Adam Dennison, senior vice president and publisher of CIO and senior leader dell’executive team di IDG Enterprise esprime la propria opinione sull’evoluzione del ruolo del CIO.
Recentemente, abbiamo invitato un gruppo di esperti per uno scambio di opinioni sull’evoluzione del ruolo del CIO. Composto da personalità di spicco del business e della tecnologia, questo gruppo offre una prospettiva unica sui CIO. Il primo a partecipare alla discussione è stato Adam Dennison, senior vice president and publisher of CIO and senior leader dell’executive team di IDG Enterprise.
VMware: Partiamo subito da una domanda da un milione di dollari: dal tuo punto di vista, come descriveresti il ruolo del CIO oggi e fra tre anni?
Adam Dennison: Il CIO è uno dei ruoli in azienda con maggiori pressioni e più spesso oggetto di discussione: c’è chi lo etichetta come appartenente alla nuova o alla vecchia scuola, o come innovativo o semplicemente “quello che tiene le macchine accese”.
Ma penso che oggi, più di ogni altra cosa, la maggior parte dei CIO stia lottando per trovare un equilibrio fra la gestione delle operations e l’innovazione, a prescindere che sia un CIO funzionale o di trasformazione, uno strategist o meno.
Il CIO di VMware Bask Iyer dice la stessa cosa. Puoi essere il più innovativo e lungimirante possibile, ma se le e-mail non funzionano, l’azienda chiederà a te e alla tua squadra di farle funzionare. Puoi pensare a tutte le innovazioni migliori per la tua azienda, ma sarai comunque sempre responsabile dei sistemi di posta elettronica e dei sistemi legacy.
In alcune circostanze è bene essere un CIO che guarda all’interno della propria azienda, a seconda del mercato in cui operi e del punto in cui sei in termini di adozione di tecnologia. Ma in futuro, la maggior parte se non tutti i CIO dovranno essere più orientati al cliente e capirne le esigenze, non preoccupandosi solamente dei clienti interni. Che sia o no responsabilità del CIO essere più operativo e focalizzato sulla riduzione dei costi, è necessario capire il cliente, il rapporto che si ha con lui e cosa si può fare per sostenerlo al meglio.
VMware: Un paio di anni fa, sembrava ci fosse l’idea di tre tipi di CIO: funzionale, di trasformazione e business strategist. Anche se dipende dalle aziende e da dove esse si trovano nel ciclo tecnologico, pensi che queste tre tipologie siano ancora valide?
Adam Dennison: Sì. Credo che siano ancora molto rilevanti e preziosi e che lo saranno anche nel prossimo futuro. Ma molto dipende da dove ci si trova nel ciclo economico.
Ad esempio, dal 2009 al 2010, abbiamo visto crescere la percezione del CIO come un business strategist. Sono rimasto scioccato perché, data l’economia, ho pensato fosse un modello destinato a cadere in picchiata, ho pensato che i responsabili in azienda si sarebbero focalizzati esclusivamente sulla riduzione dei costi. Ma poi, dal 2010 al 2012, le cose sono cambiate. Sono rimasto sorpreso, ma i CIO con cui mi sono confrontato hanno confermato il cambiamento.
Ecco perché: già nel 2009, i CIO hanno tagliato il personale, i loro budget sono stati ridotti e un sacco di progetti sono stati messi in attesa. Nel 2010, quando l’economia ha iniziato a riprendersi, molti di loro si sono ritrovati da un giorno all’altro dall’essere business strategist all’essere responsabili funzionali, rimboccandosi le maniche e facendo funzionare quello che aveva a che fare con la tecnologia.
È così che si sono formati molti business strategist. Ritengono un grande vantaggio il fatto di lavorare con i propri team occupandosi di tecnologia sul campo, e nel mentre essere nella stanza del board a parlare di dove l’azienda dovrebbe andare.
Circa un terzo dei CIO che vediamo ricade nella categoria di business strategist. Ma non puoi essere uno strategist se non hai imparato l’IT dal punto di vista funzionale e se non sei passato attraverso alcune grandi transizioni. In questo modo un CIO diventa credibile nella gestione della “IT transformation.”