Deloitte presenta i risultati dell’indagine “Out of the blocks: from hype to prototype” e analizza l’impatto dell’applicazione della piattaforma tecnologica Blockchain sul settore bancario.
Le banche stanno diventando sempre più consapevoli della misura in cui la Blockchain, adotta-ta all’interno di un sistema economico volatile e fragile come quello attuale, rappresenti un’innovazione capace di stravolgere il settore in maniera rivoluzionaria: il 58% degli operatori intervistati ne è certo.
Inoltre, il 37% intravede nell’adozione della nuova piattaforma il volano per la creazione di nuove opportunità e di modelli di business, seguito dal 20% che ne considera i benefici in proporzione ai costi e al 13% che la ritiene una potenziale minaccia con effetti dirompenti per l’intero comparto (vd. grafico).
I risultati dell’indagine confermano come lo sviluppo di prodotti e servizi finanziari basati sulla Blockchain sia stato inserito nella lista dei “to-do” dal 92% degli istituti di credito: l’85% degli intervistati ritiene inoltre che la tecnologia diventerà mainstream entro il 2020. Nel frattempo, il 29% ha già avviato iniziative concrete di ricerca e sviluppo, mentre il 71% è ancora in fase di apprendimento e conoscenza della piattaforma.
Nel complesso, per il 60% degli operatori il campo di applicazione prioritario sarà quello dei pagamenti e dei money transfer, seguito dal 23% che si concentrerà sul clearing & settlement di titoli e dal 20% su sistemi anti-riciclaggio.
Più sicurezza, meno e costi e tempi ridotti: le grandi promesse della Blockchain
Concepita nella sua forma originaria, open-source e permission-less, la Blockchain permette di trasformare qualsiasi transazione in un record, ovvero di registrarla all’interno di una serie di “blocchi digitali”. Sulla base del protocollo proof-of-work, questi blocchi vengono processati e certificati quasi in tempo reale dai nodi della rete, anziché dopo giorni e da un intermediario.
L’assenza di un framework regolatorio e di controlli sulla sicurezza i timori più sentiti
Per il 49% degli intervistati, operare in un territorio nuovo e privo di perimetri prescritti da un quadro normativo ad-hoc rappresenterebbe la preoccupazione maggiore, mentre il 15% ha an-cora riserve sull’effettiva sicurezza della piattaforma. Tali timori potrebbero portare ad un rallentamento del processo di adozione/integrazione tra banche, finanza e società.
A fronte di evidenti e forti risparmi in termini economici e di tempo, infatti, il 53% degli operatori intervistati si sentirebbe comunque più sicuro nello sviluppare prodotti e servizi basati su una piattaforma di proprietà, o consortile, di tipo permission-needed e su licenza.