Ogury, nonostante il GDPR la consapevolezza sui dati è bassa

Ogury, nonostante il GDPR la consapevolezza sui dati è bassa

Ogury ha presentato i risultati di una ricerca in materia di GDPR. Gli utenti non comprendono appieno come i loro dati vengano raccolti, archiviati e utilizzati.

La comprensione su come le aziende utilizzano i dati degli utenti è migliorata dopo l’entrata in vigore della GDPR? Per il 59% degli italiani la risposta è “no”, così come è ancora poca la conoscenza della GDPR stessa.

Un sorprendente 37% a livello globale dichiara di non sapere nemmeno cosa sia la GDPR e se in Europa la percentuale cresce al 39%, in Italia si attesta al 34%.

Francesca Lerario, Managing Director di Ogury Italia
Le aziende non hanno preso sufficientemente sul serio la GDPR. Si tratta di numeri scoraggianti per chi si occupa di legislazione e regolamentazione, per chi sperava in un livello più alto di comprensione di una legge fatta per proteggere i consumatori. Anche i marketer dovrebbero rendersi conto che la conoscenza sul tema è ancora poca. Le aziende devono capire pienamente l’importanza della GDPR e a loro volta educare i consumatori sull’importanza della condivisione di dati, un tema che diventerà sempre più importante a livello globale. Anche negli Stati Uniti questo processo è in atto, con la prossima entrata in vigore del CCPA (California Consumer Protection Act) prevista per gennaio 2020.

I risultati della ricerca rivelano che non tutte le aziende hanno correttamente implementato il modulo per la richiesta esplicita di consenso di raccolta e utilizzo di dati degli utenti. Il 78% degli utenti, a livello globale, non legge interamente l’informativa di consenso nella sua interezza, mentre il 52% degli utenti a livello mondiale afferma che, anche leggendo tale policy, non comprende come verranno effettivamente utilizzati i dati. La percentuale è ancora più elevata nei Paesi Europei dove la GDPR è in vigore da un anno: ben il 58%.
La ricerca rivela anche che, di fronte a una scelta esplicita, il 71% degli intervistati a livello mondiale sarebbe disposto a condividere i dati sull’uso di app e siti web, oltre a informazioni di contatto, anziché pagare per accedere ai contenuti.