Con la collaborazione di Freeform Dynamics, CA Technologies ha messo a punto il DEI, Digital Effectiveness Index, un indice sviluppato Le risposte relative all’impatto della trasformazione digitale sulla competitività e sugli indicatori delle performance aziendali sono state convertite in punteggi numerici e successivamente aggregate fino a formare l’indice DEI.
I partecipanti all’indagine sono stati quindi suddivisi in diverse categorie in base ai punteggi totalizzati.
Dall’applicazione di questa metrica è emerso un gruppo di ‘Digital Disrupter’: imprese che hanno realizzato importanti risultati grazie agli investimenti digitali effettuati in un’ottica di creazione di discontinuità sul mercato e nelle organizzazioni. In Italia queste realtà rappresentano, in base al DEI, il 4% del campione intervistato rispetto a una media mondiale pari al 14%. Lo studio rivela che, fra le fila dei Digital Disrupter, la crescita del fatturato è il doppio di quella registrata fra le organizzazioni tradizionali, mentre la crescita dei profitti è ben due volte e mezza superiore.
Il 52% dei Digital Disrupter in Europa è convinto della necessità di far leva sulle potenzialità offerte dal mondo delle App, e più in generale sul software, contro il 34% della totalità del campione italiano intervistato. Circa il 79% dei Digital Disrupter europei ha adottato strumenti e metodologie per lo sviluppo agile delle applicazioni, contro il 40% del panorama aziendale italiano intervistato.
Il campione mondiale dei Digital Disrupter stanzia il 36% del budget IT per gli investimenti digitali e prevede di far crescere la quota al 48% nel giro di tre anni. Le imprese italiane dedicano attualmente una quota relativamente modesta, pari al 26% del budget IT, alla trasformazione digitale, percentuale nei che nei prossimi tre anni dovrebbe raggiungere il 39% secondo gli intervistati.
Dallo studio è anche emerso che i principali promotori di iniziative digitali all’interno delle aziende italiane sono i “team transfunzionali”, citati dal 22% del campione, la percentuale più alta fra tutti i Paesi partecipanti allo studio. Per contro, sempre in Italia, solo il 13% delle iniziative digitali viene promossa dall’amministratore delegato o dal consiglio di amministrazione, contro una media mondiale del 24%. E’ interessante notare invece che il 12% delle organizzazioni italiane consultate preveda la figura del Chief Digital Officer, percentuale leggermente più alta rispetto alla media mondiale pari al 10%.
Detto questo è possibile trarre un breve decalogo di attività e azioni da intraprendere per trarre reale beneficio dalla trasformazione digitale. Così come evidenzia CA, è importante comprendere le potenzialità e il ruolo chiave del software e della App, sviluppando nuovi metodi di sviluppo e di distribuzione. Lo sviluppo stesso delle API (Application Programming Interface) deve essere ripensato, per garantire tempi ridotti e maggiore efficienza.
È inoltre importante abilitare uno scambio di API tra fornitori e partner, per migliorare e integrare servizi e far crescere l’intero ecosistema, per nuove interazioni. Diventare “smart” e prioritizzare i task sono due attività che serviranno per massimizzare i ritorni degli investimenti.
Bisogna enfatizzare tutti i canali attivi verso i clienti, per una multicanalità effettiva ed efficace. Il digitale deve diventare uno strumento per efficientare il business, per continuare a crescere, sperimentando e mettendo in conto anche una certa percentuali di possibili fallimenti.
È infine determinante creare un metodo di collaborazione più coerente e collaborativo rispetto ai comparti IT e liberare fondi e risorse per gli “investimenti digitali”.