Eran Brown, CTO Emea & Apac Infinidat, analizza la situazione delle aziende dopo l’emergenza Covid e si interroga sul da farsi.
La pandemia da Covid-19 ha creato una situazione estremamente critica dal punto di vista sanitario. Ora che l’emergenza sembra essere quasi superata nascono molte preoccupazioni anche dal punto di vista economico e finanziario.
Ciò ha portato a importanti ripercussioni anche in ambito IT, in quanto le infrastrutture informatiche svolgono un ruolo fondamentale per l’efficienza aziendale, e la conseguente tenuta dell’impianto produttivo.
In questo contesto, ben si comprende il ruolo chiave dei responsabili IT, che dovranno prendere decisioni che potrebbero influenzare pesantemente la stabilità e la resilienza delle imprese nei prossimi anni.
Il mercato è in continua evoluzione e si sta adeguando alle mutate condizioni.
Conseguentemente, gli IT manager devono essere in grado di effettuare investimenti non rischiosi e che non impattino negativamente sull’azienda che, oggi più che mai, deve essere in grado di adattarsi velocemente alle trasformazioni in atto, in un contesto, per la maggior parte dei casi, nel quale le risorse a disposizione sono piuttosto limitate.
Ciò vale soprattutto per i sistemi di storage già acquistati, in quanto spesso è più complesso riutilizzare la capacità di archiviazione rispetto alle risorse computazionali.
Investire per restare competitivi
In uno scenario, come quello attuale, in cui la situazione finanziaria è incerta, per le aziende è indispensabile eliminare tutti i rischi che potrebbero portare ad una crisi fatale, e questo significa anche evitare di disperdere risorse nell’acquisto di infrastrutture che, anche se potranno servire in futuro, al momento non sono indispensabili.
Risulta, quindi, essenziale valutare bene gli investimenti in tecnologia e considerare ciò che deve essere mantenuto in locale e ciò che può essere trasferito in cloud.
All’interno del dipartimento IT, il responsabile delle infrastrutture ha a disposizione un budget predefinito da rispettare e questo va sempre tenuto in considerazione.
È, quindi, indispensabile una gestione strategica degli acquisti, riducendo al minimo i costi iniziali e posticipando il più possibile le spese. Il tema della revisione degli approvvigionamenti è il principale cruccio degli IT manager, che devono essere in grado di assicurare la continuità aziendale e la possibilità di dare il via a nuovi progetti. Dovendo contestualmente rispettare budget congelati o ridotti, in un dipartimento, di fatto, molto ridimensionato. I nuovi investimenti dovranno essere pochi, ma mirati e strategici al fine di garantire il massimo rendimento per l’azienda. Senza un piano a lungo termine ben studiato, infatti, il rischio di incorrere in costi “superficiali” aumenta vertiginosamente.
Investire per restare competitivi. Ma quali sono i pro e i contro di questa situazione?
Evitare ingenti costi iniziali
Il rischio di effettuare, di volta in volta, piccoli acquisti in modo tattico e di utilizzare un numero sempre maggiore di servizi o applicazioni cloud è quello di creare silos di dati isolati.
Questo crea un rallentamento nel flusso del reperimento delle informazioni e nella comunicazione aziendale, con un conseguente ritardo nei tempi di immissione sul mercato per nuovi prodotti e servizi.
Evitare impegni a lungo termine
Adottare questo approccio può portare le aziende a spostare più risorse in cloud. Ciò consentirà maggiore agilità, ripartendo i costi in un periodo di tempo più lungo, invece di sostenere un ingente pagamento in un’unica soluzione anticipata.
Questa scelta, tuttavia, a lungo andare peserà di più sui costi aziendali, poiché i servizi cloud sono estremamente gravosi. Inoltre, obbliga l’organizzazione a optare per spese OpEx (operative e di gestione) più pesanti nel tempo. I costi CapEx del cloud pubblico, infatti, non possono essere rivisti al ribasso.
