Lavoro ibrido, secondo uno schema che privilegia produttività e flessibilità: Ivanti racconta come fare e presenta i dati di una ricerca tra impiegati e professionisti.
A raccontarci lo sviluppo degli scenari operativi sono intervenuti Marco Cellamare, Regional Sales Director per l’Area Mediterranea di Ivanti e Marco Mozzi, EXM Sales Specialist per l’area Mediterranea di Ivanti.
In un contesto di rapido cambiamento, l’azienda è impegnata a supportare il nuovo ambiente di lavoro distribuito. Per farlo, porta con sé tutta l’esperienza di Heat Software e Landesk, aziende che si sono associate nel 2017, dando vita a Ivanti.
Nel tempo, la società si è specializzata nell’implementazione di un portfolio di soluzioni per la sicurezza, con l’obiettivo di ottimizzare la produttività dei propri clienti, riducendo l’esposizione a eventuali rischi informatici.
Oggi, l’offering è strutturato tre modelli applicativi: Unified Endpoint Management, Zero-Trust Access ed Enterprise Service Management.
Marco Cellamare, Regional Sales Director dell’area Mediterranea di Ivanti
Nel nuovo contesto, caratterizzato da infrastrutture distribuite è necessario implementare un nuovo modello di sicurezza che tenga conto di tutte le esigenze dei dipendenti e delle aziende. Quest’ultime, adattandosi all’Everywhere Workplace, dovranno fornire agli utenti, l’accesso a dati e applicazioni nel cloud, migrando grandi carichi di lavoro per riuscire a ottimizzare il proprio business. È essenziale adottare un modello di sicurezza Zero Trust, che protegga i lavoratori da remoto, indipendentemente dal fatto che si stia parlando di sicurezza on-premise, edge o cloud.
Lavoro ibrido e lavoro a distanza, cosa ne pensano i lavoratori?
Per sondare il mercato e capire le esigenze delle imprese, Ivanti ha raccolto le opinioni di più di 4.500 impiegati e 1.500 professionisti IT negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Svezia e Australia.
L’obiettivo è stato quello di individuare gli atteggiamenti verso il lavoro a distanza, i punti di disaccordo tra i diversi gruppi demografici e i benefici specifici e le preoccupazioni che hanno tratto da questa esperienza fino ad ora.
La ricerca evidenzia trend già noti, porta alcune conferme e svela anche qualcosa di inaspettato. Il report ha svelato come le priorità dei dipendenti stiano continuando a cambiare: il 71% preferirebbe lavorare da qualsiasi luogo piuttosto che ricevere una promozione! Ma non sono tutte “rose e fiori”: nonostante la crescente diffusione del lavoro da remoto, il 10% degli intervistati riscontra un effetto negativo sulla propria condizione di salute.
Marco Mozzi, EXM Sales Specialist per l’area Mediterranea di Ivanti
Il 70% delle donne che lavorano nell’IT hanno segnalato di aver riscontrato effetti negativi, a livello psicologico, legati al lavoro da remoto, contro il 30% degli uomini, appartenenti allo stesso settore. In aggiunta, molti dipendenti avvertono la perdita di contatto interpersonale con i propri colleghi (9%), aggiungendo di lavorare più ore rispetto a quando erano in ufficio (6%).
Il report ha anche mostrato un ulteriore divario di genere: il 56% delle donne intervistate ha affermato come il lavoro da remoto abbia influenzato negativamente la loro salute mentale, rispetto al 44% degli uomini. Mentre il 52% delle donne riferisce di aver perso il contatto interpersonale con i colleghi, rispetto al 47% degli uomini.
Lavoro ibrido, quale potenziale?
Guardando ai potenziali modelli di lavoro futuri, la ricerca evidenzia che il 42% dei dipendenti preferisce modalità di lavoro ibride (+5% dall’ultimo studio). Il 30% dei medesimi opta invece per lavorare da casa in modo permanente (-20% dall’ultimo studio), dimostrando la volontà di interagire nuovamente con i propri colleghi.
Nonostante i diversi benefici legati al lavoro da remoto, tra i quali il risparmio di tempo negli spostamenti (48%), un migliore equilibrio tra vita privata e professionale (43%) e un orario di lavoro più flessibile (43%), si sono verificati alcuni svantaggi. Infatti, il 49% degli intervistati afferma di essere stato influenzato negativamente dal lavoro a distanza a causa di una scarsa interazione con i colleghi (51%), della mancanza di collaborazione e comunicazione (28%), del rischio di rumore di fondo e di alcune distrazioni (27%).
A fronte di ambienti di lavoro sempre più complessi, l’automazione assumerà un ruolo centrale. Di fatti, il 15% degli intervistati preferirebbe lavorare da qualsiasi luogo (+87% dall’ultima indagine). È interessante notare che il 22% degli intervistati è diventato un “nomade digitale”, il 18% sta valutando di diventarlo contro il 13% che vorrebbe lavorare permanentemente in ufficio (-11% dall’ultima indagine).
Guardando al futuro, il 26% degli intervistati si augura che l’IT fornisca nuovo hardware come PC portatili, desktop e dispositivi mobili nel 2022, e il 26% richiede una modernizzazione del service desk. Tra i team IT, quest’ultimo aspetto raggiunge il 32%. Considerando l’aumento dei volumi delle richieste ai service desk durante la pandemia, gli alti costi operativi e una ridotta produttività dei dipendenti, questo non dovrebbe sorprendere.