Marco Costa, di Gemalto, ci spiega quali sono gli aspetti da comprendere per utilizzare i dati raccolti; per primeggiare servono competenze specifiche.
In un mondo sempre più connesso, il software sta diventando carburante fondamentale per le performance delle aziende e per la crescita dei ricavi. Allo stesso tempo, l’utente finale chiede che i propri dispositivi e dati siano più controllati, inclusa la flessibilità nell’uso e nel pagamento degli stessi.
Che si tratti di as-a-service, contratti a termine, licenze software, modelli di abbonamento o semplicemente pay-as-you-go, le modalità con cui gli utenti finali interagiscono con i fornitori stanno cambiando. Ogni settore deve evolvere continuamente e la rinnovata attenzione dell’hardware da parte dell’industria manifatturiera per il software non è diversa.
La combinazione di software e connettività consente ai produttori di accedere a un nuovo e potente asset: i dati. E tutto questo può fornire un grande valore aggiunto. In questo modo, possono costruire un quadro fedele del valore che offrono e di come le proprie soluzioni vengono utilizzate. Questo aiuta a definire uno scenario più ampio di quello che si avrebbe guardando l’hardware e il software come singoli elementi, come spesso accade. I dati aprono nuove prospettive, come le funzioni più comuni, i tempi di utilizzo e le funzionalità che non vengono adottate.
La tendenza alla creazione di valore aggiunto attraverso il software – e al maggiore accesso ai dati attraverso la connettività – sembra destinata a persistere. Secondo il nostro rapporto “How Software is Powering the Hardware Renaissance”, la stragrande maggioranza (85%) delle organizzazioni che producono hardware abilitato al software concorda sul fatto che i dati sono il futuro della loro attività. Tuttavia, quasi la metà delle aziende (47%) non ha le competenze per analizzare i dati che hanno o raccoglieranno. Le aziende stanno anche lottando per assumere personale con le giuste competenze per colmare queste lacune e trasformare i dati in loro possesso in informazioni. In altre parole, è come avere accesso alle migliori auto da corsa sulla griglia di partenza, ma non essere in grado di trovare nessuno che la sappia guidare. E questo non accade solo nel Regno Unito. Le aziende di tutto il mondosi trovano ad affrontare una una carenza di competenze in materia di dati.
Affondare sull’acceleratore – Ma non è così semplice assumere una persona con competenze specifiche nell’ambito dei dati. Le aziende infatti hanno bisogno di persone con una varietà di competenze relative alla gestione, all’analisi e alla sicurezza dei dati:
Data management – Questa expertise è vitale per gestire con successo i dati che entrano ed escono dall’azienda. Senza di essa, le aziende non hanno idea dei dati a cui hanno accesso, quindi non possono nemmeno cominciare a trarne vantaggio. La gestione dei dati è di fatto l’ombrello sotto il quale si collocano tutte le altre discipline dei dati e richiede competenze organizzative, tecniche e analitiche.
Data analysis – Una volta che i dati sono stati raccolti e memorizzati, devono essere correttamente selezionati, interpretati e analizzati. Per avere successo in questo settore, le competenze richieste vanno dalla necessità di comprendere gli elementi dei dati, all’analisi o addirittura all’apprendimento automatico per trarne il massimo valore. Devono essere in grado di analizzare, strutturare e interpretare i dati e utilizzare queste intuizioni per permettere decisioni di business efficaci che andranno a beneficio dell’azienda. Significa che i dipendenti devono essere bravi nella risoluzione dei problemi e possedere grandi capacità organizzative e di ricerca.
Data security – Le aziende devono rendersi conto che i dati in loro possesso – e le informazioni che ne derivano – hanno il potenziale per distinguerli dai loro concorrenti. Ovviamente, ogni azienda sarà anche inevitabilmente un bersaglio per gli hacker, che cercano di impadronirsi di quei dati per il proprio tornaconto. È essenziale assumere qualcuno con le competenze necessarie per garantire che i dati siano protetti al loro interno attraverso misure di sicurezza, come la crittografia e l’autenticazione multifattoriale.
La riqualificazione e il miglioramento delle competenze del personale in servizio è uno dei modi per colmare il divario. Mentre i produttori di hardware stanno passando ad un approccio più basato sul software, sette su 10 (67%) concordano sul fatto che ci saranno meno ruoli disponibili di ingegneria legata all’hardware entro 10 anni. Questi dipendenti potrebbero essere buoni candidati per la riqualificazione. La buona notizia è che sei su 10 (64%) hanno già iniziato a farlo, e si prevede che altri seguiranno l’esempio.
Lavorare con un partner di fiducia può essere un ottimo modo per colmare il divario e contribuire a ridurre lo stress dei team interni che devono assumersi queste responsabilità, senza che un’azienda debba trovare una persona con le giuste competenze all’esterno dell’organizzazione. È sicuramente possibile portare all’interno dell’azienda dei talenti esterni ma può essere un processo lungo e difficile. Il talento interno, in particolare, possiede già la conoscenza contestuale che aiuta a trarre le giuste conclusioni dai dati.
Con la produzione che si prepara a un cambiamento tecnologico rivoluzionario, la capacità dei dispositivi connessi di comunicare tra loro e di automatizzare le funzioni sarà fondamentale per far progredire il settore.
Essa genererà un’intera nuova ondata di opportunità, come l’aggiornamento dei prodotti a distanza nel momento in cui un aggiornamento diventa disponibile e l’accesso a dati che rivelano un utilizzo dei prodotti da parte dei clienti mai visto prima. Tuttavia, questa automazione non significa la fine del lavoro umano. Infatti, uno studio recente di Deloitte ha rilevato che, nonostante l’eliminazione di 800.000 posti di lavoro poco qualificati a causa dell’AI e di altre tecnologie di automazione, sono stati creati oltre 3,5 milioni di nuovi posti di lavoro altamente qualificati, a dimostrazione del bilancio positivo degli investimenti in queste aree. Le aziende avranno ancora bisogno delle competenze che gli esseri umani portano con sé.
Sono la nostra creatività e le nostre capacità di problem solving che ci permettono di gestire e analizzare i dati e generare quelle intuizioni chiave che daranno forma alla strategia per gli anni a venire. Le aziende che avranno successo in futuro saranno quelle in grado di trovare il giusto equilibrio uomo-automazione, di riqualificarsi e riqualificare efficacemente il proprio personale, e di portare rapidamente competenze dall’esterno. Tuttavia, le aziende non dovrebbero occuparsi di tutto questo processo da sole. Esse dovrebbero collaborare con i governi per garantire che i processi formativi siano in atto, in modo che la prossima generazione abbia le competenze di cui la forza lavoro avrà bisogno in futuro. – l’era dell’automazione non sarà diversa se l’attenzione allo sviluppo delle giuste competenze per trarne da esse vantaggio è adeguata.