Couchbase propone una gestione database NoSQL flessibile, progettata per gli ambienti IT distribuiti che devono elaborare grandi moli di dati in tempi ridotti.
L’azienda, nata in California 10 anni fa, conta circa 500 dipendenti e svolge attività in forma diretta in numerose country, anche in Italia.
A raccontarci le novità sono intervenuti Fabio Gerosa, Sales Director Italy, e Eric Delattre, Senior Director, Southern Europe di Couchbase.
La Couchbase Data Platform include sia Couchbase Server, sia Couchbase Mobile ed è stata ideata a partire dalla tecnologia NoSQL. Si tratta di una forma di data-model flessibile e scalabilità, che vanta grandi performance e meccanismi di amministrazione relativamente semplice.
In particolare, il servizio si basa su database open source, distribuito, orientato ai documenti. Nasce per gestire dati a bassa latenza per applicazioni interattive web, mobile e IoT su larga scala. Sfruttando una architettura evoluta di indexing e caching, la piattaforma può effettuare operazioni sui dati con prestazioni nell’ordine dei millisecondi. Analogamente, il potente motore di interrogazione consente l’esecuzione di richieste tramite un linguaggio molto simile al tradizionale SQL.
Ad oggi, aziende come eBay, Cisco, Disney, General Electric, LinkedIn, Marriott, PayPal, Revolut, Ryanair, Viber, United Airlines, Verizon, e centinaia di altre in tutto il mondo usano la Couchbase Data Platform per le loro applicazioni web, mobile e IoT.
Database NoSQL
Couchbase vanta una filosofia di base dinamica e aperta e, rispetto ad altre soluzioni presenti sul mercato da più tempo, nasce con “il cloud già in mente”. Ciò significa che Couchbase Server può vantare maggiore flessibilità rispetto ad altre infrastrutture monolitiche. Proprio per questo è possibile affermare che si tratti di una architettura indipendente e agnostica rispetto all’ambiente dove si trova a operare.
Può essere abilitato presso i cloud provider IaaS, oppure in contesti quali il cloud ibrido o privato, il tutto senza sostanziali differenze.
Stanti queste basi, come sottolineato da Eric Delattre, Senior Director, Southern Europe di Couchbase, il prodotto si classifica tra i più veloci, migliorando di molto i tempi di risposta rispetto a competitor di alto lignaggio.
Couchbase Server è quindi una data platform con servizi aggregati, dai livelli più profondi, che riguardano le transazioni e la replica delle informazioni, fino ai service di ricerca, analytics, indicizzazione.
Grazie a un simile struttura la soluzione proposta da Couchbase può essere efficientemente implementata a tutti i livelli. Per il mondo enterprise è disponibile la versione a sottoscrizione, mentre la comunità può beneficiare della release liberamente scaricabile. Per i dispositivi edge e per elaborare i dati “là dove vengono prodotti e raccolti” esiste la specifica versione Couchbase Lite.
Couchbase Cloud – Database NoSQL
Analogamente, Couchbase Cloud è un Database-as-a-Service (DBaaS) gestito e permette alle imprese di ospitare i dati all’interno del proprio Virtual Private Cloud.
Il sistema permette di ridurre i costi operativi, mantenendo il controllo sui dati e la sicurezza. Fornisce un singolo pannello di controllo della gestione multi-cloud e della replica cross-data-center.
La configurazione trasparente del software e le licenze si combinano con le prestazioni nodo per nodo per ridurre il costo totale di proprietà (TCO).
Una differenza chiave tra Couchbase Cloud e altre soluzioni DBaaS è la separazione del piano di controllo e del piano dei dati, con conseguente maggiore flessibilità e migliore economia.
La console di controllo risiede nel VPC del cliente: I clienti hanno il pieno controllo dei loro dati insieme a una serie di altri vantaggi, tra cui prestazioni più elevate, latenza inferiore, e una maggiore sicurezza.
Un unico tool di controllo per la gestione multi-cloud: Costruito sulla base delle più recenti innovazioni cloud, comprese le tecnologie open source Kubernetes, Prometheus e Grafana.
L’impatto del COVID-19
Come ormai ogni comparto di business, anche l’adozione di nuove soluzioni per la trasformazione digitale ha risentito della pandemia globale in atto.
Secondo una ricerca Couchbase, il 77% delle organizzazioni ha dovuto apportare modifiche “notevoli” o “importanti” ai piani di digitalizzazione, o addirittura ricominciare da zero.
Il tasso di innovazione è quasi raddoppiato, passando dall’8% del 2019 al 14%.
La spesa media per la trasformazione digitale è passata da 27 milioni di dollari per organizzazione nel 2019 a 27,5 milioni di dollari nel 2020.
Il 55% delle organizzazioni ha apportato miglioramenti significativi all’esperienza utente rispetto al 73% del 2019, mentre per il 17% è addirittura eccellente.
La ricerca suggerisce che, al di là della pandemia, le aziende stanno ancora faticando a raggiungere i loro obiettivi di trasformazione digitale. La necessità di deviare le risorse in risposta al COVID-19 è stato il fattore più comune che ha impedito di perseguire nuovi progetti di digital transformation (che ha interessato il 31% delle organizzazioni), o che ne ha causato il fallimento, i ritardi o il ridimensionamento (che ha interessato il 29%). Tuttavia, un numero maggiore di imprese è stato impossibilitato a portare avanti i progetti, o ne ha subito l’interruzione, per motivi che non hanno nulla a che fare con la pandemia.
I progetti interrotti non hanno solo un costo finanziario, ma possono avere un effetto significativo sulla strategia aziendale, tanto che il 72% delle organizzazioni ha dovuto rimandare i propri obiettivi strategici o addirittura azzerarli completamente.