Linkedin Community Research, i trend sul posto di lavoro

Linkedin Community Research, i trend sul posto di lavoro

Quando si parla di social network e mondo del lavoro, difficile non pensare a Linkedin: l’azienda ha presentato una ricerca sviluppata da CensusWide.
In un incontro con stampa e addetti ai lavori, Linkedin ha illustrato il Community Research; è stato Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia a parlarne.

Marcello Albergoni
La Community Research di LinkedIn è parte della nuova campagna internazionale #InItTogether, da noi tradotta in #SogniamoInGrande. Si tratta di una interessante iniziativa che ha visto il coinvolgimento di alcuni utenti e influencer italiani presenti sulla piattaforma. Questi uomini e donne hanno deciso di raccontare la loro storia di successo, con lo scopo di ispirare tutta la community.

Parlando della prima attività svolta, il 50% degli intervistati ha indicato la vita personale come punto di partenza della carriera lavorativa. Quindi, per quanto riguarda l’ingresso nel mondo del lavoro, è ancora molto importante il networking familiare e amicale.

All’estremo opposto, solo il 10% ha fatto affidamento a recruiter e HR per il primo step. Nel prosieguo della carriera, il 35% ha indicato sé stesso come fattore, ma quasi il 20% ha indicato il primo capo o superiore. Una percentuale quasi analoga è attribuibile al capo attuale o a un manager della azienda per cui si lavora.

Linkedin Community Research, i trend sul posto di lavoro

Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia

Tra le figure chiave della vita lavorativa di ogni giorno, il competitor, inteso come il collega che generalmente ci pone delle sfide da affrontare durante le attività di lavoro. Tra le risposte fornite su questa figura emerge sicuramente una differenza di percezione tra i lavoratori junior e senior. Infatti, con il crescere dell’età diminuisce la sensazione di competizione in ufficio.
La seconda figura è la cheerleader (maschio o femmina), ovvero il collega particolarmente brillante e sotto la luce dei riflettori, sempre pronto a motivare e far sentire coinvolti i propri colleghi in ogni attività. Facile immaginare che dovendo scegliere tra il competitor e la cheerleader come figure motivanti, il 70,8% dei rispondenti al abbia scelto la seconda.
Infine, il cosiddetto work bestie, ovvero l’amico del cuore sul posto di lavoro, con il quale ci confrontiamo nei momenti di difficoltà. E che potremmo frequentare anche fuori dall’orario di ufficio. Comprensibilmente, il work bestie ha una influenza positiva per la propria vita lavorativa: per esempio, il 48% degli intervistati affermano che un’amicizia sul posto di lavoro aiuta a gestire meglio lo stress.

La ricerca indica come indispensabile la presenza dei recruiter in azienda. In particolare, risulta essenziale la capacità di attirare e trattenere le persone dotate di digital skill, la cui carenza sul mercato è ormai cronica e ampiamente diffusa.
Per quanto riguarda le soft skill più richieste dalle aziende, secondo il campione di aziende sono: digital skill, problem solving, creatività, capacità di gestire i tempi di lavoro, collaborazione e senso di leadership.