Secondo Global Workspace Survey di IWG, per i dipendenti italiani, nella contrattazione, la flessibilità sul luogo di lavoro ora è importante come ferie e permessi. Infatti la flessibilità è ormai elemento cruciale della contrattazione lavorativa e le aziende prive di una specifica politica in materia, quindi, rischiano di uscire perdenti dalla guerra per attrarre e trattenere i migliori talenti professionali. Questo dato emerge da Global Workspace Survey di IWG: l’86% dei rispondenti italiani al sondaggio privilegerebbe un’offerta di lavoro che contempli la flessibilità rispetto a un’altra simile.
Il 75% degli italiani (70% nel mondo) pensa che la scelta dell’ambiente di lavoro sia un fattore chiave nella valutazione di nuove opportunità di carriera e addirittura, per un terzo degli italiani poter scegliere il luogo da cui lavorare è più importante della disponibilità di un maggior quantitativo di ferie e permessi. Non stupisce, allora, che per 7 rispondenti italiani su 10 (75% la corrispondente media globale, su 15.000 intervistati di 80 diversi paesi) il lavoro flessibile sia ormai la normalità.
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Il principale ostacolo? La cultura del luogo di lavoro
Il 73% degli intervistati italiani (13 punti percentuali in più rispetto alla media globale) dichiara che cambiare la cultura organizzativa dell’impresa rimane il più grande ostacolo all’implementazione di politiche per la flessibilità degli spazi di lavoro. Quasi la metà dei rispondenti (43%) pensa che la più grande barriera sia la paura di come il lavoro flessibile impatterebbe sulla cultura aziendale nel complesso.
Mauro Mordini, Country Manager di IWG in Italia
Le imprese di tutto il mondo stanno affrontando molteplici sfide, inclusa quella di assicurarsi che la propria azienda sia abbastanza agile per adattarsi ai cambiamenti in atto. La nostra ricerca dimostra che le aziende che non hanno ancora considerato i benefici finanziari e strategici dello spazio di lavoro flessibile, ora sono davvero costrette a farlo. Altrimenti, rischiano di passare per obsolete, sia nei confronti dei competitor, sia rispetto alla domanda della forza lavoro moderna. E di lasciarsi scappare i migliori talenti.
Talento e produttività
Le aziende italiane, rispetto alla media globale, sono però meno fiduciose nell’impatto potenziale del lavoro flessibile sulla qualità forza lavoro. Solo il 56% dei rispondenti italiani (contro il 71% della media globale) pensa che offrire modalità flessibili di lavoro sia utile per ampliare il bacino di potenziali talenti. Anche per i lavoratori italiani, comunque, la conciliazione tra vita privata e vita professionale è un aspetto importante di un posto di lavoro che sia davvero moderno. La flessibilità non rende solo i dipendenti più sani e felici, ma rende la forza lavoro anche più produttiva: lo certifica l’85% delle aziende intervistate (il 76% in Italia).
Pendolarismo: addio entro il 2030
Secondo la ricerca di IWG, 4 lavoratori su 10 in Italia considerano il pendolarismo come la parte peggiore della propria giornata e la metà dei rispondenti ritiene che diventerà pratica obsoleta entro il 2030. Il viaggio per e dal luogo di lavoro sta diventando sempre più difficile per i pendolari: 1 italiano su 10 in Italia dichiara di essere “regolarmente in ritardo” al lavoro causa traffico. E più della metà degli italiani lavora nel tragitto da e per il luogo di lavoro, tanto che il 34% dei connazionali intervistati pensa che il tempo del pendolare non sia da considerare “tempo libero”, bensì debba essere ricompreso nell’orario lavorativo.
Agilità e incertezza
I vantaggi derivanti da una politica di flessibilità in materia di spazi di lavoro, comunque, non sono solo appannaggio dei lavoratori. Anche le aziende ne traggono, infatti, indubbi benefici: la metà delle aziende italiane e addirittura il 64% a livello globale dichiara di scegliere il lavoro flessibile perché permette di accelerare i tempi di ingresso in nuovi mercati a livello internazionale.