Nell’Innovation Hub della sua sede di Milano, il 19 settembre Microsoft ha ospitato Hevolus Innovation, il cui CEO, Fabio Santini, ha mostrato agli invitati i vantaggi della realtà virtuale per le imprese. Antonino Spezzano, Microsoft Cloud Solution Presales Director, ha fatto gli onori di casa.
Hevolus Innovation è una società pugliese che sviluppa soluzioni di realtà virtuale per le aziende e che vuole rinnovare i processi di business attraverso la Rete e l’intelligenza artificiale. Quest’ultima è implementata non solo come un elemento di innovazione tecnologica, ma come una forza trainante per la trasformazione del business e per l’aumento della produttività e della competitività.
Il mondo intorno a noi è 3D e interattivo
La realtà intorno a noi è a tre dimensioni e il nostro apparato visivo, composto da occhi e cervello, ce la fa percepire nella sua completezza tramite un’analisi continua di tutti gli indizi che consentono di definire la tridimensionalità di un ambiante o di un oggetto: prospettiva, distanza, riferimenti a elementi conosciuti, esperienze pregresse.
La distanza è un’informazione fondamentale, ma non è più percepibile quando osserviamo un’immagine visualizzata su una superficie bidimensionale, come lo schermo di un computer, di una TV, di uno smartphone. Per quanto realistici possano apparire oggetti e scene 3D mostrate con un dispositivo 2D, manca sempre la terza dimensione, una carenza che ci fa capire subito che ciò che stiamo osservando non è reale.
Ma non è solo questione di visualizzazione, manca anche buona parte dell’interattività. Perché nella realtà possiamo girare intorno a un oggetto, prenderlo addirittura in mano per osservarlo da diverse angolazioni. In un ambiente possiamo girarci e spostarci, per avere una prospettiva diversa e per avvicinarci a ciò che più ci interessa. Con i moderni sistemi informatici è possibile compiere buona parte di queste operazioni, ma sempre tramite manovre un po’ macchinose, per nulla istintive soprattutto a chi conosce poco i computer e i dispositivi mobili.
La realtà virtuale
Con la realtà virtuale (e anche con le sue varianti mista e aumentata) si superano tutte queste limitazioni. Grazie all’impiego di un visore posto davanti agli occhi, simile a una maschera subacquea ma che contiene al suo interno due display miniaturizzati, uno per occhio, è possibile osservare un oggetto o una scena in vero 3D, non è più necessario affidarsi a indizi come la prospettiva per dedurre la distanza e le dimensioni degli elementi che ci troviamo davanti. Di più, possiamo spostarci liberamente (pur rispettando i limiti della stanza dove ci troviamo fisicamente), afferrare gli oggetti e ruotarli davanti ai nostri occhi, proprio come faremmo con i corrispettivi reali.
Se fino a qualche anno fa i visori per la realtà virtuale (VR) dovevano essere collegati a una potente workstation tramite cavi scomodi, rigidi e magari non abbastanza lunghi, oggi questi dispositivi sono totalmente autonomi, sia come potenza di calcolo sia come alimentazione elettrica, e quindi permettono una totale libertà nei movimenti. Questo naturalmente accresce il realismo delle scene osservate: in molti casi l’utente ha veramente l’impressione di trovarsi in un ambiente reale, non virtuale.
I visori per la realtà virtuale trovano impiego nella progettazione meccanica con CAD, in architettura (il progetto di un arredo per un’abitazione che in realtà è ancora vuota), in didattica (la visita di musei remoti, luoghi estremamente difficili da raggiungere come la Luna e Marte, fondali oceanici), nei negozi virtuali. A livello consumer, sono usati nei giochi in prima persona.
Antonino Spezzano, Microsoft Cloud Solution Presales Director
Un visore per ogni tipo di realtà virtuale
In funzione del tipo di realtà virtuale che si vuole ottenere, esistono diversi tipi di visori.
