In un incontro con clienti e partner tenutosi a Roma, QNAP e Western Digital hanno mostrato soluzioni di storage dedicate al mondo audio video.
Mettere al sicuro i file multimediali appena realizzati è, o dovrebbe essere, la prima preoccupazione per qualsiasi creatore di contenuti digitali. Eppure, le perdite di dati sono all’ordine del giorno, per i motivi più svariati: attacchi hacker, guasti hardware, errori umani, o semplicemente per una sottostima del pericolo.
Per questo, QNAP e Western Digital, rispettivamente costruttore di sistemi NAS e di rete il primo, produttore di dischi meccanici e SSD il secondo, hanno incontrato a Roma un gruppo di partner e clienti operanti nell’area della produzione multimediale, per una giornata di riflessione sulla sicurezza dello storage.
Scopo dell’incontro, che ha visto la partecipazione di Alvise Sinigaglia, country manager di QNAP, e di Davide Vento, Senior Sales manager di Western Digital, era prima di tutto creare consapevolezza sui temi della memorizzazione.
La società digitale
Viviamo immersi in una realtà pervasa dai media digitali, dei quali tutti siamo, volenti o nolenti, fruitori. Sui maggiori social network, ogni giorno vengono condivisi 3,2 miliardi di foto e 720mila ore di video. Solo Instagram carica 66.000 foto al minuto. Solo YouTube carica 270mila ore di video al giorno.
La “datasphere”, ovvero il totale dei dati prodotti e memorizzati dall’umanità, pesa oggi 66 Zettabyte. Se preferite, 66 miliardi di Terabyte.
Ma a fronte di questa enorme quantità di file multimediali, solo una piccola parte vi sta particolarmente a cuore: e sono quelli che producete voi.
Una piccola parte di questi dati sono generati da voi (o dai vostri clienti). E per voi sono i dati più importanti in assoluto: sono i vostri dati. Che dovranno essere memorizzati e messi al sicuro il prima possibile, a volte addirittura direttamente sul posto, se state producendo in esterni. Già, perché spesso telecamere, fotocamere e registratori audio utilizzano una singola scheda di memoria, che è un potenziale “single point of failure”. E quindi per essere al sicuro bisogna quanto prima copiare i file su un computer, o meglio ancora su un sistema NAS multidisco.
Alvise Sinigaglia
In QNAP abbiamo cominciato vent’anni fa con la produzione di NAS a 2 e 4 baie, poi negli anni siamo cresciuti e adesso abbiamo un portfolio di circa 150 modelli di NAS. Sono molti, ma la visione del nostro CEO è di dare a ciascuno il prodotto più adatto alle sue esigenze. Che possono essere molto diverse. Per questo chiediamo al cliente cosa gli serve: devi archiviare un dato freddo per i prossimi 10 anni? Vuoi un’unità portatile per lavorare fuori sede? Hai bisogno di una macchina prestazionale perché la usi in produzione? L’elevato numero di modelli quindi non ci penalizza, anzi, ci permette di comporre la soluzione giusta per ogni esigenza, anche dal punto di vista del budget.
Soluzione e non prodotto è un punto focale: QNAP dal 2018 produce anche apparati di rete, venendo a creare di fatto un ecosistema di storage pensato per garantire le massime prestazioni e la massima sicurezza dei trasferimenti di dati; inoltre, da 13 anni collabora con Western Digital, uno dei maggiori produttori mondiali di dischi, per garantire la massima compatibilità fra i suoi dispositivi NAS e i dischi di WD.
Le due facce della sicurezza
Quando parliamo di sicurezza dello storage, in realtà parliamo di due problematiche molto diverse fra loro: quella della cybersecurity e quella dell’affidabilità dei sistemi. Quest’ultimo aspetto del problema sta molto a cuore ai tecnici di Western Digital.
Davide Vento
Abbiamo un ampio portfolio di prodotti storage, partiamo dai chip NAND e arriviamo a storage assemblati da 2 PetaByte per i dischi meccanici o 384 Tbyte per gli SSD. A monte di tutto ci deve essere la sicurezza del singolo prodotto, ma ciò non vuol dire “liberi tutti, non facciamo il backup”, perché il failure rate dello 0% non esiste.Il guasto generato da fattori esterni o errore umano non è prevedibile e tantomeno è uguale a zero. Per i prodotti Western Digital cerchiamo di offrire la massima sicurezza già dalle fabbriche, con test random sui prodotti consumer e full test su tutti i prodotti enterprise”. Di fatto, ogni singolo disco WD per uso enterprise viene collaudato per due settimane, prima di raggiungere il cliente in trepida attesa. “Fare test richiede tempo, ma per Western Digital la qualità del prodotto è più importante del fatturato – puntualizza Vento – Fare un prodotto valido, performante e a un prezzo di mercato è la miglior garanzia per fare in modo che il cliente acquisti di nuovo i nostri prodotti.
