Jacopo Bruni, Marketing Manager di Praim, ci parla della trasformazione delle imprese e di come il digital workspace possa migliorare la produttività.
– La digitalizzazione e lo smart working (specie in questi ultimi mesi), stanno cambiando radicalmente il modo di lavorare delle imprese. Quali osservatori privilegiati, quali considerazioni potete fare in merito al mercato?
Digitalizzazione e smart working sono due concetti che stanno cambiando (o forse è meglio dire che stanno provando a cambiare) il modo di lavorare delle aziende già da diversi anni. Se ci concentriamo sul mercato italiano in particolare, purtroppo nel tempo possiamo notare che non sia stato uno di quelli più virtuosi in questo senso. Certo è che questi ultimi mesi hanno per così dire costretto la quasi totalità delle imprese e delle realtà pubbliche a impegnarsi verso una direzione di lavoro più agile.
E questo ha aperto due scenari: uno buono e uno un po’ meno buono. Per quanto riguarda il primo, l’adozione forzata di strategie di smart working ha consentito di rendersi conto che questa modalità è possibile e redditizia; per quanto riguarda la seconda, il fatto di avere adottato certe modalità in tempi estremamente brevi, ha causato delle problematiche di gestione delle risorse e degli endpoint, con un effettivo mancato controllo sul lavoro di ognuno.
Ad ogni modo, la digitalizzazione e lo smart working, inteso come modalità di lavoro non soltanto dalla propria abitazione, ma anche da postazioni pubbliche o in mobilità, sono concetti che sono entrati una volta per tutte prepotentemente a far parte delle strategie delle maggiori realtà aziendali italiane e non.
– Digital workplace, smart working e lavoro “agile” sembra domineranno il futuro del lavoro. Qual è il vostro punto di vista rispetto a questa affermazione? Quali previsioni potete fare?
Come detto sopra, lo smart working era già un concetto strategico adottato anche prima dell’emergenza Covid, ma purtroppo soltanto una bassissima percentuale delle aziende italiane lo aveva preso seriamente in considerazione e soprattutto lo aveva esteso alla totalità dei collaboratori aziendali. Alcuni studi parlano per esempio di una percentuale del 10% di adozione in Italia nel 2018 contro un 36% della Norvegia.
Le ragioni sono molteplici e vanno dall’impossibilità effettiva di svolgere un certo lavoro da un altro luogo alla reticenza, purtroppo diffusa, al cambiamento. Sicuramente nel male di questa situazione mondiale dovremmo prendere il bene del cambiamento e del miglioramento di alcuni processi e di alcune tecnologie.
Questo nei mesi scorsi è successo ed è destinato a continuare e i numeri lo dimostrano: il 90% delle grandi imprese e il 73% delle medie hanno messo in piedi strategie di lavoro agile destinate a durare. E parlando sempre di percentuali, ma in questo caso dal punto di vista del lavoratore, il 40% apprezza il lavoro da casa, soprattutto per la gestione migliore del tempo e sostiene di aumentare la propria produttività di circa il 15%.
Un’ulteriore buona notizia per le aziende è anche quella di un abbattimento dei costi di gestione di circa il 30%. In base a questi studi e a queste statistiche, si va nella direzione di un’adozione continuativa, magari un po’ più cautelativa nel prossimo periodo per poi stabilizzarsi su numeri in linea con gli altri Paesi europei.
– In uno scenario tecnologico sempre più mutevole, alcune aziende faticano a tenere il passo e a realizzare una vera “trasformazione digitale”. Come aiutate clienti e potenziali clienti a portare a termine questa evoluzione?
In questo caso deve essere fatta un’importante distinzione tra le aziende che si sono trovate forzatamente costrette a adottare tecnologie nuove per loro e strategie differenti da quelle “standard” e le aziende, magari naturalmente più strutturate, che questo passo lo avevano già fatto o erano in procinto di farlo. Considerando come assunto che questi mesi abbiano introdotto una sorta di confine temporale immaginario tra un’epoca e un’altra. L’ambito tecnologico è per sua natura sempre mutevole e in veloce e costante evoluzione e questo obbliga in un certo senso le aziende a stare al passo.
