantire un servizio ininterrotto. Si tratta di una forma mentale che va sviluppata nei giovani, così alcuni di questi potranno lavorare con profitto in un ambiente così esigente.

Data center: il punto di vista delle autorità locali

Un data center ha bisogno di un’alimentazione elettrica adeguata (si parla di molte decine di MW), della vicinanza del backbone della Rete, di terreni che siano sicuri per quanto riguarda i terremoti e le alluvioni. La Lombardia soddisfa tutte queste esigenze, ed è per questo che in questa Regione si concentra la grande maggioranza dei data center italiani.

Ancora oggi in Italia non c’è una legislazione nazionale precisa sullo sviluppo dei data center, quindi gli enti locali procedono in ordine sparso, basandosi su linee guida definite in autonomia. Ecco perché la Città Metropolitana di Milano collabora con IDA e con la Regione Lombardia per stabilire quali criteri un data center deve rispettare. Giusto qualche mese fa sono state pubblicate le linee guida regionali – per ora solo di massima – per la collocazione dei data center.

Una difficoltà importante da superare per la creazione di un nuovo data center è convincere la popolazione locale della non pericolosità di questo tipo di strutture, dato che i moderni data center non consumano acqua se non in quantità minima, non inquinano l’atmosfera né il terreno, non sono particolarmente rumorosi e non richiedono il transito di automezzi pesanti (se non al momento della loro costruzione).

Per impattare il meno possibile sul territorio, le aziende che costruiscono data center puntano sempre a terreni già occupati da strutture industriali dismesse o abbandonate, che sono demolite totalmente e sostituite dai nuovi edifici. Quindi non c’è occupazione netta di nuovo suolo, si tratta di riciclare spazi già destinati alle attività commerciali (brown field). Così ha operato Data4 a Cornaredo, che ha costruito sull’area che prima ospitava i palazzi di Italtel.

Questi centri possono anche essere utili ai residenti e alle imprese agricole vicine, per esempio, grazie al riciclo del calore prodotto dai computer, estratto e inviato sotto forma di teleriscaldamento alle case e alle serre.

In definitiva, le persone accetteranno queste innovazioni se le istituzioni saranno capaci di convincere e di dimostrare con i fatti l’utilità occupazionale, sociale ed economica dei data center.

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Il consumo di energia

Se da un lato è vero che i data center sono grandi consumatori di energia, bisogna anche considerare quanto ci permettono di risparmiare sui consumi e sulla produzione di CO2. Per esempio, una video conferenza da remoto, resa possibile dai data center, consente a persone dislocate in giro per il Paese, se non nel mondo, di incontrarsi in maniera virtuale, senza doversi spostare fisicamente per raggiungere il luogo di lavoro, con un evidente risparmio di energia.

Ancora, ormai molte aziende hanno affrontato il percorso della digitalizzazione, che comprende lo sfruttamento del cloud per i servizi IT. Questa digitalizzazione consente un grande risparmio di risorse materiali, a cominciare dalla carta e dalle stampanti.

L’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenta un punto di svolta per i data center, per via dei consumi energetici nettamente maggiori. Per le macchine che useranno prevalentemente le GPU, non sarà più sufficiente il raffreddamento ad aria, sarà necessario passare a quello a liquido. ma questo non significa che il consumo d’acqua aumenterà, perché sarà sempre un ciclo chiuso.

Dal punto di vista della sostenibilità energetica, Data4 a breve impiegherà energia che al 35% arriva da fonti rinnovabili, prevalentemente da impianti situati nelle regioni meridionali della penisola. Il trasporto dell’energia dal Sud al Nord ha naturalmente un costo, ma l’operazione risulta comunque valida nel suo complesso.

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Come è fatto un data center di Data4

Gli edifici dei data center di Data4 sono tutti costruiti partendo da un progetto standard comune, che consente di rispettare tutte le normative e i requisiti di sicurezza più recenti. Le costruzioni sono prefabbricate e sono disponibili in varie dimensioni, adatte a potenze di 4, 10 oppure 15 MW. Ogni data center è costruito su una soletta di cemento di un metro e mezzo di spessore, capace di sopportare fino a due tonnellate di peso per metro quadrato.

Tutto il cablaggio corre su mensole metalliche fissate appena sotto il soffitto, che a sua volta è costituito interamente da griglie che possono essere aperte o chiuse. Se aperte lasciano passare verso il basso l’aria fredda, contenuta in una intercapedine superiore alta circa un metro e mezzo e ampia quanto la sala dedicata ai server. L’aria fredda cade sui rack con i computer, si riscalda asportandone il calore e viene aspirata da ventole integrate lungo una parete e poste vicino al pavimento, per poi essere inviata ai chiller che la mandano di nuovo nell’intercapedine, una volta raffreddata. È un ciclo chiuso, quindi, che in inverno viene alimentato anche dall’aria esterna, purché abbia una temperatura inferiore a 15°C.

Il sistema di controllo misura la temperatura tramite numerosi sensori che pendono dal soffitto e distanziati circa quattro metri l’uno dall’altro. In caso di incendio, entrano in azione nebulizzatori d’acqua, che saturano l’aria solo nella zona dove ci sono le fiamme. L’aria così satura di umidità estingue l’incendio, senza compromettere il funzionamento dei componenti elettronici delle macchine.

L’ambiente del data center è diviso in settori secondo le esigenze di spazio dei vari clienti di Data4, che gestiscono in proprio l’organizzazione dei rack e l’accesso alle aree loro riservate. Comunque gli armadi sono sempre disposti in modo da formare corridoi, dove circola l’aria fredda immessa dall’alto (fronte dei rack) oppure quella calda aspirata dalle pareti (retro dei rack).