Il ritorno sui banchi di scuola si avvicina sempre più e McAfee sceglie di dispensare qualche consiglio per prepararsi al meglio. In epoca di social network, smartphone e utenze sempre connesse è infatti bene essere attenti alle buone pratiche per l’uso di tutti gli strumenti tecnologici. Essere informati e preparati significa garantire una maggiore sicurezza ai propri figli e limitare al minimo i possibili danni derivanti da un uso scorretto del Web.
Le nuove generazioni di nativi digitali spendono molte ore della giornata sempre “connessi” e hanno sviluppato un forte senso di attaccamento per la propria “vita virtuale”. In uno studio condotto all’inizio di quest’anno, McAfee ha rilevato che il 54% degli adolescenti e preadolescenti trascorre on-line più di 10 ore a settimana, per oltre il 60% del tempo su Snapchat, YouTube o Instagram ogni giorno.
In questo scenario, la consapevolezza dei genitori in merito ai comportamenti dei minori e degli adolescenti è indispensabile.
Il 76% dei ragazzi italiani è sicuro che i propri genitori si fidino della correttezza dei comportamenti tenuti online, tuttavia, quasi la metà (40%) avrebbe cambiato il proprio comportamento online se avesse saputo che i genitori li stavano osservando.
Più tecnologia disponibile, infatti, significa anche nuove responsabilità per i genitori. E’ assolutamente importante prendersi il tempo per insegnare ai figli come navigare in modo sicuro e come approfittare di quanto di positivo può offrire il mondo digitale.
In questo contesto, ecco poche e semplici norme per proteggere i ragazzi online:
– Attivare le impostazioni di privacy. Secondo lo studio McAfee che oltre un terzo dei giovani non le ha mai utilizzate sui propri profili di social network.
– Affrontare il tema del cyberbullismo. Nello studio di McAfee, il 23% dei bambini italiani ha assistito a fenomeni di cyberbullismo e un preoccupante 24% ha affermato che non saprebbe cosa fare se fosse vittima di un cyberbullo.
– Insegnare ciò che è opportuno condividere. Il 32% dei ragazzi e adolescenti intervistati non pensa che sia pericoloso condividere il proprio indirizzo di posta elettronica, mentre il 9% invia il numero di telefono e il 6% posterebbe addirittura il proprio indirizzo di casa.