Editoria digitale, perché i dati sono importanti

Gli editori possono fare affidamento sull'analisi delle edizioni digitali o sui dati raccolti da terze parti, quali le piattaforme di distribuzione.

Editoria digitale

Marie Sophie Von Bibra, Head of Growth per l’Italia di Readly, ci parla di editoria digitale e sottolinea l’importanza dei dati in un contesto sempre più globalizzato.

Come profetizzato nell’ormai lontano 2006 da Clive Humby, data scientist e matematico inglese, “I dati sono il nuovo petrolio”.

Per esempio, Victor Marklund, Chief Data Officer di Readly, una delle principali aziende nel mercato degli abbonamenti alle riviste digitali in Europa, che ha utenti in 50 paesi, sostiene che i dati sono come l’energia solare: continuiamo ad utilizzarla, e continua a rigenerare valore.

IDC prevede che nel 2025 saranno creati oltre 175 Zettabytes (1 ZB = 1.000.000.000 TB) di nuovi dati in tutto il mondo. Qualcuno si è divertito a calcolare che ne avremmo abbastanza per farne andata e ritorno dalla Terra alla Luna 23 volte; in ogni caso, i Big Data sono sempre più rilevanti per le aziende, e la loro gestione è oggi una priorità di investimento per i CIO.

Editoria digitale – che cosa possono mostrare i dati

Così è anche per Readly. Nel corso del 2020 sulla sua piattaforma sono stati letti oltre 99 milioni di riviste digitali, con categorie hanno registrato un evidente tasso di crescita, quali cibo e cucina (+31%), Casa e Ristrutturazioni (+25%), Interior design & architettura (+21%), TV & Cinema (+19%) e Lifestyle (+14%). Questi trend di lettura rispecchiano senza dubbio a livello globale le abitudini che hanno caratterizzato i mesi della pandemia, con i primi lockdown in tutta Europa.

Tuttavia, i dati di lettura di Readly vanno oltre: in particolare, nel periodo 1° gennaio-31 marzo 2021, gli analisti hanno rilevato che su migliaia di ricerche effettuate da abbonati italiani sulla app Readly, i termini più cercati sono stati “uncinetto”, “cucina”, “yoga”, ma anche termini correlati alla tecnologia quali “Linux” e “Raspberry”. Ovvero, i dati dipingono già la situazione di un inizio d’anno in piena pandemia, con lockdown in diverse zone del nostro Paese e la conseguente priorità di approfondimento di tematiche relative alla casa, al benessere, oltre che di approccio alla tecnologia e alla programmazione informatica.

I dati come base per una strategia di sviluppo editoriale

La disponibilità di queste ed altre più dettagliate informazioni – quali, per esempio, i tempi di lettura delle diverse riviste e le pagine maggiormente consultate in ogni singola pubblicazione – permette agli editori di prendere decisioni significativamente più consapevoli e di personalizzare sempre di più l’esperienza dei propri lettori, facendo leva al contempo sulle entrate pubblicitarie.

Certamente un giornalista sa bene che cosa i lettori si aspettano di trovare tra le pagine della sua rivista e che, nel pianificare la strategia editoriale, è fondamentale sfruttare tutta la conoscenza che è possibile avere delle preferenze dei propri lettori tramite riscontro diretto; in questo caso anche il supporto dei dati analitici si rivela fondamentale, e può essere molto utile per indirizzare al meglio un contenuto.

Editoria digitale

Gli editori possono fare sempre più affidamento sull’analisi delle edizioni digitali o sui dati raccolti da terze parti, quali le piattaforme di distribuzione digitale. Gli oltre 32 miliardi di punti dati relativi ai contenuti dei 900 editori presenti su Readly, raccolti in maniera anonima, rendono immediata qualsiasi analisi, fornendo anche i relativi strumenti per interpretarli. Perché, differenza del petrolio, i dati stessi sono intrinsecamente inutili, se non si è in grado di utilizzarli per migliorare il proprio lavoro e, di conseguenza, per sviluppare prodotti editoriali sempre più apprezzati dai propri lettori.

In questo modo, l’accesso ai dati relativi al consumo dei propri contenuti si rivela una vera e propria chiave di volta anche per i “creativi” all’interno delle redazioni.

I dati premiano l’editoria digitale

Oltre a fornire una adeguata piattaforma tecnologica di distribuzione, supportare la digitalizzazione del settore delle riviste significa anche accompagnare gli editori nel miglioramento delle proprie prestazioni, dalle entrate pubblicitarie, fino al coinvolgimento e alla relazione con il proprio pubblico.

Per questo, per esempio, Readly ha ideato nel 2020 i Publisher Awards, premio internazionale che riconosce gli editori più virtuosi nel passaggio al digitale, completamente definito dai dati, e non da una giuria, a dimostrazione della portata intrinseca delle informazioni, capaci di generare valore.