Spectre e Meltdown sono due vulnerabilità dei moderni processori causate da tecniche di ottimizzazione originariamente pensate per aumentarne le performance.
Queste tecniche consentono ai processori di gestire meglio la velocità di esecuzione delle operazioni, occupando i tempi di inattività per preparare ulteriori risultati che potrebbero poi tornare utili in seguito. Se questi risultati vengono utilizzati il processore ha risparmiato tempo, se invece non vengono utilizzati possono essere scartati.
Tuttavia i ricercatori hanno dimostrato che vi sono casi in cui questi risultati non vengono scartati adeguatamente, e un hacker sarebbe in grado di accedere a dati in teoria inaccessibili.
Come affermato dagli autori dei documenti che descrivono le vulnerabilità, ci sono modi teorici in cui gli antivirus potrebbero rilevare il problema.
Tuttavia, l’individuazione avrebbe un impatto estremamente negativo sulle prestazioni del dispositivo e influenzerebbe in modo significativo l’esperienza dell’utente, risultando un approccio meno efficace della prevenzione. Gli esperti di ESET raccomandano pertanto di tenere traccia di tutte le patch relative ai loro sistemi e di applicarle il prima possibile.
Luca Sambucci, Operations Manager di ESET Italia
Queste recenti vulnerabilità sono un’ulteriore conferma di come la sicurezza digitale dipenda da una lunga serie di fattori, che coinvolgono non solo il corretto uso del software e un’adeguata formazione degli utenti, come spesso si sente ripetere, ma anche la robustezza dell’hardware. C’è da dire comunque che per sfruttare queste vulnerabilità l’hacker deve già essere precedentemente entrato nel sistema dell’utente, quindi è essenziale mantenere una solida protezione antivirus e applicare le patch del sistema operativo. Non bisogna infine dimenticare che anche alcuni smartphone Android presentano CPU vulnerabili, anche in questo caso patch di sistema e app di sicurezza rappresentano una difesa fondamentale.