L’altro aspetto del problema sicurezza, dicevamo, è quello della cybersecurity. Non abbiamo dati specifici riferiti al mercato dell’audio video, ma pensate che secondo la National Cyber Security Alliance degli Stati Uniti, il 60% delle piccole imprese fallisce entro sei mesi dopo un attacco informatico. In Italia poi siamo particolarmente esposti, perché nel 2023, per il terzo anno consecutivo, siamo stati il Paese europeo più colpito. E quarti nel mondo.
Eppure, molte aziende non sembrano preoccupate di questo. “Abbiamo un piccolo studio fotovideo, siamo due soci e facciamo matrimoni e cerimonie, che me ne faccio di una soluzione di memorizzazione? Il problema non mi tocca” ci è stato detto.
Per un’azienda piccola, e in Italia l’80% delle aziende ricade nella categoria “PMI”, effettivamente non serve un’infrastruttura particolarmente complessa. Ma la necessità di archiviare i dati, di lavorarli, di sfruttarli non cambia. Cambia il numero di lavori trattati, il numero di persone coinvolte, ma i problemi sono gli stessi, come le lavorazioni da fare.
L’importanza del backup per stare al sicuro
Dunque, abbiamo una gran quantità di dati, che cresce giorno per giorno a ritmi sostenuti, e che non devono essere persi per nessun motivo.
Qui ci vuole un backup. Lo facciamo tutti, ma siamo sicuri di farlo bene?
Alvise Sinigaglia
QNAP è da anni che predica la regola del 3-2-1 (tre copie, su due tipi di media diversi, una delle quali in una diversa location). Tutti pensano che basti avere un NAS di backup e se ne dimenticano per i prossimi 10 anni, fino a quando un alert si accende e dice che si è perso tutto. Questa non è strategia di backup, è follia. Ma credetemi, ci sono molte realtà dove ragionano così. Dobbiamo cambiare mentalità noi utilizzatori per primi.
Tra parentesi, i sistemi di backup negli ultimi vent’anni hanno continuato a evolversi, passando dal singolo backup all’Alta Disponibilità, ai software Incrementali, fino ad arrivare ai Worm, che conservano i dati in forma immodificabile. E no, il cloud non è un backup, anche se molti lo usano a questo scopo. Vi sentite tranquilli perché avete Microsoft365 o G-Suite? Andate a vedere cosa prevede il contratto alla voce “Backup”…
Alvise Sinigaglia
Noi in QNAP abbiamo un’applicazione apposita, Boxafe, recentemente arrivata alla release 2.0, con la quale possiamo fare il backup anche di Office365 e di GSuite.
Differenziare i media
A fronte di sistemi di backup differenziati fra operativi e d’archivio, scegliere il media giusto per il salvataggio dei dati diventa importante. Qualche consiglio?
Davide Vento
Ho visto studenti che avevano salvato la loro tesi di laurea, o manager che avevano salvato i dati contabili su chiavette USB senza fare un backup, piangere per aver perso tutto o lamentarsi per i costi di recupero dati delle società che fanno di ciò il loro business.
Parlando di soluzioni professionali mi sento di escludere il salvataggio sulla chiavetta USB o sul disco esterno (meccanico o SSD) come back-up aziendale. Direi che bisogna rivolgersi a soluzioni professionali ibride quali NAS, JBOD/JBOF e Cloud. Come supporto di per sé dipende dalla singola applicazione del cliente. Io faccio spesso l’esempio della telemetria in gara automobilistiche o motociclistiche. La telemetria in real time viene salvata su sistemi full flash (SSD), poi l’analisi post test/gara viene salvata su HDD perché in quel caso non è più necessaria la velocità in real time. Poi bisogna fare i conti con il “desiderata” come performance e il budget a disposizione.
Quattro esempi di storage per i professionisti del multimedia
Abbiamo ipotizzato 4 esempi tipici di attività nel settore audio/video/fotografico e per ciascuna abbiamo chiesto a QNAP e WD di proporre una soluzione specifica.
Società di produzione audio video
Parliamo di realtà che gestiscono eventi aziendali o sportivi da registrare e contemporaneamente trasmettere in streaming in real-time, tutto on location.
