IDA, Italian Data Center Association, ha organizzato il 20 giugno l’evento In Progress 2024 per fare il punto sullo sviluppo dei data center in Italia e sulle attività dei Comitati di Lavoro, portati avanti dall’associazione che conta oltre 130 iscritti. Hanno partecipato Emmanuel Becker, presidente di IDA, Davide Macor, Direttore Mercato Business di Edison, Ruben Maffeis, Direttore Real Estate Moretti, Antonio Molinari, Direttore Generale di OCIS Equans.
Sono intervenuti anche Federico Eichberg, Capo Gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Antonio Romano, Dirigente Responsabile di Area Gestione Servizi Infrastrutturali AGID, Antonio Sclafani, Direzione Generale Competitività ed Efficienza Energetica MASE, Luca De Pietro, Direttore della sezione ICT, Agenda digitale e sistemi di comunicazione della Regione Veneto, Paolo Pilotto, Sindaco di Monza. Andrea Antenucci, Hydrogen Business Development Manager di Snam, ha presentato le possibili applicazioni dell’idrogeno per alimentare i data center.
Una crescita rapida e continua
I data center in Italia sono in rapida e costante crescita. Il nostro Paese è cresciuto con un CAGR del 27% tra il 2018 e il 2023, una percentuale superiore a quella di Spagna (20%), Francia (16%) e Germania (14%). Questo nonostante l’Italia sia ancora indietro per presenza di data center rispetto alla Germania e alla Francia. Se prendiamo come misura la potenza consumata, nel nostro Paese nel 2023 è stata impiegata una potenza di 262 MW, mentre in Germania sono stati 1.360 i MW usati, 628 in Francia.
Emmanuel Becker, presidente di IDA
L’Italia è in una posizione strategica per essere al servizio di altre nazioni. Noi abbiamo la possibilità di servire tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, oltre a quelli del centro Europa, naturalmente. L’Italia può essere il portale per il transito dei dati tra il mondo e l’Europa.
Le previsioni nell’arco temporale 2023 – 2028 indicano per l’Italia un CAGR compreso tra il 41 e il 48% per il settore hyperscale e tra l’8 e il 13% per il colocation, con un consumo previsto di 756 – 950 MW per l’hyperscale. A livello di città, sempre nel periodo 2023 – 2028, i consumi a Milano passeranno da 184 a 572 MW (CAGR 25%), a Roma da 15 a 95 MW (CAGR 45%).
I motori che spingono questa crescita sono soprattutto due: l’intelligenza artificiale e la PA, che vuole offrire alle persone un servizio sempre più completo, in un’ottica di digitalizzazione.
La progettazione di un data center
Il sito per la realizzazione di un data center va valutato analizzando parametri ben precisi. In primo luogo la vicinanza alle strutture delle reti per la fornitura di energia elettrica e per la trasmissione dei dati. Poi si studiano i rischi di disastri ambientali come terremoti e inondazioni, inoltre si evidenzia la presenza di infrastrutture con grandi flussi di persone e di mezzi, come aeroporti, ferrovie, autostrade, porti marittimi.
Lo step successivo è la definizione dei requisiti da rispettare relativi all’edificio, come il livello di sicurezza contro gli incendi, la potenza elettrica da impiegare, la dimensione del sistema di raffreddamento e così via. I livelli di performance richiesti dai clienti per queste costruzioni sono molto elevati – spesso superiori alle normative – e devono essere mantenuti per tutto il ciclo di vita del data center, pari a circa 30 anni.
È importante usare un sistema di progettazione multidisciplinare che sia parametrico e modulare, in modo da poter adattare il progetto e la costruzione alle esigenze che possono sorgere anche in un secondo momento. Il progetto deve tener conto fin dall’inizio delle procedure per la manutenzione, della loro complessità e dei loro costi. La tendenza è impiegare sistemi costruttivi standard ed elementi prefabbricati, che consentono di ridurre i costi e i tempi di realizzazione. Inoltre permettono un maggior controllo della qualità delle parti installate.
I data center possono essere utili per riqualificare aree dismesse, come quelle che in molti casi si trovano alle periferie delle grandi città. Possono diventare un modello virtuoso che porta benefici alla comunità, dato che i data center non inquinano, non emettono gas tossici né versano nel terreno liquidi dannosi per l’ambiente. Inoltre non producono inquinamento acustico a livelli industriali, né richiedono il passaggio di mezzi pesanti per il trasporto di merci in ingresso e in uscita dalle loro sedi, come è invece il caso delle aziende manifatturiere.
L’efficienza è fondamentale
In un data center costruito a regola d’arte l’efficienza è al primo posto. Questa efficienza si riferisce alla gestione dell’energia che viene impiegata per far funzionare i computer, i sistemi di raffreddamento e tutti gli impianti accessori. L’energia non deve essere sprecata, anzi, deve essere recuperata quanto più possibile, tipicamente sotto forma di calore.
Questo calore non deve essere scartato ma utilizzato per altri scopi, così da adempiere le buone pratiche della sostenibilità e dell’economia circolare. In sostanza il calore va trasferito alle comunità circostanti, che possono usarlo per il teleriscaldamento, come anche alle aziende manifatturiere vicine, che possono adoperarlo per i loro processi industriali. Si tratta di una vera e propria catena del valore, dove il valore è rappresentato dall’energia, che arriva al data center sotto forma di elettricità e che è passata alle altre attività come energia termica.
Data center e rete elettrica
La potenza elettrica che un data center assorbe è notevole. La maggior parte dei centri di calcolo italiani esistenti è oggi di media e piccola potenza, ovvero inferiore a 10 MW, mentre i data center ad alta potenza di classe hyperscale, maggiore di 10 MW, rappresentano oggi l’area di maggior sviluppo del mercato.
Potenze di questo tipo vanno valutate e bilanciate con attenzione quando si tratta di fare la connessione alla rete di distribuzione nazionale dell’energia, perché l’impatto può essere notevole, soprattutto se si sovrappone ad altri carichi già esistenti in zona e di entità simili. Vanno soppesati i rischi di interruzione di fornitura di energia, non solo al presente ma anche in futuro, soprattutto in caso sia necessario aumentare la potenza richiesta per una crescita di capacità di calcolo.
La fornitura di energia deve essere oggi valutata anche in base alla sua origine, dato che per rispettare i criteri di sostenibilità è importante che sia per la maggior parte – idealmente al 100% – da fonti rinnovabili. L’ideale, in ottica di sostenibilità e di taglio delle spese, è autoprodurre l’energia necessaria. Visti i consumi dei data center e le dimensioni contenute degli edifici coinvolti, però, questa autoproduzione coprirà solo una piccola parte dei consumi complessivi, dato che di solito si tratta di un impianto fotovoltaico installato sul tetto dell’edificio.
Il rapporto con le istituzioni
I gestori dei data center chiedono al legislatori una regolamentazione chiara, tale da consentire agli investitori una pianificazione affidabile. È importante avere la certezza dei tempi di rilascio delle autorizzazioni da parte degli enti. Su questo fronte, va segnalato che la regolamentazione per la pianificazione edilizia non è ancora sufficientemente allineata con le innovazioni tecnologiche recenti. Per esempio, in alcuni casi il data center non è nemmeno contemplato come entità a livello di destinazione funzionale.