Akamai, l’edge computing e lo stato di Internet

Akamai, l’edge computing e lo stato di Internet

Akamai, detentore del più grande gruppo di edge server al mondo, con oltre 240mila macchine attive, svela alla stampa le proprie visioni per l’anno che verrà.
Video streaming, big data e ripetuti aggiornamenti software causano continui colli di bottiglia, non tanto nell’ultimo miglio, ma nel core network. La qualità richiesta da nuovi servizi come media, finance ed e-commerce esige lo spostamento di apparati e server ai margini del cloud.

Gli edge server, quindi, sono un tema oggi caldissimo, e non solo per Akamai.
L’azienda statunitense ha, tuttavia, una posizione di assoluto rilievo, grazie alle tecnologie e al know-how che ha saputo mettere in campo. Anche per questo, l’azienda si distingue per la grande autorevolezza nell’elaborazione di previsioni.

Come anticipato, lo streaming video ricopre già oggi un ruolo centrale, nel contesto del traffico Web. Se, anni fa, ci si limitava ad un numero di flussi contemporanei ridotti e con bitrate contenuti, oggi la situazione è assolutamente cambiata. La sempre maggior presenza di player nel settore dello streaming on demand (Amazon Prime Video e Netflix, solo per citarne due) ha prodotto un massiccio aumento del consumo di banda. Basti dire che già solo Netflix impatta per circa il 15% del totale del traffico Internet mondiale!
Questo porta a una rapida valutazione delle infrastrutture oggi disponibili.

Akamai, l’edge computing e lo stato di Internet

Nel 2008, Akamai raggiungeva 1 TB/s come banda massima. Capacità sufficienti per 1 milioni di visualizzatori, a cui offrire un decisamente obsoleto bitrate di 1 Mbps.
Nel 2017, la banda ha raggiunto i 67 TB/s, e questo fa capire quanto rapido sia il tasso di crescita. Se però pensiate che siamo già oggi in grado di offrire streaming video a chiunque, purtroppo siete fuori strada!

Laddove tutti gli utenti Internet volessero passare da trasmissioni satellitari o digitali terresti a streaming, non sarebbero sufficienti neppure 25.000 TB/s.
Un’analisi più puntuale rivela come la banda last mile (il tratto che raggiunge le nostre case o luoghi di lavoro, per intenderci) sia ampiamente sufficiente a coprire questo fabbisogno. I network non sono, attualmente, adeguatamente strutturati per una tale mole di dati. Logica quindi, per Akamai, la scelta di puntare fortemente sugli edge server. La decentralizzazione riduce in maniera importante latenze (chi non odia le attese di numerosi secondi, prima di visualizzare pagine o video) e sgrava i data center da carichi computazionali spesso critici.

Akamai, l’edge computing e lo stato di Internet

Alessandro Livrea, Country Manager di Akamai Italia
La chiave del futuro tecnologico è l’elaborazione e il consumo dei dati ai bordi della rete, dove questi vengono prodotti anziché nei nodi più centrali. Questo vale non solo per l’analisi dei big data ma anche per la gestione dei download e degli streaming e per installare gli aggiornamenti.

Inoltre, la rete di edge server si rivela vitale nel contrastare i moderni attacchi attraverso botnet. Lontani dai tradizionali attacchi DDOS, le nuove minacce sono più insidiose: le organizzazioni assisteranno a un incremento degli attacchi informatici, ma saranno incidenti “nascosti e lenti”. Sferrati dalle botnet, questi attacchi mirano a rimanere invisibili il più a lungo possibile per sottrarre il maggior numero di dati.

Poter contare su una rete di edge server, aumenta in modo esponenziale la protezione contro questo tipo di minacce. E non pensiate siano solo casi estremi: nel 2019, il traffico Internet sarà generato per oltre il 50% da bot, e almeno il 43% dei tentativi di login registrati, è già ora imputabile a bot malevoli. Un problema che va affrontato di petto; Akamai ha le carte in regola per farlo già ora.

Akamai, l’edge computing e lo stato di Internet

Nicola Ferioli, Solutions Engineer Senior Lead Akamai

Il mondo degli IoT, già oggi importante, ma in enorme espansione (fit band, smart speakers, Smart TV solo alcuni esempi) sarà un ulteriore fronte di attacco. Poco normati (se non del tutto privi di regolamentazioni specifiche), questi device stanno entrando nelle case di milioni di persone, per lo più totalmente ignare di potenziali rischi per la privacy o sicurezza informatica.
Risulta quindi del tutto evidente come il tema della sicurezza sia cruciale in Akamai. La piena consapevolezza del problema ha permesso alla azienda americana di non farsi trovare impreparata. La risposta offerta sta nella “zero trust security”, con i controlli che si spostano direttamente sull’edge, visto anche come una barriera tra i server aziendali e i device con cui si scambiano informazioni.

Ed è altamente probabile che anche altri player del settore dovranno fare scelte analoghe, ma non possiamo certo negare che Akamai si sia mossa con grande anticipo e con altrettanta autorevolezza, e sia ora in una indubbia posizione di vantaggio.