Citrix ha indagato su come il lavoro sia sempre più slegato da un luogo fisico e sempre di più connesso a uno spazio digitale. Un anno fa, il mondo stava per subire uno dei più grandi sconvolgimenti dei tempi recenti. La pandemia, infatti, si apprestava a cambiare molte tra le nostre abitudini, a partire dal modo in cui lavoriamo. Oggi, a un anno dall’emergenza, si parla sempre più di “Nuova normalità” e in un solo anno molti passi avanti sono stati fatti verso un’organizzazione del lavoro sempre più guidata dalla trasformazione digitale.
Da una ricerca che era stata condotta da Citrix e OnePoll a marzo 2020, emergeva infatti che il 78% delle aziende intervistate non aveva mai fatto smart working e quasi il 30% del campione lamentava l’indisponibilità degli strumenti aziendali adeguati.
Lo spazio digitale del lavoro – Citrix workspace
I numeri dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano danno una chiara idea del fenomeno.
Se nel 2019 erano soprattutto le grandi imprese ad avere iniziative strutturate (58%) per lo smart working, con solo il 12% delle Pmi e il 16% della PA che si era attrezzato.
Tutto cambia durante la fase più acuta dell’emergenza quando lo smart working ha coinvolto il 97% delle grandi imprese, il 94% delle PA e il 58% delle Pmi. Per un totale di 6,58 milioni di lavoratori agili, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, oltre dieci volte più dei 570mila censiti nel 2019.
Un lavoro più fluido e con sempre più spazio al digitale – Citrix workspace
Inizialmente lo smart working sembrava essere una misura di emergenza, ma il sentore che questa modalità di lavoro fosse destinata a durare era già diffusa, tanto che il 66% degli intervistati da Citrix e OnePoll nel 2020 pensava che le aziende avrebbero continuato a ricorrere allo smart working anche dopo la fine della pandemia.
Fabio Luinetti, Country Manager di Citrix Italia
Lo spazio di lavoro è un concetto sempre più fluido. La pandemia da una parte ha cambiato profondamente le nostre abitudini, ma dall’altra ha accelerato una tendenza importantissima già in atto: sganciare lo spazio di lavoro da un luogo fisico per identificarlo in uno spazio digitale che segue la persona ovunque abbia bisogno di trovarsi. È quindi più importante che mai offrire a chi lavora un’esperienza di livello elevato che, indipendentemente da dove si trovi e dal dispositivo utilizzato, gli permetta di esprimersi al meglio, focalizzandosi, in tutta sicurezza, sulle attività più strategiche e remunerative.
Oggi, nonostante non possiamo certo dirci fuori dall’emergenza, sappiamo che il nostro spazio di lavoro è comunque destinato a cambiare in maniera radicale.
Una nuova survey sempre realizzata da Citrix e OnePoll nel 2020 analizza infatti come questo nuovo modello di lavoro stia influenzando addirittura le scelte abitative delle persone. Il 39% degli intervistati che decide di abbandonare le grandi città a favore di aree decentrate o rurali, il 29% pensa che le aziende ridurranno gli spazi dei loro uffici nelle città in maniera significativa.
Citrix workspace
Le città come le conosciamo sono destinate quindi a cambiare pelle? Non tutti sono d’accordo.
Il 26% degli intervistati nella stessa ricerca pensa che il 2020 abbia rappresentato una sorta di reset, tale per cui i prezzi delle case a un certo punto crolleranno per via del progressivo spopolamento. A quel punto le persone via via saranno nuovamente attratte dai centri cittadini.
A questa percentuale fa eco invece un altro 21%, che pensa che molti lavoratori non torneranno più a lavorare nelle grandi città, ma continueranno a farlo da remoto. Senza dubbio tutta l’economia legata al pendolarismo è fortemente a rischio.