Qualcomm, la connettività unificata e la roadmap verso il 5G

Come sarà possibile raggiungere questi risultati?
Al di là delle possibili difficoltà di indirizzamento di frequenze già in uso, il passaggio al 5G sarà certamente graduale e richiederà un sensibile sforzo a livello di istituzioni, ma anche tecnologico.
Proprio a livello di tecnologia, partner globali come Qualcomm si stanno occupando dello sviluppo con 3GPP già da tempo, privilegiando architetture ad altissima affidabilità e sicurezza, sistemi a bassa latenza e che dovranno rispondere a stringenti requisiti in termini di emissioni, consumo e ridotta complessità.
Si tratta di tasselli imprescindibili per abilitare trasferimenti sino a 10 Gbit di picco a livello di utente e per garantire tempi di reazione contenuti e scenari “multi-gigabit”.

Come evidenziato dai referenti Qualcomm intervenuti, l’azienda occupa un ruolo di top player nella definizione delle procedure dello standard 5G ed è parte attiva nella progettazione dei chip e delle piattaforme di domani.
Se, dunque, si prevede il rilascio delle piattaforme per il 2020, è importante poter contare su un passaggio graduale e, anche in questo caso, Qualcomm si sta occupando di assicurare un processo di adozione seamless, da LTE Advanced a LTE Advanced Pro release 13, sino al 5G release 15.

Come per i precedenti standard, anche la nuova architettura beneficerà di quanto già in uso oggi, dai sistemi di carrier aggregation, all’advanced MIMO, ai sistemi LAA e LSA. Proprio per questo motivo, 5G nasce con l’intento di diventare una “unified platform”, utile per fornire la base a molteplici servizi, in più settori.
A livello tecnologico, il passaggio 4G – 5G, per la prima volta non comporterà una transizione in termini di tecniche di trasmissione (OFDM).

Di fatto, nel 2015 3GPP ha avviato gli studi di sviluppo del 5G, studi che si evolveranno nel 2017 in “work item”, ovvero nel percorso finale di scrittura delle specifiche. La procedura terminerà nel 2018, una volta che tutte le specifiche saranno state disegnate. Dopo un ulteriore anno e mezzo di processi industriali e sviluppo, lo standard 5G sarà pronto per il debutto nel 2020.

Ad oggi, presso i laboratori Qualcomm sono già operativi prototipi funzionanti che includono apparati 5G operanti nel range da 1 a 6 GHz. Senza dubbio, sottolinea Iaione, lo spettro sotto i 6 GHz è quello che comporta minori criticità e dove sono già stati avviati servizi. La gamma di frequenza mmWave costituisce invece la parte più sfidante, un settore che consente di raggiungere elevatissimi throughput a fronte di sensibili limiti in termini di decadenza del segnale. Per assicurare maggiore stabilità e portata servono apparati muniti di un maggior numero di antenne, rispetto a quelli adottati oggi, e capaci di direzionare e individuare flussi radio (beam) che saranno in grado di viaggiare nell’etere grazie alla riflessione con le superfici di oggetti e edifici circostanti. In questo senso, Qualcomm ha già sviluppato un chipset commerciale VIVE 802.11ad capace di lavorare sulla banda a 60 GHz e abbinato a 32 antenne.

Come sottolineano i due manager, nel breve periodo, e per i primi anni di diffusione del 5G, sarà cruciale la coesistenza con le infrastrutture 4G e Wi-Fi. Inizialmente l’aggregazione di questi servizi consentirà di irrobustire e velocizzare le comunicazioni a livello globale.