Invecchiamento, automazione e nuove competenze richieste dalle aziende. Il report su Aging & Automation analizza le prossime trasformazioni del mondo del lavoro. Infatti “The Twin Threats of Aging and Automation”, realizzato da Mercer e Oliver Wyman analizza gli effetti della convergenza di due fenomeni: una popolazione globale che invecchia da un lato, e l’automazione portata dall’Industria 4.0 dall’altro. Il report prende in considerazione 15 Paesi, tra cui l’Italia, ed analizza la popolazione attiva nelle diverse classi di età, il tipo di occupazione, oltre al rischio-automazione calcolato per ruolo a partire dalle ormai celebri ricerche di Martin Frey e Carl Osbourne (Università di Oxford).
Marco Valerio Morelli, Aministratore Delegato di Mercer Italia
Gli sforzi concertati da parte di governi e aziende per elaborare strategie volte a incoraggiare e accogliere il lavoratore più anziano, saranno cruciali nei prossimi decenni. I lavoratori più anziani sono una fonte preziosa di esperienza, produttività e anche di flessibilità. Anche nei loro confronti quindi suggeriamo alle aziende di dirigere gli investimenti mano a mano che la tecnologia spinge le aziende ad evolvere. Con questo report auspichiamo di avviare una conversazione sui rischi che i lavoratori più anziani affrontano in questa epoca di automazione e, soprattutto, su come superarli. Dal nostro punto di vista la parola chiave che aziende e istituzioni devono tenere al centro delle loro considerazioni è: ‘competenze’.
È stato stimato (Report Mercer per World Economic Forum “Future of Jobs”) che tra il 2015 e il 2020, circa 7,1 milioni di posti di lavoro scompariranno a livello globale, la maggior parte dei quali tra le funzioni amministrative, il settore manifatturiero e i processi produttivi. Di contro, solo 2 milioni di nuovi posti di lavoro saranno creati.
L’analisi, svolta a livello globale, mette in evidenza come in Europa sia l’Italia il paese più esposto al “rischio-sostituzione”, con il 58% in media di lavoratori anziani che svolgono lavori facilmente automatizzabili.
Giovanni Viani, responsabile del Sud-Est Europa di Oliver Wyman
La popolazione over 50 è passata dal 17 a più del 30% del totale globale dagli anni ’70 ad oggi. In parallelo le nuove tecnologie stanno cambiando in maniera radicale la domanda di lavoro, mettendo in crisi in particolare la fascia più anziana e a minor educazione. Per evitare squilibri profondi nella società e nella produzione di reddito e mantenere una sostenibilità complessiva dei sistemi previdenziali sono necessarie politiche molto lungimiranti in termini di valorizzazione delle classi più anziane, formazione continua lungo tutta la carriera professionale, allargamento della platea dei lavoratori giovani, soluzioni di “tutorship generazionale” finalizzate a valorizzare il contributo dei più anziani nell’accelerazione dell’inserimento professionale dei più giovani.
Al contrario delle precedenti rivoluzioni industriali, nelle quali la produttività è cresciuta mentre i requisiti di competenze sono rimasti simili tra le differenti tipologie di lavori a bassa specializzazione, la Quarta Rivoluzione Industriale richiede ai lavoratori con meno competenze una forte discontinuità. Machine learning, intelligenza artificiale e robotica sono solo alcune delle varie tecnologie che stanno emergendo oggi, molte di esse sono ancora in fase di sviluppo ma si diffonderanno globalmente entro il 2030.
Marco Valerio Morelli, Aministratore Delegato di Mercer Italia
Mentre oggi assistiamo ad una corsa all’adozione di tecnologie intelligenti da parte delle imprese, è importante evidenziare la potenziale ricaduta di questa sostituzione dell’automazione ad alcuni ruoli, in particolar modo sui lavoratori più anziani, con impatti sulla disoccupazione, l’allargamento delle disuguaglianze e ad un maggiore sforzo dei sistemi di welfare nazionali.
Man mano che l’utilizzo di queste tecnologie si espanderà, il loro impatto sui lavori ripetitivi e a bassa specializzazione aumenterà. In particolare, Mercer prevede tre cambiamenti fondamentali: il concetto stesso di lavoro si legherà sempre più a compiti e attività che possono evolvere nel tempo, piuttosto che a “routine” e ripetitività; in secondo luogo aumenterà l’importanza di competenze collegate alla tecnologia e cross-funzione, in terzo luogo aumenterà la complessità del lavoro umano.