Romain Le Merlus, CEO di Centreon, spiega come il monitoraggio sia parte del panorama tecnologico; una gestione attenta rappresenta la vera sfida per l’IT.
Da qualche mese, questo tema per niente nuovo è diventato protagonista di conferenze e articoli sulla stampa specializzata, in quanto sempre più cruciale all’interno delle organizzazioni.
In pochi anni il mondo, l’ecosistema, i riferimenti e la mission dei responsabili IT sono stati rivoluzionati. La trasformazione digitale ha avuto come conseguenza un enorme avvicinamento fra business e informatica, con un ampliamento del perimetro del monitoraggio, una raccolta e gestione dei dati sempre più critiche e un’evoluzione del ruolo del responsabile IT con maggiori responsabilità in quanto figura garante del buon utilizzo delle risorse tecnologiche aziendali.
Un nuovo ruolo che non può essere svolto adeguatamente senza un approccio strategico della gestione e della condivisione dei dati di monitoraggio, che rappresentano la vera nuova sfida per i dipartimenti IT.
Un’evidenza: business e IT non sono mai stati così intimamente collegati come oggi, nel bene (e nel male?)
Difficile negare che la trasformazione digitale delle imprese abbia definitivamente unito il destino di business e dipartimenti IT. Un inevitabile e necessario avvicinamento tra sistemi informatici e aziendali ha rimesso gli aspetti imprenditoriali al centro delle sfide dei dipartimenti IT (e viceversa). L’azienda stessa è diventata uno dei motori della trasformazione digitale, mentre le prestazioni dei professionisti dipendono sempre più dalla qualità degli strumenti IT. Per funzionare e restare efficiente, la gestione aziendale ha necessità di disporre di indicatori di funzionamento forniti dall’IT che, d’altra parte, deve adattare i servizi offerti.
Questa sempre maggiore integrazione implica che l’IT non sia più un problema relegato solamente ai tecnici informatici. Le sfide sono dunque enormi per tutti gli attori coinvolti, a prescindere dall’attività dell’azienda o dell’organizzazione.
Inoltre, la tecnologia si è messa al servizio di IT e azienda per rendere il monitoraggio uno strumento accessibile a tutti, che possa ottimizzare quotidianamente il lavoro dei professionisti.
Una conseguenza diretta: il perimetro del monitoraggio si è significativamente allargato.
Anche se lo scopo del monitoraggio è sempre stato di guidare i sistemi informatici misurandone la l’efficienza, per molto tempo è stato appannaggio dei dipartimenti “Infrastruttura e Produzione”. Fintanto che il sistema informatico si dimostrava in funzione, il monitoraggio veniva completamente ignorato. Oggi il monitoraggio esce dall’ombra per una semplice ragione: la distribuzione del sistema informatico è completamente cambiata.
Gli utilizzi digitali sono evoluti, espandendosi ampiamente a ogni livello aziendale con un’inevitabile conseguenza: l’ampliamento del perimetro del monitoraggio, che passa dalla gestione dei log al monitoraggio dell’intera user experience.
Tale evoluzione deriva da:
– la moltiplicazione dei sistemi di monitoraggio (pc, smartphone, web, cloud, IoT, ecc.);
– il ruolo sempre più importante ricoperto dalle applicazioni nelle prestazioni dei professionisti necessita di un monitoraggio delle prestazioni applicative;
– la misurazione della qualità della user experience è divenuta critica nello sfruttamento degli strumenti informatici. Pertanto, grazie alle tecnologie dell’intelligenza artificiale, dei robot rilevano dati relativi alla customer experience quasi in tempo reale e monitorano le impressioni di ciascun utente internet che visita un sito web.
Effetto farfalla: i dati di monitoraggio IT centralizzati, archiviati e condivisi sono diventati il cuore del successo.
L’ampliamento del perimetro del monitoraggio ha comportato un aumento significativo del volume dei dati raccolti (fino a 10 volte in più rispetto a 10 anni fa) ma anche un aumento di fonti di dati eterogenee e variabili.
La raccolta e il trattamento delle informazioni si svolgono in modi diversi, direttamente presso l’utilizzatore, consentendo così di recuperare dei dati che possono essere archiviati, centralizzati e messi in prospettiva. Una vera miniera d’oro! È la fine dei sistemi di monitoraggio eterogeneo che convivono senza alcuna coordinazione all’interno di una stessa azienda. Il monitoraggio viene pertanto razionalizzato, uniformato e centralizzato per rispondere alla richiesta degli utilizzatori che cercano dati rielaborati e comprensibili a tutti. Inoltre, si desidera accedere a tali indicatori con la stessa semplicità di cui si dispone quando si usa lo smartphone o le applicazioni personali.
