Da una ricerca di Oracle emerge che nel 2020 le persone desiderano essere aiutate anche con strumenti che usano l’intelligenza artificiale. La ricerca “AI @ Work 2020”, che ha coinvolto oltre 12.000 persone ha rilevato che la pandemia ha aumentato lo stress, l’ansia e il rischio di burn-out sul posto di lavoro. Emerge, inoltre, che chi si trova difficoltà preferirebbe rivolgersi a dei “bot” potenziati dall’intelligenza artificiale, invece che ad altre persone – compreso il proprio manager.
Pandemia e impatto negativo sulla salute mentale della forza lavoro
Le persone in tutto il mondo stanno combattendo con gravi problemi quali ansia e depressione legati al lavoro a causa del Covid-19. Il 70% delle persone ha sentito più stress e ansia sul lavoro quest’anno rispetto a qualsiasi altro anno precedente. Ciò ha prodotto un impatto negativo sul benessere psicologico del 78% della forza lavoro globale. Le nuove pressioni subite a causa della situazione globale si sono sovrapposte ai fattori di stress abituali legati al lavoro. Anche i lavoratori italiani hanno dichiarato livelli di stress e ansia molto superiori. Il 62% ha infatti dichiarato che questo è stato l’anno più stressante di sempre e il 65% dichiara di aver vissuto un impatto negativo sul proprio benessere psicologico.
L’intelligenza artificiale migliora il benessere. Malessere psicologico, lavoro e vita personale
La pandemia globale ha esacerbato i problemi di natura psicologica sul posto di lavoro. E l’impatto non si limita alla vita professionale. Le persone ne risentono gli effetti anche nel privato. L’85% delle persone a livello mondiale – e il 78% degli italiani – afferma che i problemi di salute mentale e benessere psicofisico legati al lavoro influenzano la vita privata. Nonostante alcuni svantaggi percepiti nel lavoro a distanza il 62% delle persone trova il lavoro da remoto più interessante ora, rispetto a prima della pandemia. E Afferma di aver avuto più tempo da trascorrere con la famiglia (51%), per riposare (31%) e per portare a termine i propri compiti (30%). Questo giudizio tutto sommato positivo accomuna anche i lavoratori italiani. Infatti nel 59% dei casi hanno dichiarato di trovare ora più interessante di prima l’opzione del lavoro da remoto.
I lavoratori vogliono aiuto: meglio la tecnologia che le persone
Le persone vogliono di più dalla tecnologia, oggi. Non desiderano solo strumenti di collaborazione efficaci per lavorare, ma anche strumenti di sostegno al loro benessere mentale. Solo il 18% degli interpellati ha dichiarato che preferirebbe aprire un discorso sulla propria salute mentale con una persona invece che con un “robot”. Questo perché le persone ritengono che un’intelligenza artificiale possa creare una “free zone”, una “zona priva di giudizio” (34%), che possa essere un interlocutore imparziale (30%) e che possa fornire risposte rapide su domande specifiche relative alla propria salute mentale (29%).
I problemi di benessere psicologico sul lavoro non scompaiono e non possono essere ignorati
I lavoratori di tutto il mondo vorrebbero che le loro aziende offrissero più supporto per la salute mentale. Se questo aiuto non sarà dato, ciò avrà un impatto profondo sulla produttività globale e sulla vita personale e professionale. Il 76% del campione globale, e il 66% degli italiani, ritiene che la propria azienda dovrebbe fare di più per proteggere il benessere mentale della propria forza lavoro. Il 51% a livello globale ha affermato che le proprie aziende hanno aggiunto servizi di salute mentale o di supporto a vario titolo, durante la pandemia Covid 19. L’ 83% della forza lavoro globale (il 75% per l’Italia) vorrebbe che la propria azienda fornisse tecnologia per supportare il benessere psicofisico e la salute,.
L’intelligenza artificiale migliora il benessere
Infine, lo studio ha rilevato altri problemi legati al lavoro da remoto. L’84% dei lavoratori nel mondo e il 76% in Italia ha dichiarato di aver affrontato delle difficoltà, quali la mancata distinzione tra vita personale e lavorativa (41%), stress e ansia che, per il 42% del campione, fanno precipitare la produttività personale. Infine, il 40% ha affermato che ciò porta ad esempio a prendere decisioni meno efficaci e ponderate.