La cyber resilienza e la protezione dei dati, Commvault e il WBD

La cyber resilienza e la protezione dei dati, Commvault e il WBD 2020

Vittorio Bitteleri, country manager di Commvault Italia, sottolinea l’importanza di una efficiente protezione dei dati, con un particolare riferimento al WBD 2020.

La piaga del ransomware ha spinto le aziende a considerare la necessità di un nuovo livello di sicurezza, anche per quelle realtà che tradizionalmente hanno sempre preso in considerazione solo eventuali disastri naturali e la conformità alle normative.
La pianificazione per i disastri naturali non è una novità, dato che la maggior parte delle aziende dispone di un sito di disaster recovery per garantire infrastrutture e business continuity ai dipendenti. La preoccupazione principale è sempre stata legata alla necessità di dover sostenere i costi di un’infrastruttura ridondante per affrontare eventi che potrebbero non accadere mai. Le modifiche alle normative fanno parte del business, e i clienti ne sono consapevoli, ma non significa che non abbia un peso in questa situazione.

Tuttavia, i cambiamenti normativi non sono una sorpresa e le aziende hanno il tempo di valutare l’impatto dei nuovi requisiti, per formulare, preventivare e attuare un piano di risanamento in modo controllato.
Il ransomware invece è imprevedibile, pericoloso, in continua evoluzione, inarrestabile e, in molti casi, mirato a determinate aziende. Ciò significa che le tradizionali soluzioni di disaster recovery non sono adeguate a contrastare questa minaccia e causano preoccupazioni per i potenziali danni finanziari e di reputazione che un attacco potrebbe comportare.

È sempre complesso bilanciare gli obblighi operativi per il ripristino e la conformità alle normative, e allo stesso tempo mantenere un ambiente di backup efficiente. I dati normativi sono normalmente il punto di partenza nell’analisi sulla gestione di un ambiente di protezione. Se i dati richiesti dalla normativa vengono acquisiti e archiviati in modo appropriato, quelli rimanenti devono essere protetti solo per soddisfare i requisiti di ripristino.

Conoscere i dati è il passo successivo per ridurre i costi e rispettare la compliance sulla privacy. Esaminare quelli di base, ad esempio quando è avvenuto l’ultimo accesso, da parte di chi e quali informazioni private possono contenere, consente di prendere decisioni sensate. Azioni basate su queste considerazioni, come eliminare, mettere in quarantena o spostare i dati in un livello di storage più economico, non solo riduce i costi, ma supporta i tempi di recovery in caso di disastro, poiché le risorse non sono concentrate su dati legacy.

In un momento come quello attuale, in cui lo smart working è diventato realtà forzata per molti, il numero dei cyber attacchi è in crescita esponenziale, con minacce sempre nuove ed emergenti. Per proteggere le infrastrutture è fondamentale proteggere anche l’utente e i dispositivi utilizzati per accedere alla rete e ai dati aziendali. Il report 2020 del Clusit è cristallino: nel 2019 sono stati messi a segno 1.670 attacchi informatici, numero che rappresenta il +7,6% rispetto al 2018 e il +91.2% sul 2014 e l’Osservatorio del Politecnico di Milano sottolinea che l’83% degli attacchi è rappresentato da truffe come phishing e business email compromise che mirano a impossessarsi dei dati aziendali, sfruttando proprio dagli utenti.

L’adozione di un backup in cloud permette di acquisire tutti i dati aziendali presenti nelle postazioni di lavoro dei dipendenti e di sincronizzarli con il server in cloud, per averli sempre a disposizione.
Il backup è una componente chiave della cyber resilienza, e permette di trasformare un evento che potrebbe essere disastroso, come la perdita di dati personali e aziendali, nell’opportunità di recuperarli.

La Giornata mondiale del Backup è un’ottima occasione per ricordare alle aziende come sia importante non solo proteggere i dati, ma anche dotarsi di una soluzione adeguata che risponda a tutti i requisiti per il loro ripristino.

Il consiglio è di evitare set di strumenti separati per il backup e il disaster recovery, consolidandoli infatti si potranno ridurre gli investimenti in modo significativo. Inoltre, anche l’utilizzo del cloud per il disaster recovery può consentire risparmi significativi e essere d’aiuto nel rispetto delle normative – generalmente il cloud è più resiliente di un sito privato di DR, e ora sono disponibili opzioni di archiviazione a lungo termine a costi molto bassi.

Importante risulta quindi una continua attività di test, analisi e revisione delle attività, per definire il piano più adeguato a protezione di infrastrutture, dati e investimenti.