Aruba Enterprise indaga come si è modificato il livello di adozione della tecnologia nel corso dell’emergenza Covid e quale sia stato il ruolo dei CIO in questa fase.
L’azienda, in collaborazione con CIONET Italia, ha condotto una survey che ha coinvolto 157 decision maker italiani (area IT 90% – innovazione 10%).
Qual è il grado di collaborazione tra CIO e Infrastructure Manager?
Quali sono state le priorità che si sono trovati a gestire in questo periodo?
Come sono riusciti a reagire alla crisi determinata dalla pandemia?
Una delle principali necessità che le imprese italiane si sono trovate ad affrontare è stata quella legata allo smart working. Il 43% degli intervistati ha dichiarato che la propria azienda disponeva già degli strumenti necessari per svolgere la propria attività da remoto. Si tratta di un dato che, a seguito dell’emergenza Covid-19, è salito subito al 69%.
Come si può ben immaginare, però, l’attivazione del tele-lavoro, ha richiesto alcune implementazioni necessarie. Tra tutte l’acquisto di hardware (60%), la creazione di procedure e policy idonee (50%), di guide per gli utenti (45%) e di acquisti di sistemi di VPN (40%). Ed ancora investimenti per piattaforme di videoconferenza (34%) e di firma da remoto (14%).
Emergenza sanitaria e tecnologia, la trasformazione passa dal cloud
Il cloud è senza dubbio la tecnologia che ha permesso di fronteggiare meglio la crisi. Prima di marzo, già il 25% degli intervistati disponeva in azienda di un’infrastruttura in cloud. Per il 44% dei rispondenti la nuvola faceva parte anche se parzialmente della propria quotidianità operativa, mentre solo per il 31% questa era quasi del tutto assente.
Quanti hanno potuto disporre di soluzioni cloud nel corso dell’emergenza confermano come sia stato importante farne uso. È stato ritenuto fondamentale per il 59% degli intervistati, molto utile per il 35% ed abbastanza utile per il 6%.
A quanti non disponessero di infrastrutture cloud, è stato chiesto se sia stata questa l’occasione per rivalutare la possibilità di migrare in Cloud. Curiosamente il 55% degli intervistati continua a restare della propria opinione, mentre il 31% sta facendo delle valutazioni a riguardo ed il 14% ha già avviato la migrazione.
Emergenza sanitaria e tecnologia, “digitalizzare tutto”
Una considerevole importanza è legata al tema della digitalizzazione dei processi documentali.
È stato quindi chiesto agli intervistati se i propri workflow documentali fossero completamente digitalizzati già prima della pandemia. Ha risposto affermativamente il 46% del campione, mentre il 31% ha dichiarato una parziale digitalizzazione e il 23% ha affermato che i documenti in azienda non erano affatto digitalizzati.
Tra quanti avevano già la propria documentazione digitalizzata prima della pandemia, il 72% degli intervistati ritiene che aver potuto disporre dei flussi digitali abbia rappresentato un valore assoluto nell’affrontare la crisi. Al contrario, è solo il 3% a ritenere che siano stati poco utili.
A ulteriore conferma dell’importanza di una gestione digitale dei processi di business, il 31% di chi ne era sprovvisto pre-Covid ha asserito di avere già un progetto di integrazione in corso.
Il 63% sta valutando un’implementazione di questo tipo, alla luce del nuovo contesto nel quale si trova ad operare.