Intervistiamo Piotr Korzeniowski, CEO di Piwik PRO, che ci racconta l’andamento dell’azienda e si focalizza sulle cessazione del servizio Universal Analytics.
– Chi è Piwik PRO? Come si posiziona a livello italiano e internazionale?
Piwik PRO è un’azienda polacca fondata nel 2013 da Maciej Zawadziński e specializzata in analytics volti ad analizzare il customer journey su web e app. La soluzione che offriamo ai nostri clienti è un software di analytics proprietario denominato Piwik PRO Analytics Suite, privacy-friendly e con caratteristiche molto simili alla versione a pagamento di Google Analytics. Oltre alla performance tecnologica, però, forniamo un supporto di alto livello, che va dall’onboarding al training fino al customer success management.
Un prodotto, quindi, estremamente completo che oggi, nella sua versione gratuita “Piwik PRO Core”, è installato su oltre 10.000 siti web in tutto il mondo e registra più di 1.200 nuove installazioni al mese.
Mossi dall’obiettivo di supportare concretamente le organizzazioni a ottenere informazioni preziose per il proprio business nel rispetto della privacy dei consumatori e mantenendo il controllo sui dati raccolti, contiamo attualmente un portafoglio clienti di oltre 450 realtà, tra cui la Commissione europea, Fitch Rating e Crédit Agricole, con oltre 40 partner a livello globale.
In Italia, nello specifico, operiamo grazie a una rete di partner che lo scorso anno si è arricchita grazie alla firma di importanti accordi con Ogilvy (Milano), Digital Pills (Torino) e Alea (Pordenone).
– Quali sono le strategie di crescita per il 2023 e qual è il target cliente?
Nel 2022 la nostra piattaforma proprietaria ha registrato una crescita del 50% e recentemente la società ha superato gli 11 milioni di dollari di fatturato annuale ricorrente. La volontà è di continuare su questa strada: per il 2023 puntiamo, infatti, a un aumento del 50% del fatturato globale, a raddoppiare l’impegno in Francia e Nord Europa, a rafforzare la presenza negli Stati Uniti, specie nel settore healthcare, e a espandere ulteriormente la rete di partner in Italia, Spagna e Regno Unito.
Per raggiungere questi traguardi abbiamo scelto di adottare una strategia di business rinnovata con cui migliorare le prestazioni del prodotto, pur mantenendo il focus sulla privacy: già nel secondo trimestre di quest’anno, quindi, rilasceremo un e-commerce tracking ottimizzato e una nuova Customer Data Platform (CDP) per l’arricchimento e l’attivazione del targeting comportamentale.
In termini di target cliente, molto dipendente dal piano che si decide di utilizzare. La nostra offerta gratuita Core, ad esempio, non è solo la scelta perfetta per le piccole e medie imprese appartenenti a qualsiasi settore merceologico, ma è anche un ottimo modo – per chiunque – per testare il prodotto. Il piano Enterprise, invece, è un’opzione solida per tutte le organizzazioni più strutturate che cercano soluzioni di analytics sicure e affidabili. Storicamente abbiamo avuto successo soprattutto nei settori governativo, finanziario, sanitario e delle telecomunicazioni, ma oggi l’industry chiave è quella dei consumer brand.
– L’imminente cessazione di Universal Analytics imporrà un cambiamento di prospettive per gli utenti; quali sono le principali criticità a vostro avviso?
Universal Analytics era il “gold standard” per l’intera industry dei digital analytics: tutti lo conoscevano e sapevano come utilizzarlo. Google Analytics 4, però, è ben diverso dal suo predecessore: mentre UA si rivolgeva per lo più ai semplici marketer, questa nuova soluzione è destinata a professionisti – siano essi marketer, data engineer e sviluppatori – dotati di elevate competenza tecniche. Il modello di raccolta dati, inoltre, è profondamente cambiato, in quanto contempla solo gli eventi, e anche l’interfaccia utente, una volta così familiare, appare ora molto diversa. A ciò si aggiungono poi alcuni problemi tecnici e di performance. L’elemento più importante, però, è che, al contrario di UA, GA4 non è affatto “universale”: funziona con successo solo in un numero limitato di casi d’uso.
Con GA4, Google abbandona, quindi, il marketer. Un professionista che non ha a disposizione il tempo necessario per imparare tutti i tecnicismi della nuova versione e tutti i workaround che questa richiede per essere utilizzabile, ma che tuttavia deve poter essere in grado di approfondire cosa funziona (e cosa no) nelle spese pubblicitarie, nelle attività di PR o nella SEO, senza dover necessariamente imparare il linguaggio SQL o accedere a BigQuery per la creazione di report. Per la realizzazione di una presentazione di management possono allora rivolgersi alle nostre funzionalità di dashboarding o connettere Piwik PRO a Tableau, Looker Studio o Power BI. Contrariamente a GA4, qui non ci sono limiti alle API.
– GA4 o le alternative in circolazione? Come scegliere?
Ci sono diverse opzioni. Si può innanzitutto scegliere GA4, se l’azienda ha al suo interno un data team o se dipende dall’ecosistema di Google, con connessioni a Google Ads o BigQuery. In alternativa, si possono adottare soluzioni indipendenti per reporting molto basici, specie in assenza di team marketing o se si necessita solamente di statistiche d’alto livello sulla “giusta direzione” dei contenuti prodotti dal proprio sito. Un’ultima opzione restano comunque le alternative come noi perché riusciamo ad offrire un data model e un “look and feel” simili ma con maggiore rapidità e supportando anche reporting event-based (come, ad esempio, user flow o funnel basati sugli eventi, facile accesso ai dati grezzi di eventi e sessioni, eccetera), o tool di analytics di prodotto se l’esperienza digitale aziendale ruota attorno a un prodotto e la crescita product-led è la priorità.
– Come strutturare e far crescere un piano aziendale guidato dai dati?
Per un business plan data-driven sono necessarie delle premesse. È innanzitutto fondamentale definire i propri obiettivi di business, identificare il cliente target, selezionare le giuste metriche e potenziare un team (azione consigliata, in quanto attività core) o assumere dei professionisti.
Una volta poste queste solide basi, si può passare agli step successivi. Un piano guidato dai dati richiede investimenti in infrastrutture che raccolgano, cataloghino e processino le informazioni in modo efficiente e sicuro – un processo che può essere esternalizzato a fornitori Saas o realizzato in un magazzino dati preesistente.
Altre spese sono poi necessarie per l’ampliamento di competenze ingegneristiche, analitiche, di marketing e pubblicitarie all’interno del team, che contribuiranno a guidare il business, a generare insight e a sviluppare modelli predittivi.
Fondamentale anche la promozione di una cultura del processo decisionale data-driven e della sperimentazione costante per ottimizzare la comunicazione, i prodotti, il marketing e le operazioni.
Infine, è indispensabile innovare e migliorare continuamente i prodotti e i servizi in base ai feedback dei clienti e agli insight offerti dai dati, adattando le strategie secondo le mutevoli condizioni del mercato e le esigenze dei consumatori.