Nel rapporto sullo smart working elaborato da Dell, oltre il 60% delle aziende italiane si è trovata più esposta alla perdita dei dati e minacce informatiche.
Questo è quanto emerge in maniera predominante dalla quinta edizione del Dell Technologies GDPI 2021. Lo studio realizzato in collaborazione con Vanson Bourne ha analizzato le risposte dei decisori aziendali in 15 Paesi del mondo. In questo contesto, il 64% delle imprese italiane si è dichiarato più esposto rispetto al passato a eventi critici legati alla perdita dei propri dati o cyber-attacchi.
La crescita dello smart working e degli eventi critici
Eventi che, nella maggior parte dei casi, comportano un costo economico particolarmente importante. Negli ultimi 12 mesi, infatti, oltre il 90% delle aziende italiane ha avuto perdite che hanno toccato in casi estremi addirittura 1 milione di dollari, per aver subito eventi legati alla perdita dei propri dati mission critical. Un trend che è sostanzialmente più alto della media dell’area EMEA (81%). Molto vicino a UK e Germania (entrambi all’88%), ma superiore alla Francia (62%).
Minacce informatiche – L’importanza degli investimenti
Cifre rilevanti, se si pensa che nell’attuale universo digitale il 18% delle imprese italiane ha dichiarato di aver subito blocchi ai sistemi IT, attacchi informatici (24%), perdita o difficoltà di accesso ai dati (22% e 10%) nel corso dell’ultimo anno. C’è inoltre poca fiducia nei sistemi di recovery che permettono di ovviare a queste criticità. Circa l’80% degli intervistati si dice non pienamente convinto della capacità della propria azienda di recuperare i precedenti livelli operativi in caso di eventi estremi. Si tratta del dato più alto nell’area EMEA (65%), seguito da UK (72%) e Germania (62%).
I problemi causati dalla crescita dello smart working
Non mancano, tuttavia, gli investimenti nelle tecnologie di ultima generazione. Il 62% delle aziende del Belpaese sta investendo in strumenti di Intelligenza Artificiale e Machine Learning. Una percentuale che fa dell’Italia la prima nazione dell’area EMEA (47%) in questo settore, seguita da UK (45%), Francia (43%) e Germania (43%). Mentre ormai solo il 4% dei decisori italiani dichiara di non aver in corso alcun investimento in tecnologie emergenti, cifra che in UK diventa 1%, così come in Francia e Germania.