Il CFO di Zoom Kelly Steckelberg è diventata famosa recentemente per aver dichiarato apertamente di voler frenare le spese del cloud, investendo nel proprio data center o nell’infrastruttura di colocation dell’azienda. Questa dichiarazione è conseguente ad un periodo di rapida crescita reattiva, durante la quale si è ritenuto che la rotta “più veloce” di Zoom verso una maggiore capacità fosse l’acquisizione di servizi cloud aggiuntivi che erano disponibili rapidamente, sebbene a un costo complessivo più elevato.
Investire per restare competitivi – Ridurre tutti i costi possibili
Questa strategia è rischiosa, perché tiene conto solo delle esigenze operative contingenti e a breve termine, senza prendere in considerazione le possibili evoluzioni future.
Un aumento dell’investimento in soluzioni a breve termine comporterà un maggiore carico amministrativo che avrà un impatto diretto sulla capacità di risposta delle organizzazioni IT, soprattutto in un momento in cui i team IT sono sempre più piccoli.
Tuttavia, per un team esperto, ciò potrebbe anche rappresentare l’occasione ideale per presentarsi sul mercato in modo proattivo al fine di rivedere fornitori e offerte.
Evitare acquisti discrezionali
Sebbene evitare acquisti discrezionali possa sembrare sensato dal punto di vista commerciale, spesso questo si traduce in un livello di investimento davvero minimo, frutto di una scorretta valutazione di cosa servirebbe realmente per una maggiore efficienza operativa.
I costi nascosti di solito aumentano il TCO effettivo, quando le funzionalità critiche vengono considerate un “nice to have” con conseguente aumento dei costi in altri progetti per compensare.
Investire per restare competitivi – Evitare rischi controllabili
Quando si considerano le carenze di competenze sul mercato, il rischio controllabile può influire sulla volontà di cambiare fornitore, portando ad effettuare scelte dettate dall’inerzia. Questo, però, oltre a una riduzione del personale IT, può causare una riduzione della produttività, che rappresenta un rischio ancora più grande per l’azienda.
Esistono, tuttavia, alternative che consentono alle aziende di reagire e controllare il rischio, garantendo al contempo l’agilità e un controllo dei costi.
Dal punto di vista di Infinidat, i modelli di consumo flessibili on-premises rappresentano una soluzione molto valida. Il vantaggio immediato è che i clienti non devono pagare la “tassa sul cloud” a seguito del picco dei carichi di lavoro.
Inoltre, si possono rimuovere molto rapidamente i costi associati di distribuzione su più cloud. Altrettanto interessante è il fatto che ulteriori processi di approvvigionamento sono minimi poiché il sistema è già in situ e, qualora necessario, è sufficiente richiedere la riduzione della capacità aggiuntiva.
All’azienda viene addebitato solo ciò che viene utilizzato, in modo simile al modello di consumo del cloud pubblico. Quando la domanda diminuisce, la capacità diminuisce di conseguenza.
Investire per restare competitivi
Per garantire che le aziende traggano vantaggio da una perfetta visione sul successo a lungo termine, i manager IT devono riuscire ad ottimizzare i costi dalla propria infrastruttura.
L’obiettivo è quello di non sacrificare nulla, concentrandosi sulla riduzione dei costi di storage e garantendo contestualmente un risparmio a lungo termine, grazie a una maggiore automazione e una maggiore efficienza operativa.
È importante, inoltre, prepararsi agli imprevisti ed evitare accordi blindati con i fornitori ove possibile.
Anziché pianificare in anticipo la capacità da acquistare, che non è mai realistica, è necessario affidarsi a fornitori di storage che offrano la massima flessibilità, garantendo la possibilità di aumentare la capacità, usando CapEx o OpEx, a seconda delle preferenze.
In breve, i leader IT di domani, devono lottare per una maggiore flessibilità oggi.