L’importanza dell’infrastruttura giusta per sfruttare i Big Data

L’importanza dell’infrastruttura giusta per sfruttare i Big Data

Il giro d’affari del comparto Big Data e Analytics è in crescita. Secondo Andrea Sappia, Solutions Architect Italy di Infinidat è strategico per le aziende sfruttarli al meglio.

L’epoca che stiamo vivendo fa sempre è sempre più incentrata sui dati, diventati ormai elemento fondamentale di ogni funzione lavorativa, processo decisionale e attività – aziendale o di singoli utenti. La tecnologia è così avanzata da permettere il raggiungimento di una vita quasi completamente “digitale”. Pensiamo a dispositivi e applicazioni che consentono di fare tutto semplicemente da uno smartphone. Ogni operazione effettuata in questo modo genera dati, che vanno poi gestiti e protetti, a seconda della loro importanza. L’utilizzo crescente di internet, in particolare da dispositivi mobili, ne è una fonte inesauribile, e i big data rappresentano sempre più un elemento chiave per aziende, servizi e clienti.

Secondo gli analisti di IDC, il giro d’affari del comparto Big Data e Analytics raggiungerà quota 260 miliardi di dollari nel 2022, per un tasso di crescita annuale medio dell’11,9% nel periodo di previsione 2017-2022. L’impatto dei Big Data si sta rivelando significativo anche per il settore hardware: gli acquisti di server e storage necessari a gestire i crescenti volumi di dati cresceranno a un tasso annuale del + 7,3%, raggiungendo quasi 27 miliardi nel 2022.

A livello di infrastruttura, quali cambiamenti stanno affrontando le aziende? Le organizzazioni hanno la necessità di garantire servizi ottimali, ridurre ogni rischio di downtime, ottenere maggiori performance, disponibilità e sicurezza. Allo stesso tempo, c’è la necessità non solo di contenere i costi, ma di poter programmare gli investimenti in base alla crescita tecnologica, per evitare sorprese spiacevoli. Sembra una missione impossibile?
Oggi più che mai diventa necessaria una gestione efficace dei dati in azienda, che ne consideri l’intero ciclo di vita, dalla creazione all’eliminazione, passando per amministrazione, protezione e archiviazione, fermi restando pilastri indiscutibili quali la protezione e la possibilità di estrarre da questi dati informazioni utili al business. Il tutto considerando anche le normative, nazionali e internazionali, che sempre più vanno a impattare sui processi di gestione delle informazioni, vedi il recente GDPR.

Definire una strategia di storage che salvaguardi i dati sta diventando prioritario, ed è importante scegliere le soluzioni più adatte per rispondere ai requisiti di sicurezza e conformità. Pensiamo ancora al GDPR e alle sanzioni che potrebbero essere applicate alle aziende in caso di violazione. I data breach sono purtroppo all’ordine del giorno, proprio di recente uno dei più celebri social network è stato colpito, compromettendo decine di milioni di utenti. Scegliere l’approccio migliore è quanto mai fondamentale.

La strategia tradizionale finora ha privilegiato la crittografia dei dati a livello dello storage, ma il rischio per le aziende è più elevato e la loro superficie di attacco ben più estesa rispetto a una violazione diretta dello storage, dal momento che questo livello non può proteggere i dati “in transito”. La crittografia end-to-end rappresenta l’unica strategia di protezione realmente conforme alle normative, che garantisce sicurezza dei dati, ovunque si trovino, compreso nel momento di transito.

Le infrastrutture devono quindi essere progettate a prova di futuro, pronte a integrare e interagire con nuove tecnologie che incrementano agilità, accessibilità, disponibilità e protezione, senza impatto sulle performance e supportino i requisiti di intelligenza artificiale e machine learning di prossima generazione.
Un approccio aperto, basato su modello capacity on demand offre alle aziende la possibilità di scalare la propria struttura in base alle reali necessità di crescita, pagando solo ciò che utilizzano, quando lo utilizzano, evitando così investimenti iniziali onerosi, che a volte, purtroppo, si rivelano anche inutili. In questo modo, la flessibilità si aggiunge come pilastro a elementi già imprescindibili come sicurezza e affidabilità.

Se la crescita dei Big Data è esponenziale, le organizzazioni devono tenere il passo per restare competitive. Senza i dati e le infrastrutture che li ospitano, gestiscono e proteggono, e senza una visione di insieme che permetta di inserire questa problematica all’interno di un business plan complessivo, la trasformazione digitale subirebbe un arresto grave, che potrebbe mettere a rischio non solo la sicurezza di clienti, ma un crollo di produttività e guadagni. Per questo, disporre di un’infrastruttura moderna, flessibile e performante al tempo stesso, diventa un elemento critico per il business e per la missione stessa di ogni azienda. Ed è un tema che le organizzazioni, di ogni settore e dimensione, dovrebbero porsi quanto prima.