Gli strumenti di monitoraggio e i team devono, dunque, essere in grado di impostare massicci archivi allo scopo di indirizzare al meglio la propria attività, per monitorare i dati nel tempo e fornire, facilmente e in modo comprensibile, informazioni in tempo reale. Senza dati, nessuna analisi è possibile!
Una buona notizia: i responsabili IT dispongono finalmente dei mezzi (e della legittimità) per far parlare i dati.
Più il monitoraggio immagazzina e archivia dati grezzi e più sarà necessario far parlare i dati e produrre degli indicatori. Il ruolo del monitoraggio rimane identico, ma deve riconoscere che le prestazioni operative sono divenute essenziali. Fortunatamente la tecnologia apre a nuove prospettive che consentono di far parlare i dati. È infatti possibile automatizzare la raccolta e uso dei dati, analizzarli al meglio, trattandoli e correlandoli allo scopo di semplificare un certo numero di processi.
Inoltre, i dati possono essere facilmente condivisi con clienti interni grazie a strumenti di business intelligence, cartografia o BAM (Business Application Monitoring). Gli utenti sono esigenti e i responsabili IT devono essere in grado di rispondere alle loro richieste; tale approccio offre anche nuove possibilità di controllo dei malfunzionamenti per essere più efficaci nel ripristino dei servizi.
Il potenziale del monitoraggio evolve e cresce di giorno in giorno.
Il monitoraggio è un tema che riguarda tutti e l’analisi e la condivisione dei dati diventano un importante strumento di comunicazione.
I dati di monitoraggio, una volta rielaborati e analizzati, divengono uno strumento utile per comunicare con i professionisti e relazionarsi sia con gli utenti, sia con la Direzione finanziaria o generale.
Comunicare e condividere le informazioni è ora più semplice, ma aldilà della scelta degli strumenti di comunicazione (schermi, dashboard pushes, visualizzazione grafica, ecc.), la vera sfida è quella di riuscire a correlare i dati e a rielaborare adeguatamente le informazioni prima di diffonderle. La cosa più importante non è più produrre MOLTE informazioni, ma restituire LE GIUSTE informazioni dosando e selezionando i dati e gli indicatori che forniranno le performance aziendali.
Se il monitoraggio non è propriamente parlando uno strumento di comunicazione, potrebbe però diventare una nuova sfida di comunicazione per le aziende.
In conclusione: chi intende indirizzare (il proprio consumo IT, sistema informatico, risorse, ecc.), controlla i propri dati!
Saper utilizzare al 100% i dati raccolti diventa oggi fondamentale e critico. Ciò implica la definizione di processi adeguati per l’utilizzo dei dati al fine di renderli una vero bene sia per l’IT , sia per il business.
In primo luogo, i dipartimenti IT devono fornire ai professionisti degli indicatori comprensibili con cui possano lavorare (e non che spieghino da dove viene il problema!). Perché l’analisi dei dati immagazzinati deve consentire la visualizzazione delle tendenze e il soddisfacimento di obiettivi precisi, i dati saranno automaticamente rielaborati per ottenere i giusti indicatori senza “contaminare” gli utenti con informazioni inutili. Troppe informazioni uccidono l’informazione!
In secondo luogo, i dati di monitoraggio devono diventare uno strumento di guida per assicurare che i mezzi messi in campo siano in linea con le esigenze.
Qualsiasi malfunzionamento legato all’IT ha impatto sull’attività aziendale. Il direttore informatico deve dunque garantire il buon funzionamento dell’ambiente di lavoro aziendale e l’adempimento degli accordi di servizio (in particolare nel quadro di un approccio ITIL, IT Infrastructure Library) che passano attraverso la misurazione e il miglioramento della qualità. In poche parole, deve avere visibilità e farlo sapere.
Il responsabile IT di domani è colui che saprà controllare come gli strumenti IT vengono utilizzati e riprenderne il controllo per essere più proattivo, senza dimenticare di comunicare il proprio ruolo.
Garante del consumo e del buon utilizzo dell’IT, deve misurare audience e l’attività delle soluzioni IT, sviluppando una strategia di monitoraggio matura e dimostrando di conoscere la materia. La padronanza dei dati di monitoraggio è una delle qualità migliori per dimostrare la propria capacità a lavorare in completa trasparenza, trasformare l’informazione per renderla comprensibile e, in questo modo, supportare la crescita e i risultati dell’azienda.