Tuttavia, ci rendiamo anche conto che non tutti hanno le possibilità, sia per propria natura sia a causa di risorse limitate, di essere così reattivi. In azienda abbiamo basato da sempre la nostra attività sulla tecnologia e sullo sviluppo tecnologico, ed è per questo che puntiamo a sviluppare continuamente soluzioni in grado di aiutare e accompagnare la maggior parte delle realtà aziendali, in maniera semplice e accessibile.
Inoltre, i recenti cambiamenti nel programma di canale, le nuove alleanze strategiche e le ultime modifiche al licenziamento delle nostre soluzioni, hanno reso possibile un’offerta ancora più disegnata sia sul Partner di canale che sull’utilizzatore finale dei nostri prodotti. Il miglioramento continuo dei workflow, dei processi e della gestione del supporto tecnico, ci consentono anche di affiancare i nostri prodotti con dei servizi a valore aggiunto.
– Digital workspace è una terminologia ampiamente adottata, oggi. Come Praim, come declinate questo concetto?
Gartner definisce il digital workspace come “una strategia d’impresa che rende possibili modi di lavorare innovativi e più efficaci, che migliora il coinvolgimento e l’agilità dei dipendenti e che sfrutta tecnologie e modelli orientati al consumatore”. È una definizione che si sposa bene con qualsiasi realtà aziendale e tuttavia riesce ad abbracciare bene o male tutte le caratteristiche alla base di questo concetto. Concetto che riporta anche al lavoro agile, inteso come modalità di lavoro fuori dalla sede aziendale: a casa, in luoghi pubblici, in viaggio, ecc.
Parlando di digital workspace bisogna affrontare temi che riportano alla sicurezza, alla mobilità e alla corretta gestione dei dispositivi. Praim si posiziona soprattutto in quest’ultima fascia, fornendo ai clienti la possibilità di creare e gestire delle postazioni di lavoro eterogenee e mobili in modo da agevolare l’adozione dello smart working e in modo da completare, insieme agli altri necessari step, la creazione di un digital workspace.
Anche la nostra continua collaborazione con altri importanti Vendor di tecnologia come Citrix, VMware, Microsoft, ecc. ci consente di sviluppare soluzioni software sempre più customer-centric, in grado di soddisfare quelle esigenze sempre più particolari di ogni reparto IT di ogni azienda per quanto riguarda l’amministrazione del proprio parco endpoint che, per la natura sempre più eterogenea dei bisogni degli utenti, risulta sempre complesso da gestire e da tenere sotto controllo.
– Quali sono le soluzioni tecnologiche più recenti (hardware/software/cloud) che proponete ai Vs. clienti? Quali sono le peculiarità distintive?
Che si parli di smart working, di digital transformation o di digital workspace, Praim continua a sviluppare soluzioni software e hardware in grado di posizionarsi in ognuna di queste tre dimensioni fondamentali delle quali ormai il business si compone, alleggerendo i compiti sempre più ardui dei reparti IT e semplificando l’usabilità per qualsiasi tipo di utente. Nella fattispecie tendiamo a focalizzarci sulla nostra soluzione di management degli endpoint, ThinMan.
Una console unica, unificata e centralizzata capace di gestire da una sola interfaccia semplice, completa e intuitiva, tutti i dispositivi aziendali, che siano essi nella sede, in uffici distaccati e dislocati, in mobilità o racchiusi nelle mura domestiche dei collaboratori in smart working. ThinMan, che naturalmente gestisce i nostri Thin Client, si accompagna a famiglie di soluzioni software sviluppate interamente da Praim per l’amministrazione di dispositivi Windows, Linux-based e Raspberry, nonché Thin Client di terze parti.
Parliamo in questo caso di Agile e ThinOX, che, in particolare nella sua versione USB, consente di adottare un’efficace, sicura e poco costosa strategia di smart working semplicemente con l’acquisto della nostra soluzione su chiavetta USB; soluzione questa che, oltre a tutto il resto, consente di lavorare in modo totalmente sicuro e centralmente gestito anche in caso di PC o notebook privati.