Commvault, ogni azienda deve avere un responsabile cyber resilience

Lo afferma Commvault, che sottolinea come oggi la cyber resilience sia più rilevante della cyber security perché assicura la continuità operativa.

cyber resilience

Dalla cyber security alla cyber resilience. Commvault ha modificato la sua strategia per essere più in linea con un aspetto del mondo IT che è ormai inconfutabile: la sicurezza non si può comprare. Lo ha sottolineato Richard Gadd, nominato lo scorso mese di ottobre Senior Vice President per la regione EMEA e India, citando l’esempio di grandi banche statunitensi che hanno speso svariate centinaia di milioni di dollari per erigere protezioni che pensavano impenetrabili e invece sono state comunque violate. “Al di là della sicurezza, che non deve mancare – ha affermato Gadd – oggi le aziende devono focalizzare gli sforzi sulla capacità di riprendersi velocemente da un attacco per continuare a essere operative o, quantomeno, di riprendere il più velocemente possibile le attività”.

La preoccupazione di perdere i dati

Il valore delle parole di parole di Gadd è rafforzato dai risultati ottenuti da un’indagine commissionata dalla stessa Commvault a IDC e intitolata “L’azienda cyber-resiliente: massima preparazione con un ripristino efficace”.

L’indagine, che ha avuto come campione oltre 500 responsabili di sicurezza e IT operations di tutto il mondo, aveva l’obiettivo di ottenere una visione attuale di come le aziende percepiscono le moderne cyber minacce e si avvicinano alla cyber resilience. I risultati del report possono essere suddivisi in tre aree principali: impegno del management C-level nelle iniziative di preparazione informatica; timori legati alla perdita di dati e alla vulnerabilità dei workload; necessità di automazione.

Il 61% degli intervistati ritiene “probabile” o “altamente probabile” la perdita di dati nei prossimi 12 mesi a causa di attacchi sempre più sofisticati, con i workload on-premise ritenuti più vulnerabili di quelli cloud. Su una scala da 1 a 5, in cui 5 indica un’elevata vulnerabilità, gli intervistati hanno dato ai repository di dati on-premise un punteggio di 2,8 e 2,77 ai workload fisici, superiori a quello dei workload cloud (2,67). E il 59% degli intervistati si aspetta che un ripristino informatico richieda giorni o settimane: un tempo inaccettabile quando si cerca di mantenere l’operatività dell’azienda.

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Il ruolo dei C-level nella cyber resilience

Dalla ricerca emerge, inoltre, che spesso top manager e responsabili delle linee di business sono poco coinvolti nelle iniziative aziendali in ambito IT: solo il 33% di CEO o amministratori delegati e solo il 21% degli altri ruoli senior sono fortemente partecipi, mentre il 52% dei senior non è coinvolto negli eventi informatici dell’azienda. Oltre a ciò, spesso c’è anche poca chiarezza tra i team ITOps e SecOps riguardo le responsabilità e le attività da svolgere quando si tratta di preparazione informatica. Infatti, solo il 30% di SecOps comprende appieno ruoli e responsabilità degli ITOps in materia di preparazione e risposta alle minacce e solo il 29% dei ITOps è consapevole dei compiti della controparte.

Secondo IDC, i responsabili aziendali devono svolgere un ruolo chiave nel garantire che le imprese diano priorità alla preparazione informatica e assicurino un allineamento completo tra i team ITOps e SecOps, per evitare di essere maggiormente soggette ad attacchi riusciti o lunghi ripristini.

Ciò che è veramente importante oggi è avere in azienda una persona o una struttura che si occupi di resilienza informatica e del business – ha sostenuto Sanjay Mirchandani, Presidente e CEO di Commvault –. Che si tratti di un CSO, un CTO, un CIO o di qualsiasi altra figura, deve esserci qualcuno che si occupi di resilienza a tempo pieno. Sinora non è mai successo che qualcuno ricoprisse il ruolo di CSO in un’organizzazione, ma credo che oggi sia più rilevante della sola sicurezza. Le aziende devono iniziare a pensare in modo diverso ai ruoli di CTO o CIO perché è importante che ci sia chi sappia valutare l’intero spettro delle capacità per assicurare la continuità del business”.

Richard-Gadd

La nuova offerta Commvault per la resilienza aziendale

Dal canto suo, Commvault si è attrezzata per aiutare le aziende sul versante della cyber resilience. Di recente ha annunciato Commvault Cloud, powered by Metallic AI, che unisce tutte le offerte SaaS e software del vendor in un’unica piattaforma e ne consente la gestione da una sola console, offrendo visibilità e controllo completi per migliorare la resilienza informatica. La piattaforma si concentra sulla prevenzione delle minacce e ripristini rapidi e offre un’architettura che permette la protezione e il ripristino dei dati su diversi ambienti e infrastrutture.

Commvault Cloud ha poi rilasciato un assistente AI chiamato Arlie, acronimo di “Autonomous Resilience”, che opera H24, aiutando gli utenti con risposte personalizzate e immediate fornite con un linguaggio naturale. Questo “copilota” si integra con Azure OpenAI Service e abilita funzionalità come insight attivi, assistenza al codice, percorsi personalizzati e correzione delle root cause. L’obiettivo è sempre ottimizzare la resilienza informatica.

Inoltre, Commvault ha inoltre introdotto in Commvault Cloud previsioni avanzate delle minacce, Recovery Cloudburst per un ripristino veloce e senza attriti, Cleanroom Recovery in collaborazione con Microsoft Azure e il servizio gestito Platinum Resilience che offre una protezione completa e una rapida reattività alle minacce di cybersecurity.

Queste nuove offerte puntano a fornire agli utenti strumenti avanzati supportati dall’IA per la gestione dei dati e la sicurezza, riducendo i tempi di risposta agli attacchi informatici e migliorando la cyber resilience delle aziende.