Viene usato un PC principale su cui gira OBS come software di streaming e registrazione e a cui fanno capo tutte le fonti audio/video/foto. Un secondo PC crea grafiche in tempo reale a partire dai dati memorizzati sul NAS.
Un Nas di piccole dimensioni ad alta capacità, collegato in Thunderbolt e basato su dischi SSD, può registrare lo stream in uscita e tutti gli ingressi video connessi al primo PC, e può fornire al secondo PC lo spazio disco da dove caricare le presentazioni e le varie grafiche.
Alvise Sinigaglia
Per questo tipo di impieghi, QNAP ha lanciato all’ultimo CES di Las Vegas un NAS portatile completamente a stato solido, il modello TBS-h574TX-i5-16G. Dispone di un processore i5 e di 16 Gbyte di RAM, monta interfacce Ethernet a 10 Gb e Thunderbolt 4, e possiede 5 baie per dischi SSD molto performanti.
Questo NAS per audio video usa dischi NVME.
Davide Vento
Gli SSD SATA sono stati un prodotto di passaggio, utili per essere retrocompatibili con i precedenti dischi meccanici.
Purtroppo, i dischi SATA 3 si fermano a 560 MBps, e non è mai stata sviluppata una versione SATA 4. Da tre anni a questa parte tutti puntano sui dischi con interfaccia PCI Express e protocollo NVME. Per questo NAS consigliamo un disco di fascia high end, l’SSD WD SN850X, che ha un transfer rate fino a 7.200 MBps.
Chi non avesse bisogno del massimo transfer rate potrà ripiegare su dischi mainstream o consumer, con transfer rate da 5.000 MBps o meno.
Studio di produzione audio video per doppiaggi
Uno studio di postproduzione audio può avere una o più sale, ciascuna equipaggiata con il suo mixer, il computer con il DAW, l’impianto di riproduzione audio video e i microfoni per la registrazione dell’audio.
Un NAS ad alta capacità dotato anche di moduli SSD può fare da repository centralizzato per tutte le sale di doppiaggio. E può contenere decine di ore di progetti audio video in risoluzione 4K, cosa richiesta soprattutto quando si tratta di doppiare/sonorizzare serie televisive con stagioni di svariate puntate.
Alvise Sinigaglia
In questo caso serve prestazione ma anche throughput perché se hai molte sale collegate, si fa presto a saturare la banda, anche con connessioni veloci.
Sistemi come il TS-h1290FX-7232P-64G, unità full flash in NVME che monta 12 dischi in formato U.2, sono già ben rodati (sono disponibili da due anni) e dispongono di abbondante potenza di calcolo (agiscono come server e possono far girare macchine virtuali) e velocità di throughput, visto che possono montare schede di interfaccia a 25 e 100 Gbps.
Davide Vento
Per questa macchina suggeriamo i dischi Ultrastar come il DC SN655. Dal punto di vista della capacità, sono già disponibili i dischi da 3.8 e 7.68 Tbyte. Il 15.36 Tbyte arriverà probabilmente dopo l’estate, e stiamo già lavorando sui modelli da 30 e 60 Tbyte. Inoltre, in queste applicazioni una caratteristica importante del disco SSD è il Data Write per Day. Che qui è pari a 1, ovvero su un disco da 15 Tbyte vado a scrivere 15 Tbyte al giorno, assicurati per tutti i 5 anni di garanzia del disco.
Agenzia di ENG (Electronic News Gathering)
Un’agenzia di notizie indipendente oggi lavora prevalentemente con giornalisti dislocati sul territorio e attrezzati con videocamere prosumer. I video possono essere inviati dai giornalisti a un repository centrale dell’agenzia, rappresentato da un NAS accessibile da Internet e dotato di ampia capacità di archiviazione; inoltre, il NAS deve disporre di moduli SSD per consentire un rapido editing e confezionamento dei servizi giornalistici. Infine, il NAS deve essere dotato di funzionalità WORM che consentano di garantire l’autenticità del girato originale, ovvero la mancanza di interventi, per esempio tramite applicazioni IA usate per costruire deep fake.
Alvise Sinigaglia
In questo caso noi consigliamo il modello TS-h1277AXU-RP-R7-32G, con processori Ryzen, schede di connessione a 10 Gbyte di base o più veloci, e un minimo di 12 baie per i dischi ma abbiamo anche modelli da 16, 24 o più baie.
Per assicurare la disponibilità di spazio, vengono montati dischi meccanici come l’Ultrastar DC HC580, formattati con file system ZFS.
