VeeamOn Tour, la vicinanza a partner e clienti è fondamentale

VeeamOn Tour, la vicinanza a partner e clienti è fondamentale

Veeam inaugura un nuovo modo di comunicare, e con il VeeamOn Tour raggiunge i clienti direttamente sul territorio, avvicinandosi a partner e aziende.
La tappa milanese a cui abbiamo partecipato è stata aperta da Albert Zammar, VP SEMEA di Veeam. Il manager ha ricordato una celebre frase di Franklin: “il cambiamento è l’unica costante nella vita”.
È in questo senso che va letta la decisione di Veeam di cambiare la tradizionale data unica di incontro con clienti e partner con un tour; un segno tangibile della vicinanza di Veeam al proprio ecosistema.

Il cambiamento abbraccia tutte le novità tecnologiche: IoT, cloud, mobile, intelligenza artificiale e machine learning.
Queste tecnologie creeranno una mole incredibile di dati, che Veeam è già ora pronta gestire, con la competenza che è marchio di fabbrica.

VeeamOn Tour, la vicinanza a partner e clienti è fondamentale

La crescita della società è organica, con l’aggiornamento di piattaforma e delle risorse necessarie: Zammar ha infatti ricordato con soddisfazione come Veeam sia una delle 34 aziende di puro software a fatturare oltre 1 miliardo di dollari.
Un risultato ottenuto grazie alla fiducia degli oltre 350mila clienti, la cui base continua a crescere anno dopo anno: nel 2015 erano poco più della metà.
Anche l’Italia contribuisce concretamente al successo di Veeam, al ritmo di circa 300 clienti nuovi ogni mese.
Il nuovo paradigma è oggi hybrid cloud, e in questo senso Veeam si sta impegnando con forza.
Il motivo è semplice: il manager indica in 15 miliardi di dollari il valore di questo mercato, una cifra doppia rispetto a quello in cui si muove attualmente.

Per Veeam è fondamentale tutto l’ecosistema di partner che lavorano nello storage, per affrontare con successo il nuovo mondo dell’hybrid cloud.
Assume quindi grande valore l’integrazione tramite API con soluzioni come EMC, Nutanix, HP. Non solo una mera compatibilità quindi, ma un vero e proprio percorso fluido, che offra soluzioni il più possibile trasparenti e semplici da gestire e implementare.
Lo scopo finale? Fornire una protezione completa e garantita di tutto ciò che è cloud, con una soluzione aperta che supporti tutti i cloud provider e permetta il totale controllo dei propri dati.

VeeamOn Tour, la vicinanza a partner e clienti è fondamentale

Alessio di Benedetto, Presales Manager EMEA, ha parlato di Veeam Backup & Replication 9.5 Update 4.
Il futuro? La versione 10 della piattaforma, più volte prevista, sarà ufficialmente rilasciata entro la fine dell’anno. Un annuncio molto atteso: la platea ha lungamente applaudito l’annuncio.
Fra le novità, Cloud Tier con immediate copy mode. In pratica una doppia copia dei backup anche su object storage, e in modo immediato e automatico.

Alcuni spunti interessanti sono stati tratti dal Cloud Data Management Report 2019.
Come affrontano oggi le aziende la tematica di rendere sempre disponibili dati ed infrastrutture? Il 45% delle aziende ha ammesso di non essere in grado garantire continuità di servizio. Un gap enorme che è coerente con la percentuale di aziende che si ritiene non in grado di ripristinate l’attività ad una velocità sufficiente ad essere considerata una azienda always-on.

Solo il 33% delle aziende intervistate ritiene che le proprie macchine virtuali siano protette a sufficienza, ed il downtime medio è di 52 minuti. Il costo per le aziende italiane è di circa 20 milioni di euro annui.

Il 51% delle aziende ritiene che le applicazioni critiche vadano protette con uno SLA di 15 minuti, e pochissime aziende accettano SLA superiori alle 6 ore.
È interessante notare come analogo meccanismo e percentuali non troppo dissimili si possono notare anche sulle applicazioni normali: la distinzione fra applicazioni critiche e le altre si fa sempre più sfumata.
La maggior parte degli executive non sembra riporre molta fiducia negli IT di recuperare da una interruzione di servizio, pur essendo consapevole della importanza del reparto IT. Un segnale in parte contraddittorio, ma che testimonia un discreto livello di arretratezza culturale.

Solo l’11% dei leader ritiene che le iniziative di digital transformation siano critiche per il successo nei prossimi due anni, contro il 44% del resto del mondo. Secondo Zammar, si spiega con una scarsa consapevolezza da parte delle aziende italiane. Tuttavia, l’intero campione ha indicato come sia positivo per il business un approccio più sofisticato alla gestione dei dati.

Il quadro generale che emerge è quello tutto sommato tristemente noto.
Un Paese che in parte arranca e che sicuramente ha davanti a sé un percorso lungo, non sempre supportato da un adeguato livello di consapevolezza del ritardo competitivo nei confronti dei Paesi più evoluti.