“Le infrastrutture digitali sono sempre più importanti per le nazioni, per le aziende e per le pubbliche amministrazioni. Una transizione verso modelli di gestione cloud è un punto di non ritorno e porta a nuove sfide come quella della cyber resilience e della transizione green, ovvero di come usare il digitale per essere sempre più sostenibili. Non solo. Il digitale sta anche plasmando il modo in cui si lavorerà in termini di interazioni, di socialità e di come si concepirà in futuro l’ufficio”.
Con queste parole, Enrico Mercadante, Architectures Sales and Innovation Southern Europe di Cisco, ha riassunto come il digitale sia ormai parte integrante del mondo del lavoro e di come l’innovazione oggi debba poggiare sul digitale. “Abbiamo individuato cinque aree di innovazione – ha aggiunto Mercadante –: il cloud inteso come modello operativo, la cybersecurity, il futuro delle reti, la sostenibilità e il futuro del lavoro. Su queste aree ci stiamo impegnando, aiutando chi fa innovazione nel Paese”.
Prima di tutto semplicità
Ma nel concreto come sta agendo Cisco? Lo ha spiegato Fabrizio Gergely, Italy Architecture Sales Leader di Cisco. “Il cloud sta diventando un motore di innovazione rapida. L’aspetto su cui stiamo spingendo per affrontare queste sfide è la massima semplificazione possibile. Semplificare le infrastrutture it, unificarle e basare l’esperienza su piattaforme che siano integrate e che eroghino soluzioni di facile utilizzo. Tre sono le direzioni che vediamo: soluzioni che vanno verso l’automazione guidata dal cloud, soluzioni integrate di facile utilizzo e soluzioni che si basano sulla telemetria e che quindi permettono di estrarre valore dai dati”.
Cloud management
Gergely ha citato come esempio concreto il fatto che Cisco sta facendo convergere la piattaforma di cloud management Meraki, il cui punto di forza è proprio la semplicità della gestione, e Catalist, che viene da 35 anni di ricerca e sviluppo e di cui l’azienda si è avvalsa per dar vita a tanta innovazione. “In pratica – ha sottolineato Gergely – stiamo portando Catalist verso il cloud con un vantaggio operativo di monitoring integrato, di infrastruttura e di semplicità di esercizio e di operation. Le piattaforme selezionate di Catalist saranno quindi managed attraverso la piattaforma Meraki”.
Anche per Nexus vale lo stesso concetto. È una piattaforma erogata in cloud attraverso l’approccio a servizio, ma con l’obiettivo di portare verso il cloud tutto il mondo che lo circonda, ovvero i datacenter privati dei clienti e le infrastrutture che risiedono nei public cloud in ottica hybrid e sempre più multi-cloud. Nexus offre facilità di configurazione, di operation e di raccolta dei dati di telemetria con cui comprendere essenzialmente cosa sta accadendo, anche dal punto di vista della sostenibilità. “C’è, infatti, una grande enfasi nella raccolta dei dati di consumo generati dai data center”, ha puntualizzato Gergely.
Le reti diventano predittive
Le predictive network rappresentano uno sforzo importante di ricerca e sviluppo nella direzione dell’innovazione, di un utilizzo massiccio di intelligenza artificiale e di machine learning, delle infrastrutture. Ma come fa Cisco a rendere le infrastrutture più flessibili e più resilienti, addirittura in grado di prevenire un problema e quindi essere predittive e non reattive? La prima concretizzazione è l’integrazione di TousendEyes, che monitora lo stato dei servizi Internet, all’interno delle soluzioni di software defined WAN.
“Le applicazioni sappiamo che ormai sono scritte con logiche basate tipicamente su infrastrutture estremamente distribuite – ha puntualizzato Gergely –. Non abbiamo più applicazioni monolitiche, ma abbiamo container, kuberbetes, servizi, estrema complessità ed estrema distribuzione. Gli strumenti di monitoraggio esistenti non riescono più a tenere il passo di questi nuovi paradigmi; perciò, abbiamo sviluppato una soluzione di monitoraggio e di observability che nasce specificatamente per questo ambito di applicazioni cloud”.
Cisco raccoglie informazioni da tutto lo stack, dalla connettività, dall’infrastruttura su cui gira l’applicazione e dall’applicazione stessa. E, anche con l’ausilio di intelligenza artificiale e machine learning, supporta gli standard che si stanno affermando in tema di open telemetry. L’azienda ha in atto diverse collaborazioni con technology partner per raccogliere più dati possibili. “Una volta assimilati tutti questi dati – ha aggiunto Gergely – siamo in grado di comprendere effettivamente cosa sta succedendo all’esperienza dell’utente, se sta utilizzando quell’applicazione nella maniera corretta e se sta ricevendo il giusto grado di servizio”.