- Realtà virtuale pura. L’utente è cieco all’ambiente reale, ma vede esclusivamente le scene 3D virtuali, generate dall’elettronica. L’immersione nel mondo virtuale è ottimale, ma esiste il pericolo che l’utente urti gli oggetti reali circostanti (mobili, pareti). Per evitare questo rischio, i visori più sofisticati (come Meta Quest 3, 549,99 euro Iva inclusa) sono dotati di sensori (ottici, infrarossi, ultrasuoni) per misurare la distanza dagli oggetti reali. Quando questa distanza scende sotto un limite prefissato, l’elettronica fa apparire nel mondo virtuale una barriera o un segnale di allarme, per avvisare l’utente di non procedere oltre
- Realtà mista. Il visore oscura completamente la visuale dell’utente, come nel caso precedente, ma è dotato sul fronte di due telecamere integrate (come Meta Quest 3 e Apple Vision Pro, da 3.499,00 dollari, tasse escluse), che riprendono la scena circostante. Le immagini sono visualizzate tramite i due schermi interni, con gli oggetti 3D sintetici mostrati in sovrapposizione. Con questo sistema l’utente vede sia il mondo reale sia gli elementi 3D virtuali, che grazie a sensori ottici e di movimento appaiono perfettamente integrati nella realtà, anche quando l’utente ruota la testa e si muove. Con i dispositivi più sofisticati, il riconoscimento della realtà circostante è tale da individuare forme e volumi dei singoli oggetti, così un elemento 3D virtuale in movimento può urtarli e rimbalzare indietro, per esempio
- Realtà aumentata. Il dispositivo (come Microsoft HoloLens 2, 3.899,00 euro) non impedisce la visuale dell’utente, ma pone davanti ai suoi occhi (un solo occhio nei modelli più semplici) uno schermo semitrasparente (collimatore) che mostra oggetti 3D e grafiche generate in tempo reale. Questi elementi virtuali sono ben fissati alla realtà, ma sono sempre semitrasparenti, dato che il sistema non può bloccare la luce riflessa dalle superfici degli oggetti che si trovano in secondo piano. Alcuni dispositivi di questo tipo si riducono a un paio di occhiali, in apparenza quasi indistinguibili da quelli standard, con una telecamera integrata nella montatura e con un piccolo collimatore che si protende davanti a un occhio, in modo che le immagini prodotte siano percepibili ai bordi del campo visivo
L’interazione con gli oggetti virtuali è resa possibile da controller, da tenere in mano e dotati di pulsanti e accelerometri interni per misurare movimenti e rotazioni. In alternativa, alcuni visori integrano telecamere puntate verso il basso, in modo da inquadrare le mani. Così il sistema individua la loro posizione e i gesti fatti con le dita, gesti che sono interpretati come comandi veri e propri.
La soluzione di Hevolus Innovation
Hevolus Innovation è convinta che tutti e tre i tipi di realtà virtuale possono aiutare a innovare i processi di business. Perché per esempio un oggetto in vendita appare in maniera molto più realistica, accattivante e convincente se mostrato in vero 3D, calato in un ambiente virtuale realistico o addirittura inserito nel mondo reale.
Oggi nella quasi totalità dei casi la costruzione di un nuovo prodotto inizia con una modellazione CAD, quindi con la creazione di un oggetto a tre dimensioni che viene visualizzato in maniera più o meno realistica da un software dedicato.
Hevolus Innovation ha sviluppato una piattaforma e un flusso operativo per importare questi modelli 3D, ottimizzarli in automatico per quanto riguarda il numero di poligoni che lo compongono (un numero troppo elevato rallenterebbe i calcoli per la visualizzazione, che non sarebbe più in tempo reale), assegnare materiali e texture in modo da fagli assumere un aspetto realistico, eventualmente associare metadati alle sue parti, così con un clic sopra di esse si farà apparire un riquadro con le informazioni relative.
Fabio Santini, CEO di Hevolus Innovation
Tutte queste operazioni non richiedono conoscenze particolari di programmazione, ma sono alla portata anche degli utenti con poca esperienza nel campo della realtà virtuale. Questo grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale generativa, che Hevolus Innovation ha addestrato per reperire in azienda le informazioni pertinenti e per condurre un vero e proprio dialogo (anche in più lingue) sia con chi deve preparare il progetto sia con il cliente finale che visita l’ambiente virtuale e che vuole conoscere le caratteristiche del prodotto.
La realtà virtuale per la prototipazione, la formazione, la vendita
Grazie alla soluzione di Hevolus Innovation, la visualizzazione del modello virtuale è possibile con un visore 3D, con un computer, con uno smartphone. Naturalmente il massimo del realismo si ottiene con i visori VR, ma i dispositivi più tradizionali sono molto più diffusi e subito a portata di mano. Il sistema consente a più persone, anche da remoto, di vedere l’oggetto virtuale, di esaminarlo in ogni dettaglio ed eventualmente segnalare correzioni e modifiche. Il processo è collaborativo e iterativo e consente sia di ridurre al minimo i tempi per le modifiche sia di non richiedere alcun consumo di materiale, a tutto vantaggio della sostenibilità dato che non sono realizzati prototipi fisici.
Una volta che il progetto è stato approvato e avviato alla produzione, si può usare ancora il modello 3D virtuale per la formazione della forza vendita e dei tecnici dell’assistenza. Anche questa formazione può essere da remoto, inoltre offre un livello di interattività impossibile da raggiungere con un manuale tradizionale, che in formato elettronico più contenere al massimo immagini 2D, foto e registrazioni video. Grazie alla realtà virtuale, per esempio, è possibile sia smontare il prodotto sia esaminare diverse configurazioni con l’inserimento di elementi accessori. Il tutto in tempo reale e in maniera interattiva.
Una volta sul mercato, la realtà virtuale o mista è insuperabile per mostrare al cliente l’aspetto realistico del prodotto, addirittura calato nell’ambiente reale. Con questo mezzo di visualizzazione il cliente può rendersi effettivamente conto delle dimensioni dell’oggetto, raffrontandolo con gli elementi reali visibili tutto intorno. Può osservarlo da diverse angolazioni, cambiare colori e finiture, aggiungere e togliere elementi opzionali, fino ad arrivare alla configurazione che più lo soddisfa, sempre visualizzata in maniera realistica e in real time.