Red Hat, container e Kubernetes accelerano la trasformazione

Red Hat, container e Kubernetes accelerano la trasformazione

Adrian Keward, Chief Technologist for UK Public Sector di Red Hat, ci spiega come la trasformazione possa essere accelerata con i container e Kubernetes.
La trasformazione digitale sta dando luogo a nuove opportunità di business, ma presenta anche una serie di sfide e barriere tecnologiche. Di conseguenza, le aziende devono rivalutare come modernizzare la propria infrastruttura digitale, spesso obsoleta, per poter tenere il passo. C’è qualche modo per rendere la transizione più semplice?

La risposta è Kubernetes. La parola deriva dal greco antico e si traduce in “nocchiere” o “pilota”. Può quindi guidare la strategia di business IT attraverso le acque della trasformazione digitale verso la stabilità e l’efficienza. Quello che è nato come il sistema originale di container-orchestration open source di Google, oggi permette di automatizzare, controllare ed estendere le moderne applicazioni IT.

Le cose cambiano, la tecnologia va avanti
Il modello di containerizzazione è, come suggerisce il nome di Kubernetes, il volante che semplifica la vita di qualsiasi CTO o CIO. Con un sistema di container-orchestration è possibile scalare le applicazioni su e giù, in base all’attività e alle prestazioni aziendali, facendo sì che i vostri sistemi operino con voi, non solo per voi.

Kubernetes e altre soluzioni di gestione della piattaforma container esistono per stabilire regole di controllo. Dove prima era difficile per gli sviluppatori modificare le applicazioni affinché riflettessero le esigenze di business, oggi la trasformazione digitale sta garantendo maggiore facilità ed efficienza a tutti gli utenti assicurando un elevato livello di flessibilità.

Troppo bello per essere vero?
Questo non significa che le piattaforme di containerizzazione siano l’unica soluzione per ogni applicazione. Tuttavia, le due regole da ricordare sono che tutto dovrebbe supportare Kubernetes, e che un’azienda detenga la proprietà di tutta l’architettura.

Il modello Platform as a Service (PaaS), a differenza del modello Infrastructure as a Service (IaaS), leggermente obsoleto, consente agli utenti di installare una piattaforma di gestione e di iniziare a utilizzarla quasi immediatamente. Ciò significa che non ci si deve più preoccupare del networking sottostante. Ciò di cui bisogna essere consapevoli, tuttavia, è che tutti i provider hanno il proprio servizio cloud, che diventa inefficiente quando gli utenti sono sottoposti a un technical lock-in da parte di un determinato vendor.

Essere proprietari della propria architettura mitiga questo problema.

Stare al passo con la trasformazione digitale significa mantenere (e in alcuni casi, ottenere) il controllo dei propri sistemi IT aziendali. Quando un’azienda possiede la propria architettura può scegliere di utilizzare i servizi pertinenti per i compiti e le applicazioni giuste. E quando utilizza un sistema di gestione basato su Kubernetes, può passare da qualsiasi piattaforma, da quelle più piccole come UKCloud e UKFas, a quelle iper-convergenti come Amazon, Google e Microsoft.

In questo modo, gli sviluppatori software diventano decisori strategici. Un approccio semplificato come Kubernetes significa maggiori capacità di espansione, ritrattazione, patch, cataloghi d’uso e supporto allo sviluppo… e quindi una maggiore capacità di concentrarsi su ciò che ha senso per il business.

Teoria in pratica: quali sono i segnali che indicano che la vostra strategia IT ha bisogno di un aggiornamento?
I segnali chiave che il vostro software ha bisogno di essere rinnovato sono:

  1. Il database server non viene aggiornato da prima del 2000
  2. Ci sono applicazione che girano da 10-15 anni senza mai essere state riviste
  3. Il personale non sa come containerizzare
  4. I vostri fornitori non vi supportano o non esistono più
  5. Le applicazioni non funzionano più nell’ambiente del vostro provider
  6. Non siete più nella matrice di supporto (che può rinnovarsi dopo soli 2-3 anni)

Il passaggio a una strategia basata sui container è il modo migliore per consentire processi fluidi. Mentre un cliente potrebbe assumere una politica “cloud-first”, “solo cloud” e affidare tutte le applicazioni a un unico grande fornitore cloud per facilità, il passaggio sarà controintuitivo se nel giro di un paio d’anni deciderà di cambiare. Bisogna disporre di personale in grado di prendere le applicazioni e spostarle all’occorrenza.

L’aggiornamento della strategia digitale garantisce anche una maggiore sicurezza. Invece del lungo e complicato processo di installazione di software indipendenti, le piattaforme di gestione consentono un’installazione semplificata e, poiché durante l’operazione sono necessarie meno garanzie collaterali, le applicazioni diventano bersagli più piccoli di vulnerabilità. Allo stesso modo, il framework è facile da mantenere: se qualcosa va storto, è possibile distruggere un container interessato piuttosto che un intero server, spostarsi tra i container o togliere una patch.

Prendendo nota
Per poter abbracciare la trasformazione digitale e trarre vantaggio da benefici come i sistemi di gestione dei container, i professionisti dell’IT devono essere in grado di trasformare e integrare le applicazioni.

Il settore IT stesso ha bisogno di personale più qualificato che abbia la capacità di prendere le vecchie applicazioni e di integrarle in versioni più recenti. Poiché per strategia “a lungo termine” nel mondo dell’IT si intendono i prossimi tre-cinque anni, è necessario essere consapevoli dei cambiamenti strutturali dell’IT per non rimanere bloccati. E soprattutto, possedendo la propria architettura, saltare da un fornitore all’altro sarà molto più semplice in futuro.