La resilienza secondo Cisco
Si parlava di resilienza. Ha ripreso l’argomento Fabio Panada Security Sales Engineer di Cisco, che ha citato l’offerta basata sulla metodologia che in azienda è chiamata Cisco security resilience. “Abbiamo messo a fattor comune tutta la nostra competenza in termini di server security – ha precisato Panada – per creare una piattaforma innovativa in grado di gestire i problemi del cliente in ambito cybersecurity”.
Questa strategia si basa su cinque elementi. Il primo è la possibilità di raccogliere più informazioni possibili perché più apparecchi si individuano più si è efficaci nel proteggerli. Con i dati raccolti si cerca poi di prevedere cosa può causare un problema informatico. In tal senso, all’interno della piattaforma c’è la possibilità di interpretare i dati di security e prevenire possibili cyber attacchi. “Oggi che siamo sommersi di informazioni di qualsiasi tipo è importante dare delle priorità – ha sostenuto Panada –. Il mercato ci chiede di capire quali sono le informazioni veramente importanti”.
Un altro aspetto di rilievo è cercare di essere più pervasivi possibile. Ciò vuol dire cercare di proteggere al meglio le applicazioni e, ovviamente, anche le reti. “Basta un solo elemento che non sia adeguatamente protetto per abbassare il livello di sicurezza”, ha evidenziato Panada. Quindi, sicurezza pervasiva. Ma non solo. Deve essere anche una sicurezza che permette di collaborare con l’ecosistema.
Un ulteriore elemento su cui mette l’accento Panada è l’aumento dell’efficacia della sicurezza in modo dinamico. “La piattaforma cloud base proposta da Cisco ha l’obiettivo di coprire application, device, utenti e network in maniera integrata – ha concluso Panada – per proteggere le comunicazioni, i dati e le applicazioni ovunque ci si trovi e per qualsiasi tipo di utente.
Quello che un utente si aspetta da Cisco è un ottimo livello di protezione senza avere un impatto sull’utilizzo dei dispositivi. Un ambiente di lavoro ibrido che permetta di controllare in maniera automatica qual è il livello di postura dell’utente quando si collega senza comportare nessun impatto sull’utente stesso. Questo è un aspetto importante perché in un mondo molto dinamico dove l’accesso alle applicazioni cambia in maniera veloce il livello di sicurezza deve essere continuamente monitorato”. Oggi questo risultato lo si può ottenere integrando uno standard applicativo che permetta di interagire con una serie di applicazioni, raccogliere informazioni e utilizzarle per migliorare la postura di sicurezza.
Il metaverso entra in ufficio
Non c’è dubbio che la pandemia da Covid-19 abbia portato a una rivoluzione sia nel modo di lavorare sia nell’ufficio come era tradizionalmente concepito. Eppure, un’evoluzione era già in atto e i trend lasciavano presagire che molte cose sarebbero cambiate. Cisco stava già lavorando all’innovazione in questo senso.
E la cosa non deve stupire visto che l’azienda “già da quindici anni pratica il lavoro flessibile e quindi conosce bene le pratiche e la metodologia collaborativa – come ha precisato Michele Dalmazzoni, che in Cisco ha la responsabilità delle tecnologie di collaboration –. Una piattaforma di collaborazione come Webex copre aspetti diversi, dai mondi tradizionali di comunicazione e fonia, l’hardware, per integrare tutti i canali di comunicazione con gli utenti finali, social compresi”.
Ma può andare anche ben oltre, come ha dimostrato di recente Vection Technologies. La società, che opera nello sviluppo di soluzioni 3D e VR (Virtual Reality) per le aziende, ha infatti presentato 3DFrame per Webex by Cisco, un’app sviluppata in modalità no-code che rende i contenuti delle presentazioni e delle riunioni di Webex immersivi e li proietta nei mondi virtuali del metaverso.
Gli utenti di Webex possono perciò organizzare le proprie riunioni in mondi virtuali completamente personalizzati per presentare contenuti in 3D e in ambienti VR. 3DFrame può essere attivata direttamente da Webex e consente di fruire una nuova forma di visualizzazione immersiva di immagini, video, presentazioni PDF, oggetti 3D complessi come automobili e articoli di design. Questa integrazione, che permette di creare mondi, animazioni e configurazioni di prodotti, è capace di caricare modelli 3D in pochi istanti e porta le presentazioni di prodotti da remoto in una nuova era del lavoro ibrido.
Il futuro dell’ufficio, è più in generale dell’ambiente di lavoro, sarà quindi sempre più un mix tra fisico e digitale. Gli ambienti andranno ripensati in modo flessibile creando piccole sale riunioni, sale remote, sistemi di prenotazione e per la videocomunicazione. Si dovranno lasciare degli spazi dove dar vita alla creatività e all’innovazione.
E alla base ci sarà una piattaforma di collaborazione come Webex, capace di occuparsi di diversi aspetti, dai mondi tradizionali di comunicazione, social compresi, fino alle nuove forme più evolute e virtuali, come appunto il metaverso.