Davide Vento
Abbiamo già disponibili alcuni esemplari da 26 e 28 Tbyte, alcuni clienti li stanno già provando ma al momento la taglia massima disponibile sul canale è la 24 Tbyte. Pensiamo che arriveremo ai 30 Tbyte all’inizio del 2025, e con le attuali tecnologie dovremmo arrivare a dischi da 40 Tbyte in futuro.
Studio Fotografico Associato
Una struttura dotata di due o più sale posa, e di svariati computer (generalmente Mac) per la postproduzione fotografica (editing/fotoritocco), nonché per la classificazione e archiviazione degli scatti. La struttura vende servizi fotografici, noleggia sale posa e foto editor e fa anche da agenzia di Stock Photography, grazie al suo archivio. Il software è principalmente costituito dalla suite Adobe Creative in cloud.
Un NAS centrale può ricevere le foto scattate in tempo reale dai vari studi, ciascuno equipaggiato con una o più fotocamere connesse (wireless o via cavo) al computer in dotazione alla sala posa, a sua volta collegato al NAS da una rete Ethernet veloce.
I sistemi di fotoritocco possono essere connessi al NAS via Thunderbolt, mentre quelli per la classificazione e archiviazione, nonché per il retrieval e servizi di agenzia di Stock possono contare su connessione Ethernet ad alta velocità (da 2,5Gb in su). È utile disporre di funzioni WORM per assicurare l’immutabilità delle foto d’archivio.
Alvise Sinigaglia
Per questi utilizzi abbiamo delle unità desktop, con dischi SATA, anche molto performanti come il modello TVS-h874Ti7-32G, con processore Intel i7 e connettività Thunderbolt 4. Abbiamo modelli da 4, 6 o 8 baie, ed è importante scegliere il NAS e il taglio dei dischi in base alle esigenze che si presenteranno nei prossimi 5 anni. In questi NAS possiamo mettere dischi meccanici come i Red Pro, e poi aggiungere due dischi M.2 NVME in RAID 1 per rendere la macchina più reattiva, per esempio usandoli come cache o per far girare i sistemi operativi delle macchine virtuali.
Davide Vento
Come hard disk meccanici, per queste macchine parliamo della famiglia Red, ovvero dei Red Plus che arrivano a 14 Tbyte e dei Red Pro che arrivano fino a 24 Tbyte. La maggiore differenza fra le due famiglie è nella sollecitazione alle vibrazioni. I Red Plus sono consigliati per uso in NAS fino a 8 slot, mentre i Pro lavorano anche in configurazioni superiori. Per la parte SSD abbiamo la doppia famiglia di prodotti, la SA500 con interfaccia SATA (da 500 Gb a 5 Tb) e la SN700 con interfaccia NVME (da 250 Gb fino a 4 Tb).
Il costo dell’insicurezza
Quanto vi costa perdere il vostro archivio fotografico? Quanto vi costa essere attaccati da un ransomware?
Secondo Gartner, entro il 2025 avrà subito un attacco il 75% delle aziende, piccole o grandi. E la piccola azienda potrebbe non avere le risorse per riprendersi. Pensate che tanto vale pagare il riscatto? Si pagano in media 170mila dollari di riscatto per riavere i dati (fonte: Isaca.org), ma il vero costo è 10 volte maggiore: riscatto, downtime, multa per GDPR, danno di immagine eccetera. L’effetto di un ransomware è deleterio quanto un incendio o un allagamento. Quante case di produzione vi daranno nuovamente fiducia se perdete il girato di un evento per colpa di un ransomware?
Tre cose da ricordare, più una
Durante l’incontro, sono emerse tre considerazioni.
Prima di tutto, l’importanza di pensare in termini di soluzione e non di singoli prodotti. Realizzare un’architettura di storage richiede di verificare la compatibilità dei vari componenti, hardware e software, dai dischi fissi al sistema di networking al programma di backup.
Secondo, l’importanza di ricorrere all’esperienza di consulenti esperti, che ben conoscono le caratteristiche delle varie componenti e sanno come farle lavorare insieme al meglio.
E terzo, l’importanza di mettere al sicuro tutti i propri dati, per garantirne la conservazione e la riproduzione in futuro.
L’incontro di Roma si è chiuso con un’ultima citazione di sano terrorismo psicologico. Dopo aver parlato dei costi dell’infrastruttura di prevenzione rispetto alle perdite generate da perdite di dati, e dei sistemi di backup come di un’assicurazione sulla vita della vostra azienda, è stata riportata una citazione di Philip Kotler – universalmente riconosciuto come il padre del marketing moderno. Che ebbe a dire: “Le aziende si preoccupano troppo del costo per fare qualcosa. Dovrebbero preoccuparsi di più del costo di non farlo”.