Come altri fornitori di servizi cloud, Aruba qualifica la propria offerta attraverso differenti soluzioni configurabili durante e dopo l’acquisto.
Il cloud Ibrido di Aruba punta fortemente sulla convergenza tra ambienti virtuali e fisici; l’approccio Aruba Cloud permette dunque l’interazione tra le due realtà per definire il concetto stesso di “hybrid cloud” e per facilitare la migrazione di asset e dati. Nel processo di spostamento e adattamento dei differenti task nel cloud, spesso tortuoso e complicato, le aziende e i reparti IT hanno bisogno di un supporto fattivo di esperti e tecnici.
Proprio per questo, e per trovare la soluzione ideale per ciascuna azienda (soprattutto quelle alle prime armi nel mondo cloud), Aruba affianca un team di ingegneri specializzati e si pone come stakeholder tecnologico.
Oltre ai vantaggi del cloud ibrido già espressi in precedenza, è importante valutare compatibilità e certificazioni di un dato provider. In questo senso, la compatibilità dell’infrastruttura cloud Aruba consente innumerevoli configurazioni e la massima scalabilità delle risorse condivise. È infatti possibile integrare hardware on-premise (ad esempio, infrastrutture in-house) con hardware in outsourcing (infrastrutture dedicate e piattaforme disponibili presso provider diversi esterni).
Sul fronte certificazioni, oggi i cloud provider sono tenuti ad attenersi a precise e scrupolose regolamentazioni, a tutto vantaggio delle imprese, per le quali il compito di scegliere un partner per crescere viene sensibilmente semplificato.
Tra le norme internazionali di riferimento, lo Standard ISO/IEC 27001:2013 definisce i requisiti per realizzare e gestire un sistema di gestione della sicurezza delle informazioni e include aspetti relativi alla sicurezza logica, fisica e organizzativa.
Particolarmente importante e di elevato impatto sulle attività quotidiane, lo Standard ANSI/TIA 942-A-2014 valuta invece la resilienza di un datacenter. Ad esempio, un DC certificato al massimo livello (Rating 4) deve essere in grado di azzerare possibili interruzioni dei servizi, anche in presenza di guasti gravi. Tutto ciò è possibile grazie a un’attenta progettazione della struttura e alla messa in atto di specifici accorgimenti che includono la location del datacenter e tutta la parte impiantistica.
Come scelta alternativa, non per forza in competizione con la precedente, l’architettura Private Cloud di Aruba consente di acquistare una parte dell’infrastruttura, definendone con precisione i valori complessivi delle risorse. Il controllo diretto di tali risorse avviene tramite il software VMware vCloud Director.
Tutta l’architettura adotta questa suite e poggia su VMware vSphere. La componente vCloud Director è integrata attraverso la piattaforma di virtualizzazione della rete per il Software-Defined Data Center VMware NSX.
Abilitare una simile struttura impone pochi e semplici passaggi, tutti alla portata di tecnici e amministratori esperti.
Strutturato a partire da un canone mensile prevedibile e privo di variazioni, il Private Cloud di Aruba permette di progettare e realizzare architetture virtuali, anche complesse. Di fatto, il servizio IaaS consente di creare Virtual Data Center (VDC) con server virtuali, firewall e reti. L’architettura flessibile e resiliente poggia su uno storage ridondato SSD, disponibile su differenti livelli di protocollo e tipologia del drive.
In questo caso il 100% delle risorse è garantito per le attività del cliente ed è accessibile attraverso una linea dati a traffico illimitato, con connettività di 1 Gbit/s su rete Internet pubblica e 10 Gbit/s su rete privata.
Come abbiamo visto, in definitiva, la scelta tra cloud ibrido e privato non è concorrente ma alternativa, in funzione delle attività e della tipologia di servizi da abilitare. In entrambi i casi l’offerta dei provider, come Aruba, appare ricca e granulare, adatta per consolidare alcuni comparti di business delle imprese che intendono crescere sfruttando i processi di digitalizzazione, oggi sempre più importanti.