L’intelligenza artificiale generativa sta cambiando la nostra società grazie ai notevoli vantaggi che offre. Ma bisogna fare attenzione anche ai rischi.
Per esplorare il mondo dell’intelligenza artificiale generativa abbiamo parlato con Andrea Mordenti, Solutions Sales Manager di Ammagamma.
Ammagamma offre soluzioni su misura di intelligenza artificiale (AI) per le imprese: dal decision making alla gestione di produzione e magazzino. L’azienda con sede a Modena è stata fondata nel 2013, impiega oltre 90 persone e conta più di 250 clienti, che adoperano le oltre 80 soluzioni di AI che la società offre.
Per esplorare il mondo dell’intelligenza artificiale generativa, per evidenziarne caratteristiche, pregi e problematiche, abbiamo parlato con Andrea Mordenti, Solutions Sales Manager di Ammagamma.
L’AI generativa crea, ma solo grazie all’uomo
Il fatto che l’AI crei qualcosa di nuovo senza un input umano diretto è a volte un po’ fuorviante. Questa tecnologia, in realtà, prende ed elabora una quantità di dati enorme, dati che sono stati generati dall’uomo nel corso degli anni. L’intelligenza artificiale generativa crea sì qualcosa di nuovo, ma comunque sempre derivato da materiale già esistente, che sia costituito da testi, immagini, suoni. Questo perché l’AI non è in grado di immaginare. L’immaginazione è ancora una prerogativa esclusiva della mente umana.
Con l’intelligenza artificiale tutto è creato in maniera probabilistica. Per chiarire questo concetto possiamo prendere l’esempio di un testo, che l’AI prepara mettendo insieme tanti piccoli pezzetti di frasi, messi in fila in base alle probabilità che a un pezzo ne segua un altro. Naturalmente il tutto contestualizzato con la domanda fatta in partenza. Se questo testo serve per una campagna di marketing per cibo per animali, per esempio, la sequenza di caratteri potenziali che seguiranno in una frase sarà diversa rispetto a quella di un testo relativo a una campagna di marketing per una società software. Quindi la creazione fatta dall’AI non deriva dall’immaginazione ma unicamente da calcoli probabilistici.
Oggi l’AI generativa più conosciuta e chiacchierata è senz’alto ChatGPT di OpenAI. Il suo arrivo è stato un vero e proprio punto di svolta. In effetti è stata la prima tecnologia che ha annullato la barriera tra lo strumento di intelligenza artificiale e l’utilizzatore generico finale. In precedenza (ma ancora adesso con altre implementazioni dell’AI) tra queste due figure c’è sempre stato un intermediario, in genere un’azienda che costruisce soluzioni su commessa.
L’esistenza di modelli di AI generativa evoluti e già pronti, a pagamento o gratuiti, è di grande aiuto perché le società come Ammagamma specializzate in questo campo possono usarli per costruire soluzioni in minor tempo e con costi ridotti, rispetto al dover creare un’AI da zero.
Democratizzare l’utilizzo dei dati con l’AI generativa, garantendo la privacy
Per democratizzare l’uso dei dati si possono impiegare strumenti già pronti, che hanno al loro interno l’intelligenza artificiale generativa e che sono orientati a un certo settore di business. Con questo sistema è possibile conseguire buoni risultati con costi contenuti. Però c’è il rischio di ottenere informazioni non corrette, addirittura totalmente sbagliate. In gergo queste risposte errate sono chiamate allucinazioni e sono causate dal fatto che l’AI generativa è probabilistica.
Per rimediare a questo problema si possono aggiungere dati più pertinenti e affinare i modelli fondativi che stanno alla base dell’AI generativa. Un metodo molto efficace che Ammagamma impiega consiste nell’arricchire i dati di partenza con documentazione e conoscenza aziendale specifiche. Per esempio, nel caso di uno studio di un commercialista si danno in pasto all’AI documenti pertinenti del suo business, per ottenere risposte semanticamente significative. Così si riducono drasticamente le possibilità di ottenere frasi fuori contesto, con contenuti errati.
Per quanto riguarda la privacy dei dati, Ammagamma sensibilizza sempre i propri clienti sull’argomento. In pratica gli aspetti principali su questo tema sono due: dove risiedono i dati e i servizi, come sono usate le informazioni. Per il primo punto è importante sapere se i servizi sono localizzati negli Stati Uniti, in Europa, in Cina. Ammagamma punta a servizi all’interno dell’Unione Europea, perché così devono sottostare a tutto quello che la normativa GDPR (General Data Protection Regulation) stabilisce sulla privacy e sull’elaborazione delle informazioni di un cliente. A rafforzare la privacy arriverà l’AI Act, che adesso è ancora in fase di definizione e approvazione.
