In Italia quanto teniamo alla nostra privacy? E siamo disposti a cedere alle aziende una parte dei nostri dati personali? Le risposte nel nuovo Norton Lifelock Report. In un mondo sempre più connesso, le aziende sono obiettivi primari per gli attacchi informatici e i passi falsi non intenzionali possono risultare in un’esposizione critica delle informazioni personali dei consumatori. Secondo il Norton LifeLock Cyber Safety Insights Report 2018 pubblicato da Norton LifeLock, una società di Symantec il 59% degli Italiani è più preoccupato che mai in merito alla propria privacy.
Oltre la metà degli italiani tuttavia, è disposta ad accettare alcuni rischi per la privacy online (52%) ed è disposta a vendere o regalare alle aziende alcune informazioni personali, come la localizzazione geografica (73%) e la cronologia delle ricerche su Internet (71%).
Nell’era della condivisione delle informazioni, il controllo diventa il motore di un “paradosso della privacy” secondo il quale chi dovrebbe possederla non può gestire le informazioni sensibili che potrebbero, invece, essere gestite male da terzi. Infatti, il 96% degli italiani ritiene importante che le aziende diano il controllo ai clienti sull’utilizzo dei propri dati personali, meno della metà (44%) ritiene che questo controllo sia assolutamente essenziale.
Ci si aspetta, inoltre, che misure adeguate siano previste per la tutela delle informazioni personali: il 48% dei consumatori ritiene assolutamente essenziale che le società forniscano ai consumatori un modo per segnalare l’uso improprio dei dati personali o, di conseguenza, essere multate.
Nick Shaw, Vice President e General Manager di Norton EMEA
L’introduzione della GDPR nell’Unione Europea ha contribuito ad aggiungere il tema della privacy dei dati all’ordine del giorno e a incrementare in maniera significativa la consapevolezza degli utenti in merito ai loro diritti. Tuttavia, gli utenti sembrano essere ancora disposti a scambiare i loro dati personali per convenienza o per ottenere più vantaggi.
Tra gli altri dati emersi per l’Italia:
– Le persone considerano la protezione dei dati come un diritto, non un privilegio. La maggior parte degli italiani non è disposta a pagare organizzazioni per garantire la protezione delle proprie informazioni personali.
– Gli italiani hanno poca o nessuna fiducia nei social media in relazione alla gestione e alla capacità di protezione dei propri dati sensibili.
– Nonostante le preoccupazioni, gli italiani accettano di condividere i propri dati: se il 73% degli italiani si preoccupa della privacy dei propri dati, altri venderebbero o regalerebbero alcuni dati personali, come ad esempio la cronologia delle ricerche su Internet e la localizzazione geografica.
– Le generazioni più giovani mostrano una maggiore propensione a condividere i dati nell’era digitale.
Cosa c’è di nuovo nella cyber sicurezza?
Solo nell’ultimo anno, 18 milioni di italiani hanno sperimentato il crimine informatico e il 43% ritiene che sia tanto – o addirittura più – probabile essere vittime di un reato informatico di quanto non lo sia prendere l’influenza! A seguito del crimine informatico nell’ultimo anno, le perdite ammontavano a circa 1,2 miliardi di Euro, con 117,5 milioni di ore perse a causa delle conseguenze e una persona su quattro impegnata per una settimana o più a risolvere il problema.
Esistono diverse best practice che i consumatori possono seguire per contribuire alla protezione dalle minacce online:
– non aprire mai e-mail sospette;
– utilizzare una VPN sul Wi-Fi pubblico perché molte connessioni Wi-Fi pubbliche non sono criptate;
– essere proprietari della propria presenza online: leggere attentamente i termini e le condizioni prima di aprire un account o scaricare un’applicazione, anche per gli account sui social;
– fare due passi avanti e gestire le proprie password: attivare la verifica a due fattori o l’autenticazione a più fattori, quando viene proposta, per impedire l’accesso non autorizzato ai propri account online.