PoliMI: blockchain in aumento ma resta una priorità per pochi

PoliMI: blockchain in aumento ma resta una priorità per pochi

La School of Management – Politecnico di Milano rileva un discreto aumento delle blockchain in Europa, tuttavia solo il 2% dei CIO le ritiene prioritarie.

Anche considerando il crollo verticale del valore delle criptovalute, nel 2018 si è comunque assistito ad un forte interesse verso le blockchain da parte delle aziende. A fronte di 579 progetti realizzati globalmente nel triennio 2016-2018, ben 328 sono stati portati a termine nell’ultimo anno, in crescita del 76% rispetto al 2017.

Secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, l’Italia è il terzo paese europeo per numero di progetti: 19 hanno avuto visibilità mediatica, ma se guardiamo anche alla formazione e alla consulenza il totale supera i 150. Tuttavia, il mercato è ancora agli albori. Da un sondaggio su 61 CIO di grandi imprese italiane emerge che ben il 59% delle aziende ha avviato sperimentazioni o è in procinto di avviarne, ma gli investimenti sono ancora limitati (solo 15 milioni di euro in formazione, progetti e consulenze) e il 59% non ha un budget dedicato. Le aziende italiane, inoltre, conoscono ancora poco le tecnologie Blockchain e Distributed Ledger e non le ritengono rivoluzionarie per il futuro: se il 26% dichiara una conoscenza elevata dell’argomento, ben il 31% non sa ancora cosa sia. Infine, soltanto per il 32% sarà una rivoluzione e appena il 2% dei CIO la considera una priorità.

Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger
Il crollo del valore delle criptovalute non ha rallentato l’evoluzione e la diffusione della Blockchain tra le aziende, che anzi ha registrato una forte crescita nel numero degli annunci e dei progetti operativi. In Italia soltanto il 3% delle grandi imprese ha progetti già operativi e gli investimenti sono ancora limitati, anche perché la maggior parte delle aziende ha una conoscenza scarsa di questa tecnologia, ma è prevista una crescita nei prossimi anni. Per cogliere i vantaggi di questa rivoluzione sarà necessario lavorare sulle barriere che in questo momento ne stanno limitando l’uso: la mancanza di competenze, la scarsità delle risorse a disposizione e la difficoltà nel valutare i benefici attesi.

Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger
La tecnologia Blockchain è molto maturata in questo ultimo anno, grazie anche agli sforzi della community di sviluppatori per far evolvere le piattaforme di Distributed Ledger che compongono l’Internet of Value, un sistema che permette lo scambio di beni di valore senza intermediari e in modo programmabile attraverso i cosiddetti smart contract. Oltre a Bitcoin (nata nel 2008 dal famoso paper di Satoshi Nakamoto), ve ne sono oltre 800 con caratteristiche differenti. Lo sviluppo di una moltitudine di piattaforme può suscitare una domanda: quale di queste prevarrà, nel lungo termine? In questo scenario, molte piattaforme di scambio di valore coesisteranno, insieme ai rispettivi token, che verranno utilizzati per finalità diverse (ad esempio, bitcoin per lo store of value, ether per gli smart contract, monero per le transazioni private).

Guardando al panorama internazionale, l’area con la più alta densità di casi di applicazione nell’ultimo triennio è l’Asia, col 32% dei progetti, seguita da Europa (27%), America (22%) e da Oceania e Africa (5%), mentre il restante 14% è costituito da progetti multi continentali. Gli Stati Uniti, invece, guidano la classifica dei singoli paesi con più progetti (17%), seguiti da Giappone (oltre il 7%), Cina (7%), Regno Unito (4%) e Corea del Sud (4%). Anche l’Italia registra un forte fermento e si posiziona per numero di progetti al terzo posto in Europa, dopo Regno Unito e Germania.

Le imprese del settore finanziario continuano a essere le più attive nelle sperimentazioni della “catena dei blocchi”, con 280 progetti nel triennio, ma il loro peso sul totale è passato dall’80% del 2016 al 55% del 2017 e al 48% del 2018, segno che sono partite prima degli altri ma che stanno anche crescendo i progetti portati avanti in altri settori.
Seguono le pubbliche amministrazioni (59 casi, 10%), gli operatori logistici (44 casi, 8%), le aziende dell’agroalimentare (31 casi, 5%), i media (29 casi, 5%), le utility (25 casi, 4%) e le imprese di altri settori (111 casi, 20%). La Blockchain trova applicazione soprattutto nella gestione dei pagamenti (138 casi, 24%), nella gestione documentale (137 casi, 24%), nella tracciabilità di filiera (126 casi, 22%) e nel mercato dei capitali (82 casi, 14%). L’incidenza di questi quattro processi rimane costantemente attorno all’80% del totale nei diversi anni (l’80% nel 2016, l’83% nel 2017 e l’84% nel 2018).