Sull’uso dei dati, è necessario avere garanzie che le informazioni riservate utilizzate dall’AI restino tali, in altre parole che non siano adoperate per rispondere ad altri utenti, né per allenare l’AI. Questo deve valere anche per le domande fatte all’intelligenza artificiale, perché anche queste vanno a far parte del bagaglio di informazioni. Questo tema è fondamentale ed è affrontato da diversi vendor cloud, come Amazon, che offrono un ambiente sicuro e riservato, in cui l’AI usa i dati forniti solo ed esclusivamente per il cliente che ha pagato il servizio.
Un’altra strada che si può percorrere è ricorrere ai modelli linguistici open source, da allenare in azienda con i propri dati. Questo sistema garantisce la riservatezza assoluta delle informazioni sia in input sia in output, ma di contro richiede competenze tecniche interne. Inoltre, questi modelli gratuiti – almeno per ora – non sono così accurati come quelli a closed-source.
Scegliere l’AI più adatta
Oggi esistono molte intelligenze artificiali generative e altre arriveranno nel prossimo futuro. Attualmente siamo arrivati a circa 10.000 prodotti diversi. Ci sono AI generaliste, come ChatGPT e Anthropic, altre molto specializzate e verticali, come il modello linguistico sviluppato da Bloomberg, incentrato esclusivamente sui dati che riguardano il mondo finanziario e le aziende.
In tutti i casi queste AI possono rispondere a domande di ogni tipo, ma quelle specializzate sono le più adatte a soddisfare le richieste in un determinato ambito di business. Anche ChatGPT può essere utile a una società, ma, essendo molto generalista, è necessario che chi fa la domanda sia molto abile. In altre parole, più la domanda è contestualizzata più è precisa la risposta.
Nella scelta dell’AI, oltre al prezzo pesa anche la locazione geografica, per le tematiche della privacy sui dati di cui abbiamo già parlato. Proprio per questo motivo, OpenAI a metà dicembre aprirà un’istanza anche nell’Unione Europea.
AI generativa: un bene o un male?
Ammagamma vede l’intelligenza artificiale generativa come una grande opportunità, che però comporta alcuni rischi, che vanno gestiti fin dall’inizio. L’azienda segue una politica che mette la privacy in primo piano, in ogni progetto. Perciò offre modelli linguistici di terze parti che siano affidabili, forniti da società che offrono ottime garanzie sulla riservatezza dei dati.
Bisogna poi proteggere la soluzione dagli attacchi informatici e non fidarsi ciecamente delle risposte che si ottengono. A seconda di come si fa la domanda, infatti, la risposta può tendere verso una direzione oppure un’altra. È l’utente che deve giudicare se questa risposta è pertinente e corretta. Servono persone con competenze per usare questi strumenti, persone che siano consapevoli che il materiale in output è generato da una macchina, non da un essere umano. Questa consapevolezza è fondamentale per l’uso corretto di una AI generativa.
Sul fronte dei cyber crimine, è probabile che l’AI aiuterà anche i malintenzionati del web, che ingannano con tecniche di phishing e che fanno reverse engineering dei prodotti di mercato.
Ma già oggi un problema molto importante è il bias dei dati, ovvero la parzialità delle informazioni in input, che possono portare a risposte erroneamente discriminanti. Un esempio può essere impiegare l’AI per decidere i salari dei dipendenti. Visto che l’intelligenza artificiale si rifà alle statistiche del passato, è molto probabile che suggerisca stipendi più bassi per le donne, basandosi sulla storica disparità di trattamento tra impiegati maschi e femmine. Quindi bisogna fare il possibile per individuare, eliminare o almeno compensare questi bias dei dati.
Ammagamma e la soluzione Adoc
Adoc di Ammagamma è una piattaforma di processamento dei documenti e dei dati aziendali, di cui bisogna analizzare il contenuto verbale e semantico. Adoc impiega l’AI e offre diversi tipi di moduli, componibili tra loro.
In sintesi, la soluzione raccoglie tutta la documentazione della società cliente, come file PDF, scansioni di documenti cartacei, e-mail aziendali, la analizza, ne riconosce la tipologia e il contenuto, la classifica in modo che tutto sia archiviato in maniera ordinata e coerente. Adoc è capace di estrarre le informazioni contenute nei documenti, informazioni che sono memorizzate in un database pronto per una successiva interrogazione.
Il sistema è capace di sintetizzare i contenuti testuali sfruttando i modelli linguistici, così da creare abstract di lunghezza predefinita. Inoltre, grazie alla funzione Smart Search, l’utente può interrogare Adoc per interagire in maniera conversazionale in stile chatbot con i documenti aziendali, mettendo in evidenza da quali documenti rispondono alle domande poste. La soluzione di Ammagamma genera una sintesi del materiale estratto e, in un’ottica di tracciabilità, elenca le fonti da cui ha ricavato le informazioni, in modo che la persona possa fare tutte le verifiche del caso.